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Infertilità idiopatica e disbiosi

La disbiosi del microbiota urogenitale sembrerebbe spiegare, almeno in parte, l’infertilità idiopatica. Vediamo i motivi.
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Infertilità idiopatica e disbiosi

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In questo articolo

L’infertilità, in generale, si descrive come l’incapacità di concepire durante il periodo fertile, per almeno un anno, pur non adottando misure di contraccezione (preservativo, pillola estroprogestinica ecc).

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Questa condizione interessa il 2-10,5% delle donne dai 20 ai 44 anni [1]. Tra le possibili spiegazioni dell’infertilità femminile troviamo:

  • alterazioni dell’apparato riproduttivo (riduzione di funzione o chiusura delle tube di Falloppio; endometriosi; fibromi ecc.)
  • malformazioni congenite
  • infezioni
  • disfunzioni ormonali (irregolarità o mancanza di ovulazione; iperprolattinemia; sindrome dell’ovaio micropolicistico; riserva ovarica ridotta o assente)
  • fattori ambientali e stile di vita (eccessiva magrezza, obesità, alcool ecc.)

Se l’infertilità è idiopatica

Quando il non poter avere figli non è sostenuto da un’apparente ragione clinica in seguito a un’indagine approfondita si parla di infertilità idiopatica o sine causa [2].

Nonostante siano ormai disponibili diverse tecniche per venire incontro alle coppie con problemi di infertilità, le metodiche di procreazione medicalmente assistita (PMA) non sono sempre efficaci. Anzi. Soprattutto in presenza di infertilità idiopatica, cioè quando le cause non sono note.

In questi casi un’analisi approfondita del microbiota vaginale ha di recente dimostrato significative alterazioni nelle donne con infertilità idiopatica rispetto alle donne fertili. Ciò fa supporre un coinvolgimento dell’ecosistema vaginale.

Il microbiota vaginale è diverso nei casi di infertilità

Sebbene il tratto urogenitale sia stato considerato per molto tempo quasi o del tutto sterile, oggi sappiamo che sono molti i microorganismi che lo colonizzano e che sono addirittura necessari per il mantenimento della sua salute e funzionalità.

Lactobacillus crispatus, Lactobacillus jensenii e Lactobacillus gasseri in particolare sono i generi che caratterizzano un microbiota vaginale fisiologico. Una loro riduzione in termini di espressione o la proliferazione di batteri patogeni (esogeni o commensali, ma normalmente presenti in bassissime concentrazioni) rappresentano le principali cause di disbiosi (disequilibrio) con una conseguente maggior suscettibilità a infezioni quali candida o vaginosi. Ma non solo. Stando ad alcune ricerche ci sono disbiosi associate anche a problemi nel concepimento o alla capacità di portare a termine la gravidanza [3].

Nel caso specifico dell’infertilità, un recente studio condotto su 96 donne (sane, con nota causa di infertilità, con infertilità idiopatica o vaginosi batterica) [4] ne ha dimostrato la relazione con determinate specie batteriche.

Tra queste, Atopobium vaginae, sembrerebbe essere uno dei principali responsabili dell’insuccesso della fecondazione in vitro e in vivo in donne con infezioni batteriche asintomatiche. Seguono poi Gardnerella (G. vaginalis), Ureaplasma (U. parvum), Prevotella, Veillonella (Firmicutes) ed Escherichia.

Non solo. In donne con infertilità idiopatica, le specie L. iners e L. crispatus, di norma abbondanti e associate a un buon decorso di gravidanza, sono invece risultate poco presenti. Per L. iners ad esempio, il gruppo con fertilità idiopatica ne ha registrato un’abbondaza relativa del 29%, quello controllo del 51%.

Di contro, L. gasseri ha registrato un notevole aumento (21% vs 4% del gruppo controllo) associabile anche all’insuccesso dgli interventi di fecondazione assistita [5].

Conclusioni

La disbiosi del microbiota urogenitale sembrerebbe quindi spiegare, almeno in parte, l’infertilità idiopatica o l’eventuale insuccesso di interventi di fecondazione medicalmente assistita.

Conoscerne le caratteristiche in relazione a queste problematiche e intervenire di conseguenza favorendo il riequilibrio del microbiota potrebbe quindi rappresentare un valido supporto nel favorire il concepimento e un buon decorso di gravidanza.

Referenze

  1. Mascarenhas, M. N., Flaxman, S. R., Boerma, T., Vanderpoel, S., & Stevens, G. A. (2012). National, regional, and global trends in infertility prevalence since 1990: A systematic analysis of 277 health surveys. PLoS Medicine, 9(12), e1001356
  2. Quaas A, Dokras A. Diagnosis and treatment of unexplained infertility. Rev Obstet Gynecol. 2008;1(2):69-76
  3. Francesco Di Pierro, Argomenti di Terapia Batterica – II Edizione, CEC editore, pgg 475-532
  4. Giuseppina Campisciano et al., Subclinical alteration of the cervical–vaginal microbiome in women with idiopathic infertility J Cell Physiol. 2017;232:1681–1688.https://doi.org/10.1002/jcp.25806
  5. Pelzer, E. S., Harris, J. E., Allan, J. A., Waterhouse, M. A., Ross, T., Beagley, K. W., & Knox, C. L. (2013). TUNEL analysis of DNA fragmentation in mouse unfertilized oocytes: The effect of microorganisms within human follicular fluid collected during IVF cycles. Journal of Reproductive Immunology, 99(1–2), 69–79

Iniziativa editoriale promossa da Sandoz S.p.A.
AN: IT2008267360

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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