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Infezioni micotiche resistenti: nuove speranze da metabolita che “viene dal mare”

La turbinmicina, metabolita di origine marina, sembrerebbe dimostrare ottima efficacia e sicurezza contro molteplici patogeni resistenti.
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Infezioni micotiche resistenti: nuove speranze da metabolita che “viene dal mare”

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Stato dell'arte
Il fenomeno della resistenza non riguarda solo i batteri. Nuove alternative nella cura di infezioni micotiche sono infatti altrettanto necessarie.
Cosa aggiunge questa ricerca
Lo studio valuta in vitro e in vivo le proprietà antimicotiche di turbinmicina, molecola precedentemente isolata dall’organismo marino Ecteinascidia turbinate, contro molteplici patogeni resistenti ai principali trattamenti.
Conclusioni
L’efficacia, la sicurezza e il meccanismo d’azione di turbinmicina, distinto da altri farmaci antimicotici, supporta il suo utilizzo contro patogeni resistenti tra i quali Candida auris.

In questo articolo

Infezioni micotiche non responsive ai trattamenti: un aiuto potrebbe arrivare dal mare. La turbinmicina, infatti, molecola isolata dall’organismo Ecteinascidia turbinate, sembrerebbe infatti dimostrare ottima efficacia e sicurezza contro molteplici patogeni resistenti, compreso il diffuso Candida auris.

È quanto concludono Fan Zhang e colleghi dell’Università del Wisconsin-Madison (USA), in un recente studio pubblicato su Science Reports.

Infezioni da funghi, poco conosciute

Sono 2 milioni le vittime da infezioni micotiche ogni anno. Questo numero sarà destinato a crescere considerando il parallelo aumento della resistenza dei patogeni ai trattamenti in uso. Tra tutti, Candida auris è quello più diffuso e, al contempo, pericoloso. Nuove strategie di intervento sono quindi necessarie.

La maggior parte dei principi attivi in uso sono di origine naturale. Tuttavia, il mondo marino è stato finora poco indagato.

L’avanzare delle tecniche e della tecnologia hanno permesso però una maggiore conoscenza sulle potenzialità dei molti microrganismi o animali che lo popolano portando alla scoperta, tra gli altri, della turbinmicina.

Considerando i promettenti risultati preliminari, i ricercatori hanno quindi valutato la sua attività nei confronti di 39 isolati micotici resistenti alle terapie standard.

Tra questi troviamo ceppi appartenenti a C. albicans, C. auris, Candida glabrata, Candida tropicalis, A. fumigatus, Fusarium spp., Scedosporium spp., e Rhizopus spp. Ecco cosa si è visto.

  • 4-8 μg/ml si sono dimostrati sufficienti per esercitare un’attività antimicotica nei confronti di tutti i ceppi indagati
  • selezionando tra tutti C. auris, la concentrazione più alta ha prodotto una riduzione di oltre il doppio della carica micotica in quattro ore, dimostrando un’inibizione di crescita
  • test preliminari di sicurezza sono stati fatti su globuli rossi umani per valutarne l’emolisi e su modelli murini. Aumentando di mille volte la minima concentrazione inibitoria sul plasma non si è registrata alcuna tossicità supportandone un’ampia finestra di applicazione. Risultati analoghi sono stati ottenuti in vivo raggiungendo la dose di 256 mg/kg
  • modelli murini infettati con Candida auris hanno mostrato un’efficacia del trattamento (da 0,25 a 4 mg/kg ogni 6 ore) dose-dipendente
  • risultati analoghi si sono ottenuti contro A. fumigatus, particolarmente difficile da trattare e dall’alto tasso di mortalità. Anche in modelli immunodepressi, turbincimina a basse dosi (0,25 – 1 mg/kg ogni 6 ore per quattro giorni) ha indotto ugualmente la riduzione di carica micotica. Di contro, il trattamento con l’antifungino standard (posaconazolo) è risultato inefficace

Meccanismo d’azione

Ma in che modo agisce? Sembrerebbe puntando al blocco del traffico vescicolare agendo sulla proteina di trasferimento Sec14 indispensabile per una corretta dinamica della rete trans-Golgi i.

Infatti, turbinmicina si è dimostrata inefficace in ceppi mutati di candida che non esprimono Sec14. Sebbene promettenti, questi dati dovranno tuttavia essere confermati in studi clinici. E non soltanto è da valutare l’efficacia e la sicurezza di turbinomicina, ma anche l’eventuale insorgenza di nuove resistenze.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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