La scoperta risale a pochi anni fa: alcuni ricercatori hanno iniziato a osservare che specifici batteri del microbiota intestinale aiutano il sistema immunitario ad attaccare i tumori. Questo studio, condotto su modello murino, mostra che alcuni microbi intestinali producono un metabolita in grado di aumentare l’efficacia di una classe di farmaci antitumorali, i cosiddetti immuno-oncologici.
Gli effetti sono riproducibili in diversi tipi di neoplasie, tra cui il tumore del colon-retto, il tumore della vescica e il melanoma.
Questi risultati, pubblicati su Science, potrebbero quindi aiutare a spiegare perché l’immunoterapia, un trattamento che induce una risposta del sistema immunitario contro le cellule tumorali, funziona in alcuni pazienti, ma non in altri.
Microbiota intestinale e tumori
«Studi recenti hanno fornito una forte evidenza che il microbiota intestinale può influenzare positivamente l’immunità antitumorale e può migliorare l’efficacia dell’immunoterapia nel trattamento di determinati tumori. Tuttavia, il modo in cui i batteri sono in grado di farlo non è ancora chiaro», afferma la coordinatrice dello studio Kathy McCoy, della University of Calgary, in Canada.
«In questo studio abbiamo dimostrato come alcuni batteri migliorano l’efficienza dei linfociti T, i “soldati” del sistema immunitario che attaccano e distruggono le cellule cancerose».
Per scoprire quali microbi sono davvero in grado di potenziare l’attività dei farmaci immunoterapici, i ricercatori hanno analizzato in vitro tumori prelevati da topi trattati con immunoterapia e da topi che non hanno ricevuto alcun trattamento.
Tre batteri che potenziano l’immunoterapia oncologica
Dai tumori analizzati, il team di ricercatori è stato in grado di identificare 21 specie batteriche, sette delle quali erano presenti solo nei tumori trattati con immunoterapia.
Successivamente, i ricercatori hanno introdotto le specie batteriche presenti soltanto nei tumori trattati con immunoterapia in modelli murini per diversi tipi di cancro, tra cui tumore del colon-retto, tumore della vescica e melanoma.
Tre specie batteriche – Bifidobacterium pseudolongum, Lactobacillus johnsonii e Olsenella – hanno potenziato l’efficacia dei farmaci immunoterapici.
I ricercatori hanno inoltre scoperto che B. pseudolongum modula la risposta dei topi all’immunoterapia producendo un metabolita chiamato inosina, già noto per influenzare la risposta immunitaria.
Akkermansia muciniphila, un microbo in grado di aumentare l’efficacia di alcuni trattamenti immunoterapici nei tumori del polmone e del rene, è stato trovato anche nei tumori trattati con immunoterapia ed è risultato in grado di produrre inosina.
Tumore del colon e immunoterapia
Nei topi con tumore del colon-retto, la combinazione di inosina e immunoterapia ha attivato la risposta antitumorale delle cellule T, portando a una riduzione delle dimensioni dei tumori. Risultati simili sono stati ottenuti in topi con cancro della pelle e della vescica.
«L’inosina interagisce direttamente con le cellule T e insieme all’immunoterapia migliora l’efficacia di quel trattamento, in alcuni casi distruggendo tutte le cellule del cancro del colon-retto», spiega il principale investigatore dello studio Lukas Mager.
Sebbene non sia ancora noto se i risultati ottenuti possano essere applicati anche all’uomo, i batteri benefici associati a una migliore risposta all’immunoterapia nei topi sono stati trovati anche nell’intestino umano.
Ciò suggerisce che l’inosina potrebbe essere sfruttata per sviluppare trattamenti adiuvanti a base microbica per l’immunoterapia.
Conclusioni
«Identificare in che modo i microbi migliorino l’immunoterapia è fondamentale per progettare nuove terapie antitumorali», afferma Kathy McCoy. «Siamo agli inizi di questo filone di ricerca, dobbiamo ancora capire come possiamo utilizzare queste nuove conoscenze per migliorare l’efficacia e la sicurezza della terapia antitumorale e aumentare la sopravvivenza e il benessere dei malati di cancro» conclude la ricercatrice.