Alcuni pazienti sottoposti a trattamenti antitumorali sviluppano una febbre correlata alla neutropenia che, secondo un recente studio, sembra essere correlata all’aumento dei livelli di alcuni batteri nell’intestino.
I risultati, pubblicati su Science Translational Medicine, potrebbero quindi favorire lo sviluppo di approcci terapeutici basati sul microbiota.
Febbre e neutropenia dopo trattamento antitumorale
Precedenti studi avevano già suggerito che nei pazienti con febbre correlata alla neutropenia fossero presenti alterazioni del microbiota intestinale, senza però spiegare come i microbi contribuissero allo sviluppo di tale febbre.
Per colmare questa lacuna di conoscenza, i ricercatori guidati da Robert Jenq dell’MD Anderson Cancer Center hanno analizzato campioni di feci di 119 pazienti oncologici che avevano ricevuto un trapianto di cellule staminali e avevano sviluppato neutropenia. I ricercatori hanno poi confermato i dati ottenuti nell’uomo in modelli murini di neutropenia.
Microbiota e trapianto di staminali
Dei 119 partecipanti allo studio, 64 (53%) hanno sviluppato febbre entro quattro giorni dal trapianto di cellule staminali e 7 hanno avuto un’infezione del sangue.
Nei soggetti che hanno sviluppato febbre è stato rilevato un aumento dei livelli intestinali di Akkermansia muciniphila e Bacteroides, mentre i batteri Bacilli ed Erysipelotrichales sono risultati aumentati nei pazienti che non hanno sviluppato la febbre.
Per quanto riguarda in particolare A. muciniphila, è stato osservato che il 54% dei pazienti con febbre presentava livelli aumentati di questo batterio rispetto al 32% dei pazienti senza febbre.
I ricercatori hanno osservato risultati simili nei topi sottoposti a radiazioni per indurre la neutropenia.
Il ruolo della dieta
A. muciniphila è un batterio in grado di degradare la mucina, un costituente chiave del muco intestinale.
I ricercatori hanno osservato che le radiazioni e la chemioterapia sono in grado di modificare la composizione dei batteri intestinali nei topi, portando a un aumento di A. muciniphila e all’assottigliamento dello strato di muco intestinale.
I ricercatori hanno poi alimentato i topi con diete ipocaloriche, osservando cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale simili a quelli rilevati dopo radioterapia o chemioterapia.
Ridurre A. muciniphila con un antibiotico ha però contribuito a preservare lo strato di muco intestinale e a ridurre l’infiammazione e la febbre.
Inoltre, nutrire gli animali con propionato, un metabolita che si riduce con la restrizione calorica, ha ridotto i livelli intestinali di A. muciniphila.
«Il legame tra la dieta e A. muciniphila non è chiaro. Tuttavia, è importante riconoscere che il propionato ha probabilmente effetti su altri batteri commensali intestinali, oltre a essere noto per avere un impatto su una varietà di cellule dell’ospite, comprese quelle epiteliali e quelle immunitarie».
Conclusioni
I risultati suggeriscono dunque che strategie dietetiche e terapie microbiome based potrebbero aiutare a prevenire la febbre correlata alla neutropenia indotta dai trattamenti antitumorali.