Il microbiota intestinale differisce tra i gruppi etnici negli Stati Uniti. Lo afferma uno studio condotto da Andrew Brooks alla Vanderbilt University di Nashville, nel Tennessee, e pubblicato sulla rivista PLOS Biology.
I batteri che vivono nell’intestino sono stati collegati a una serie di malattie, dal diabete al cancro, alle malattie infiammatorie intestinali. Per questo motivo, i ricercatori hanno proposto di cambiare il microbiota intestinale come strategia terapeutica. Per fare ciò, tuttavia, è fondamentale definire cos’è un microbiota intestinale sano e come varia tra i diversi gruppi etnici.
Inoltre, molte malattie comuni sono associate alla composizione del microbiota e all’etnia, suggerendo che le differenze di microbiota tra le etnie potrebbero mediare le disparità di salute.
Per indagare se l’etnia possa spiegare la variazione del microbiota intestinale tra gli individui, i ricercatori hanno esaminato le connessioni tra l’etnia auto-dichiarata e le differenze di microbiota intestinale in 1.673 persone sane negli Stati Uniti.
Dodici famiglie di batteri variano per etnia
I ricercatori hanno analizzato campioni di microbiota intestinale provenienti dell’American Gut Project e dall’Health’s Human Microbiome Project dei National Institutes of Health, due iniziative di ricerca il cui obiettivo è comprendere meglio il microbiota umano. Gli individui campionati si erano auto-dichiarati come indigeni delle isole dell’Asia-Pacifico o caucasici o ispanici o afro-americani.
Innanzitutto, il team ha valutato se il microbiota intestinale potesse essere distinto tra etnie, sessi, gruppi di età e indici di massa corporea (BMI). Sebbene le differenze più importanti siano state osservate tra gli individui, i ricercatori potevano distinguere i microbi intestinali in base all’etnia, all’indice di massa corporea e al sesso, ma non in base all’età.
I batteri delle famiglie Firmicutes e Bacteroidetes hanno dominato il microbiota intestinale totale attraverso le etnie, ma i ricercatori hanno trovato 12 famiglie di batteri particolari che variano in abbondanza in base all’etnia. Queste famiglie di batteri sono Christensenellaceae, Clostridiales, Coriobacteriaceae, Dehalobacteriaceae, Odoribacter, Odoribacteriaceae, Peptococcaceae, RF39, Rikenellaceae, Veillonella, Verrucomicrobiaceae e Victivallaceae.
Per esempio, i batteri delle famiglie Clostridiales e Odoribacteriaceae e del genere Odoribacter sono più abbondanti nei caucasici e negli ispanici rispetto agli indigeni delle Isole del Pacifico, mentre Veillonella è più abbondante negli afroamericani che nei caucasici e negli ispanici.
La famiglia Christensenellaceae, che è stata identificata come la famiglia batterica più ereditabile nell’intestino umano, differisce in abbondanza in base all’etnia, al genere e al BMI. Negli isolani dell’Asia e del Pacifico, per esempio, i batteri della famiglia Christensenellaceae sono significativamente meno abbondanti rispetto ad altre etnie. Negli afroamericani, negli isolani dell’Asia e del Pacifico e nei caucasici, ma non negli ispanici, le persone con Christensenellaceae hanno anche un BMI inferiore rispetto ai soggetti senza.
La maggior parte delle famiglie batteriche sono state associate a variazioni genetiche
In breve, sebbene il sesso e il BMI possano essere associati a differenze nei microbi intestinali, l’etnia ha spiegato più coerentemente la variazione del microbiota intestinale tra gli individui. Gli autori affermano che l’etnia potrebbe essere moderatamente predetta dalle differenze nel microbiota intestinale e che la maggior parte delle 12 famiglie batteriche che variano in abbondanza tra le etnie sono state associate alla variazione genetica umana. Ciò suggerisce che la connessione tra l’etnia e i pattern genetici di discendenza potrebbe modellare la composizione del microbiota intestinale.
Evidenziando l’importanza di tenere conto della diversità etnica negli studi sul microbiota e sulle malattie, lo studio offre un quadro per comprendere le differenze di microbiota tra le persone e affrontare le disparità in termini di salute.
Traduzione dall’inglese a cura della redazione