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Neonati pretermine: rischi infezioni ematiche aumenta dopo assunzione di antibiotici

I risultati di un recente studio possono aiutare a sviluppare approcci diagnostici o terapeutici per ridurre le infezioni batteriche del sangue nei neonati.
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Neonati pretermine: rischi infezioni ematiche aumenta dopo assunzione di antibiotici

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Stato dell’arte
I bambini pretermine sono particolarmente suscettibili alle infezioni potenzialmente letali da patogeni opportunisti come Staphylococcus ed Enterococcaceae. Uno studio precedente ha dimostrato che questi batteri tendono a colonizzare il microbiota intestinale dei neonati prematuri, ma si sa ancora poco sui fattori associati alla diversità complessiva del microbiota e all’abbondanza di specifiche specie.

Cosa aggiunge questa ricerca
Mediante l’analisi di 550 campioni di feci precedentemente sequenziati da 115 neonati ricoverati in ospedale i ricercatori hanno trovato un legame tra l’uso di alcuni antibiotici e la quantità di batteri opportunisti Enterobacteriaceae ed Enterococcaceae presenti nell’intestino dei neonati. Un’analisi di 462 campioni fecali di un altro gruppo di 19 neonati pretermine con infezioni batteriche ematiche ha prodotto risultati simili: i bambini con infezioni del sangue da Enterobacteriaceae avevano maggiori probabilità di aver ricevuto alcuni antibiotici nei 10 giorni precedenti.

Conclusioni
I risultati possono aiutare a sviluppare approcci diagnostici o terapeutici per ridurre le infezioni batteriche del sangue nei neonati.

I neonati pretermine sono particolarmente suscettibili alle infezioni batteriche ematiche potenzialmente letali. 

Di recente, un gruppo di ricercatori ha scoperto che il trattamento dei bambini prematuri con antibiotici può alterare il loro microbiota intestinale aumentando il rischio di infezioni da batteri opportunisti.

I risultati, pubblicati su Science Translational Medicine, potrebbero quindi aiutare a sviluppare approcci diagnostici o terapeutici per ridurre le infezioni batteriche del sangue nei neonati.

Uno studio precedente ha dimostrato che i patogeni opportunisti come Staphylococcus ed Enterococcaceae tendono a colonizzare il microbiota intestinale dei neonati pretermine, ma si sa ancora poco sui fattori associati alla diversità complessiva del microbiota e all’abbondanza di specifiche specie.

Per rispondere a questa domanda, i ricercatori guidati da Gautam Dantas della Washington University di St. Louis hanno esaminato campioni di feci di quasi 1.000 neonati.

Microbiota alterato dopo antibiotico

I ricercatori hanno analizzato in primo luogo 550 campioni di feci precedentemente sequenziate da 115 neonati ricoverati in ospedale che avevano ricevuto gli antibiotici ampicillina, gentamicina o vancomicina nei 10 giorni precedenti alla raccolta del campione fecale.

Nei neonati trattati con ampicillina o gentamicina sono stati rilevati un aumento dei livelli di Enterobacteriaceae e una diminuzione dell’abbondanza di Enterococcaceae rispetto ai bambini che non avevano ricevuto nessuno di questi due antibiotici. L’esposizione a vancomicina o gentamicina è risultata invece associata a livelli più alti di Enterococcaceae e livelli più bassi di Enterobacteriaceae.

«Questi risultati sono coerenti con almeno due ipotesi che non si escludono a vicenda: da una parte l’aumento dell’abbondanza di queste famiglie batteriche può precedere la somministrazione di antibiotici in seguito a cambiamenti clinici che richiedono una terapia antibiotica, dall’altra alcuni microrganismi potrebbero essere resistenti a uno di questi antibiotici scelti di frequente».

Rischio aumentato nei prematuri

Per studiare i fattori associati alle infezioni batteriche sanguigne e alle alterazioni nella composizione del microbiota intestinale, il team ha raccolto e sequenziato 462 campioni di feci di 37 neonati sani e di 19 neonati prematuri con infezioni batteriche del sangue.

Dai dati ottenuti è emerso che i bambini con infezioni da Enterobacteriaceae avevano maggiori probabilità di aver ricevuto gli antibiotici ampicillina, gentamicina e vancomicina nei 10 giorni prima che si ammalassero. Ceppi di Enterobacteriaceae ed Enterococcaceae in grado di causare malattie sono stati rilevati in diversi neonati, il che suggerisce che questi ceppi vengono trasmessi all’interno delle unità di terapia intensiva neonatale.

Conclusioni

«Le analisi del microbioma intestinale e dei singoli ceppi presentate in questo studio dimostrano chiari fattori di rischio per le infezioni batteriche del sangue causate da specifici microrganismi. I risultati ottenuti potrebbero quindi essere utili per sviluppare strategie che consentano di prevedere e trattare in maniera efficace le infezioni nelle unità di terapia intensiva neonatale» concludono gli autori dello studio.

Giorgia Guglielmi
Giorgia Guglielmi è una science writer freelance residente a Basilea, in Svizzera. Ha conseguito il dottorato in Biologia all’European Molecular Biology Laboratory e il Master in Science Writing al MIT.

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