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Tumore alla cervice: microbiota vaginale biomarker di risposta alla chemioterapia

Le alterazioni del microbiota vaginale in pazienti con tumore alla cervice potrebbero fornire informazioni per l’esito della chemioterapia a base di platino.
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Tumore alla cervice: microbiota vaginale biomarker di risposta alla chemioterapia

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Stato dell'arte
Ansia e depressione sono spesso associate a disturbi intestinali infiammatori cronici come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn. Le dinamiche Il microbiota vaginale ha mostrato un ruolo nell’infezione da papilloma (HPV) e nel cancro alla cervice. Meno nota è invece la sua relazione con la risposta a chemioterapici a base di platino.
Cosa aggiunge questa ricerca
Lo studio analizza la diversità del microbiota vaginale in donne con tumore alla cervice avanzato non metastatico, confrontando le caratteristiche con quello di donne sane e in base alla risposta alla terapia.
Conclusioni
Le caratteristiche del microbiota sono associate alla risposta alla terapia. L’alpha diversity e l’abbondanza di Bacteroides sembrano correlate alla resistenza negli stadi iniziali.

In questo articolo

Le donne con tumore alla cervice, chiamato anche tumore al collo dell’utero, hanno un profilo del microbiota locale peculiare in base alla risposta alla chemioterapia a base di platino. Monitorare in particolare l’alpha-diversity e l’abbondanza di Bacteroides potrebbe rappresentare quindi un valido strumento di identificazione precoce dei casi di inefficacia terapeutica. 

È quanto concludono Zizhuo Wang e colleghi della Huazhong University of Science and Technology (Cina), in uno studio pubblicato su Human Microbiome

Tumore alla cervice uterina e chemioterapie

Il cancro alla cervice è il quarto tumore per diffusione, con alti tassi di mortalità che aumentano proporzionalmente con lo stadio. 

Nonostante chemioterapia e chirurgia abbiano dimostrato una buona efficacia nelle pazienti non metastatiche, non sempre raggiungono il successo sperato. 

Importante è quindi capire le dinamiche che possono giustificare una non-risposta da individuare auspicabilmente ai primi stadi della patologia. 

Visto il confermato coinvolgimento dei microrganismi locali nell’eziopatologia e nel decorso del tumore al collo dell’utero, il monitoraggio del microbiota potrebbe rappresentare una valida strategia di diagnosi e/o prevenzione. Ma dove puntare? 

Lo studio sul microbiota vaginale

Per approfondire le eventuali caratteristiche associabili a una risposta terapeutica e individuare biomarcatori, i ricercatori hanno confrontato i profili batterici di donne con tumore al collo dell’utero (CC, n=26) responsive (CC-R, n=18) o resistenti (CC-NR, n=8) a terapia a base di platino (cisplatino e paclitaxel) tra di loro e con quelli di controlli sani (n=40). Ecco quanto emerso. 

Da un primo confronto tra pazienti (gruppo CC) e donne sane si è vista una marcata differenza non soltanto nella co-presenza di infezioni virali da HPV (più diffuse nelle pazienti), ma anche nella composizione batterica locale. In particolare:

  • l’indice di alpha-diversity ha registrato valori globalmente superiori nel gruppo CC 
  • dei 633 generi identificati, 279 (44,08%) sono risultati specifici per CC sostenendo la marcata differenza di profili tra i due gruppi
  • nonostante i phyla Firmicutes, Actinobacteria, e Bacteroidetes si siano dimostrati i più comuni in entrambi i gruppi, differenze sono state registrate a livello di genere. Lactobacillus, Gardnerella,

Bifidobacterium, e Prevotella sono risultati più espressi nei controlli, i generi Streptococcus, Peptostreptococcus, Enterococcus, Escherichia-Shigella, Staphylococcus, e Klebsiella invece nelle pazienti. Interessante notare come questi ultimi siano però ceppi più comuni nell’ambiente intestinale rispetto a quello vaginale e associati ad attività pro-infiammatoria o a una fase post-menopausa, suggerendo una riorganizzazione dei microrganismi vaginali in presenza di patologia.

Risposta alla terapia e microbiota

Alle differenze tra controlli e pazienti, si aggiungono poi alterazioni di microbiota in base alla responsività alla terapia. Infatti, a parità di diffusione di HPV e stadio della patologia, il gruppo delle non responsive ha mostrato:

  • un’alpha diversity significativamente maggiore
  • 330 generi peculiarmente espressi (non presenti nelle responsive)
  • tra questi, Proteobacteria ha mostrato un’abbondanza notevolmente maggiore, come i generi Klebsiella, Clostridium_sensu_ stricto_1, Corynebacterium_1, e Bacteroides
  • l’espressione di Bacteroides, Aeromonas, Lachnospiraceae_NK4A136_group, Akkermansia, e Dorea durante la terapia ha mostrato correlazione con la riduzione della massa tumorale
  • l’abbondanza di Bacteroides in particolare (circa il 70% dell’abbondanza totale dei 5 generi prima citati) non si è solo mostrata maggiore nel gruppo CC-NR, ma anche in grado di predire questo esito (la non responsività) con un buon grado di affidabilità.

Conclusioni

Per riassumere quindi, il profilo del microbiota vaginale è alterato non soltanto dalla presenza del tumore alla cervice, ma sembrerebbe in grado di fornire anche preziose informazioni per l’esito della chemioterapia a base di platino

Ulteriori approfondimenti sui meccanismi che ne stanno alla base per l’ottimizzazione di interventi mirati sono però necessari.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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