Il governo danese ha deciso di seguire la strada di tanti Paesi UE, tra cui Italia e Spagna, consentendo l’uso della parola “probiotico“ sulle etichette degli integratori alimentari.
In una riunione tenutasi alla fine di gennaio 2021, il Ministro danese per l’alimentazione, l’agricoltura e la pesca, Rasmus Prehn, ha espresso l’intenzione della sua amministrazione di lavorare per l’accettazione della parola “probiotico” sulle etichette dei prodotti alimentari commercializzati nel paese. Lo rivela il giornale online Nutraingredients.
Una decisione insattesa che apre scenari impensabili fino a pochi mesi fa. La mossa del ministro danese è in linea con la decisione della Spagna di autorizzare l’uso del termine, annunciata nell’aprile 2020, dopo che le autorità sanitarie del Paese hanno riconosciuto che la mancanza di armonia tra gli Stati membri dell’UE era incongrua con il principio del reciproco riconoscimento.
Prehn ha annunciato inoltre che il ministero danese contatterà le autorità della Spagna e di altri Paesi dell’UE nei prossimi mesi, con l’obiettivo di modificare il regolamento a livello dell’UE.
Rivela sempre Nutraingredients che nel corso dell’evento Probiota, tenutosi in modalità virtuale a febbraio, Luis Gosalbez, amministratore delegato della società di consulenza spagnola Sandwalk BioVentures, ha rivelato i risultati del recente sondaggio secondo cui sono ormai sette gli Stati membri dell’UE (Spagna, Italia, Grecia, Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca e Malta) favorevoli all’uso del termine “probiotico” sulle etichette dei prodotti alimentari.
A questo punto, con la decisione della Danimarca, il 30% dei paesi dell’UE è favorevole all’uso di questa terminologia.
È probabile quindi che lo scenario nel Vecchio continente subisca un cambio di direzione significativo nei prossimi mesi. È difficile pensare che le difformità tra i Paesi UE continuino a perdurare, sono troppi gli interessi in gioco. Non soltanto quelli economici: è ormai chiaro quanto sia fondamentale fare chiarezza quando si fa informazione o comunicazione ai cittadini. Nell’interesse di tutti.