I microbi nel nostro intestino potrebbero determinare quanto bene rispondiamo ai trattamenti farmacologici. I risultati, pubblicati su Nature, potrebbero portare a modi per migliorare il funzionamento dei farmaci.
Perché le persone rispondono in modo diverso ai medicinali dipende in gran parte dalle differenze genetiche, ma recenti ricerche suggeriscono che anche i batteri intestinali potrebbero aiutare a spiegare perché alcune persone hanno effetti collaterali negativi mentre altre no. Questo perché i farmaci che vengono assunti per via orale non vengono completamente assorbiti dal corpo e la loro struttura molecolare viene quindi modificata dal microbiota intestinale.
Per testare questa ipotesi, un team di ricercatori guidati da Michael Zimmermann e Maria Zimmermann-Kogadeeva, della Yale University School of Medicine, negli Stati Uniti, ha indagato come 76 ceppi di batteri intestinali metabolizzano 271 farmaci commerciali.
Batteri e metabolismo dei farmaci
In primo luogo, i ricercatori hanno incubato i batteri con ciascun farmaco per 12 ore. Durante questo periodo, 176 dei 271 farmaci (65%) sono stati modificati da almeno un ceppo batterico e ogni ceppo ha modificato fino a 95 diversi farmaci.
Successivamente, per identificare i geni responsabili della trasformazione chimica dei farmaci, i ricercatori hanno costruito librerie genetiche dei batteri intestinali che metabolizzano i farmaci. Utilizzando questo strumento, il team ha scoperto che Bacteroides thetaiotaomicron esprime un gene il cui prodotto può metabolizzare Levonorgestrel, un farmaco ormonale che viene utilizzato in un certo numero di pillole anticoncezionali.
Secondo gli scienziati, le differenze nei geni i cui prodotti sono in grado di metabolizzare i farmaci possono spiegare perché i microbi intestinali di alcune persone metabolizzano rapidamente un farmaco, mentre altri lo fanno lentamente.
Prevedi e cambia
Nel complesso, i ricercatori hanno trovato 30 enzimi derivati dal microbiota che convertono 20 farmaci in quasi 60 metaboliti, alcuni dei quali possono avere effetti collaterali indesiderati o rendere inefficace il principio attivo di un farmaco.
Lo studio suggerisce che testare i batteri presenti nell’intestino di una persona può aiutare a prevedere in che modo il microbiota intestinale metabolizzerà determinati farmaci. Inoltre, i risultati potrebbero aprire la porta a modi per manipolare il microbiota delle persone, per esempio attraverso il trapianto di fecale, per prolungare l’effetto di un medicinale, aumentare la sua efficacia o ridurre i suoi effetti collaterali.
Traduzione dall’inglese a cura della redazione