Le cistiti sono infezioni del tratto urinario (UTI) molto comuni soprattutto tra le donne e un quarto delle pazienti soffre di infezioni ricorrenti.
Da alcuni anni è noto, grazie a numerose ricerche pubblicate, un possibile coinvolgimento del microbiota intestinale.
Un nuovo studio, pubblicato su Nature Microbiology, aggiunge un tassello in più sul cosiddetto asse intestino-apparato genitourinario: i ricercatori hanno scoperto infatti che le cistiti ricorrenti si associano a un’alterazione della risposta immunitaria e a squilibri nella composizione del microbiota intestinale (disbiosi).
I risultati potrebbero avere importanti implicazioni per il trattamento delle infezioni del tratto urinario.
Antibiotici delle vie urinarie e cistiti ricorrenti
«Il nostro studio dimostra chiaramente che gli antibiotici non prevengono future infezioni e non eliminano i ceppi intestinali che causano le infezioni delle vie urinarie, ma al contrario possono persino rendere più probabile la comparsa di una recidiva in quanto favoriscono il mantenimento di uno stato di disbiosi» afferma l’autore dello studio Colin Worby, del Broad Institute of MIT.
Gli antibiotici sono in genere utilizzati per alleviare i sintomi delle cistiti, in particolare minzione frequente e dolorosa, che sono causate dalla presenza di batteri nel tratto urinario.
Precedenti studi hanno inoltre dimostrato che livelli più elevati di batteri Escherichia coli nell’intestino possono contribuire alle infezioni delle vie urinarie.
Per capire perché solo alcuni soggetti sperimentano infezioni ricorrenti, Colin Worby e i suoi colleghi hanno pertanto deciso di analizzare campioni di urina, sangue e feci di 31 donne, delle quali 15 con una storia di infezioni delle vie urinarie ricorrenti.
Il ruolo del microbiota intestinale
Nel corso di un anno si sono verificati 24 episodi di cistiti, tutte nel gruppo di donne con una storia di infezioni ricorrenti.
In seguito alla comparsa dell’infezione, i ricercatori hanno raccolto e analizzato ulteriori campioni di urina, sangue e feci.
In entrambi i gruppi sono stati rilevati a livello intestinale batteri E. coli che causavano infezioni delle vie urinarie e che occasionalmente si sono diffusi anche in vescica.
Tuttavia, soltanto le donne con infezioni ricorrenti presentavano un microbiota intestinale meno diversificato: in particolare, sono stati rilevati livelli aumentati di Bacteroidetes e un’abbondanza minore di Firmicutes, bassi livelli di batteri in grado di produrre butirrato, nonché livelli più elevati di una molecola immunitaria legata all’infiammazione intestinale.
«Riteniamo che le donne nel gruppo di controllo siano state in grado di eliminare i batteri dalla vescica prima che causassero la malattia, al contrario delle donne con infezioni ricorrenti, che sono caratterizzate da una diversa risposta immunitaria potenzialmente mediata dal microbiota intestinale» spiega l’autore dello studio.
Reservoir intestinale
Il team ha anche scoperto che gli antibiotici comunemente usati per il trattamento delle cistiti eliminano i batteri patogeni dalla vescica, ma non dall’intestino delle donne con infezioni ricorrenti.
Secondo quanto emerso, i batteri sopravvissuti nell’intestino possono moltiplicarsi e diffondersi nuovamente alla vescica, causando un’altra infezione delle vie urinarie.
«Il nostro studio dimostra chiaramente che gli antibiotici non prevengono future infezioni e non eliminano i ceppi patogeni dall’intestino, ma al contrario possono persino rendere più probabile la comparsa di una recidiva in quanto favoriscono il mantenimento di uno stato di disbiosi».
Conclusioni
I ricercatori hanno quindi ipotizzato che il ripristino di un microbiota intestinale sano possa limitare le infezioni ricorrenti, ad esempio attraverso trapianti fecali, che hanno mostrato risultati promettenti nel trattamento delle infezioni intestinali ripetute causate da Clostridioides difficile.
Altri approcci promettenti includono lo sviluppo di piccole molecole che abbiano come specifico target i batteri E. coli.