Le donne con tumore alla cervice, chiamato anche tumore al collo dell’utero, hanno un profilo del microbiota locale peculiare in base alla risposta alla chemioterapia a base di platino. Monitorare in particolare l’alpha-diversity e l’abbondanza di Bacteroides potrebbe rappresentare quindi un valido strumento di identificazione precoce dei casi di inefficacia terapeutica.
È quanto concludono Zizhuo Wang e colleghi della Huazhong University of Science and Technology (Cina), in uno studio pubblicato su Human Microbiome.
Tumore alla cervice uterina e chemioterapie
Il cancro alla cervice è il quarto tumore per diffusione, con alti tassi di mortalità che aumentano proporzionalmente con lo stadio.
Nonostante chemioterapia e chirurgia abbiano dimostrato una buona efficacia nelle pazienti non metastatiche, non sempre raggiungono il successo sperato.
Importante è quindi capire le dinamiche che possono giustificare una non-risposta da individuare auspicabilmente ai primi stadi della patologia.
Visto il confermato coinvolgimento dei microrganismi locali nell’eziopatologia e nel decorso del tumore al collo dell’utero, il monitoraggio del microbiota potrebbe rappresentare una valida strategia di diagnosi e/o prevenzione. Ma dove puntare?
Lo studio sul microbiota vaginale
Per approfondire le eventuali caratteristiche associabili a una risposta terapeutica e individuare biomarcatori, i ricercatori hanno confrontato i profili batterici di donne con tumore al collo dell’utero (CC, n=26) responsive (CC-R, n=18) o resistenti (CC-NR, n=8) a terapia a base di platino (cisplatino e paclitaxel) tra di loro e con quelli di controlli sani (n=40). Ecco quanto emerso.
Da un primo confronto tra pazienti (gruppo CC) e donne sane si è vista una marcata differenza non soltanto nella co-presenza di infezioni virali da HPV (più diffuse nelle pazienti), ma anche nella composizione batterica locale. In particolare:
- l’indice di alpha-diversity ha registrato valori globalmente superiori nel gruppo CC
- dei 633 generi identificati, 279 (44,08%) sono risultati specifici per CC sostenendo la marcata differenza di profili tra i due gruppi
- nonostante i phyla Firmicutes, Actinobacteria, e Bacteroidetes si siano dimostrati i più comuni in entrambi i gruppi, differenze sono state registrate a livello di genere. Lactobacillus, Gardnerella,
Bifidobacterium, e Prevotella sono risultati più espressi nei controlli, i generi Streptococcus, Peptostreptococcus, Enterococcus, Escherichia-Shigella, Staphylococcus, e Klebsiella invece nelle pazienti. Interessante notare come questi ultimi siano però ceppi più comuni nell’ambiente intestinale rispetto a quello vaginale e associati ad attività pro-infiammatoria o a una fase post-menopausa, suggerendo una riorganizzazione dei microrganismi vaginali in presenza di patologia.
Risposta alla terapia e microbiota
Alle differenze tra controlli e pazienti, si aggiungono poi alterazioni di microbiota in base alla responsività alla terapia. Infatti, a parità di diffusione di HPV e stadio della patologia, il gruppo delle non responsive ha mostrato:
- un’alpha diversity significativamente maggiore
- 330 generi peculiarmente espressi (non presenti nelle responsive)
- tra questi, Proteobacteria ha mostrato un’abbondanza notevolmente maggiore, come i generi Klebsiella, Clostridium_sensu_ stricto_1, Corynebacterium_1, e Bacteroides
- l’espressione di Bacteroides, Aeromonas, Lachnospiraceae_NK4A136_group, Akkermansia, e Dorea durante la terapia ha mostrato correlazione con la riduzione della massa tumorale
- l’abbondanza di Bacteroides in particolare (circa il 70% dell’abbondanza totale dei 5 generi prima citati) non si è solo mostrata maggiore nel gruppo CC-NR, ma anche in grado di predire questo esito (la non responsività) con un buon grado di affidabilità.
Conclusioni
Per riassumere quindi, il profilo del microbiota vaginale è alterato non soltanto dalla presenza del tumore alla cervice, ma sembrerebbe in grado di fornire anche preziose informazioni per l’esito della chemioterapia a base di platino.
Ulteriori approfondimenti sui meccanismi che ne stanno alla base per l’ottimizzazione di interventi mirati sono però necessari.