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Sindrome metabolica: il trapianto fecale potrebbe diventare una strategia terapeutica

Il trapianto di microbiota fecale ripetuto a intervalli programmati migliora la colonizzazione intestinale di microbi benefici nelle persone con sindrome metabolica.
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Sindrome metabolica: il trapianto fecale potrebbe diventare una strategia terapeutica

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Stato dell’arte
I trapianti di microbiota fecale stanno diventando un trattamento per le infezioni intestinali causate dal batterio Clostridioides difficile. Tuttavia, non è chiaro se e come questa procedura possa essere impiegata per modulare la composizione del microbiota nelle persone con sindrome metabolica.

Cosa aggiunge questa ricerca
I ricercatori hanno indagato se, nelle persone con obesità e diabete di tipo 2, la combinazione di trapianti di microbiota fecale e modifiche dello stile di vita possa migliorare la colonizzazione intestinale di microbi benefici. Ripetuti trapianti di microbiota a intervalli fissi hanno portato a un maggiore e prolungato attecchimento di microbi benefici, indipendentemente dall’introduzione di modifiche nello stile di vita. Tuttavia, la loro aggiunta ai trapianti di microbiota fecale ha portato a un aumento dei livelli di Bifidobacterium e Lactobacillus, nonché a una riduzione dei livelli di colesterolo e della rigidità epatica sei mesi dopo il trapianto.

Conclusioni
I risultati mostrano che ripetuti trapianti di microbiota fecale possono migliorare la colonizzazione intestinale di microbi benefici nelle persone con obesità e diabete di tipo 2 e che l’aggiunta di cambiamenti nello stile di vita può portare ad altri effetti positivi.

I trapianti di microbiota fecale stanno diventando un trattamento sempre più utilizzato per una serie di infezioni intestinali, in primis le infezioni ricorrenti da Clostridium difficile, ma non è chiaro se e come questa procedura influisca sulla composizione del microbiota nelle persone con diabete e sindrome metabolica

Per fare chiarezza su questi aspetti un gruppo di ricercatori guidati da Francis Chan della The Chinese University of Hong Kong Faculty of Medicine ha analizzato gli effetti a lungo termine dei ripetuti trapianti di microbiota fecale con o senza modifica dello stile di vita in persone con obesità e diabete di tipo 2.

Anche se per il momento è un piccolo studio clinico, stando a quanto emerso sembra che ripetuti trapianti di microbiota fecale siano realmente in grado migliorare la colonizzazione intestinale di microbi benefici nelle persone con sindrome metabolica.

Ma non solo. La combinazione di trapianti di microbiota e interventi sullo stile di vita può portare altri effetti benefici, tra cui un miglioramento dei livelli di colesterolo e del grado di rigidità epatica

Diabete, obesità e microbiota intestinale

I risultati, pubblicati sulla rivista Gut, indicano che i trapianti di microbiota fecale potrebbero quindi diventare una potenziale terapia per la sindrome metabolica.

Precedenti studi hanno suggerito che i microbi intestinali sono coinvolti nello sviluppo dell’obesità e del diabete di tipo 2 e che le persone diabetiche in genere mostrano squilibri nel microbiota intestinale. 

Inoltre, è stato dimostrato che i trapianti di microbiota fecale migliorano la sensibilità all’insulina e aumentano la diversità microbica intestinale nelle persone con sindrome metabolica.

«Due domande importanti rimangono ancora senza risposta: in primo luogo, non è chiaro se il trapianto di microbiota fecale possa portare a una colonizzazione stabile del microbiota» spiegano i ricercatori. 

Il successo dell’attecchimento del microbiota è necessario affinché la procedura sia considerata un’opzione valida per il trattamento dell’obesità e della sindrome metabolica.

Non è inoltre chiaro se i cambiamenti nella dieta e nello stile di vita possano fornire ulteriori benefici alle persone che ricevono trapianti di microbiota fecale, migliorando così i risultati clinici

Migliorare lo stile di vita aiuta in ogni caso

I ricercatori hanno reclutato 61 individui obesi con diabete di tipo 2 e li hanno assegnati in modo casuale a tre gruppi: il primo ha ricevuto solo trapianti di microbiota fecale, il secondo trapianti di microbiota fecale e un intervento sullo stile di vita e il terzo trapianti “placebo” e un intervento sullo stile di vita.

I trapianti sono stati eseguiti ogni quattro settimane per 12 settimane. L’intervento sullo stile di vita consisteva in consigli personalizzati su dieta, stile di vita e comportamento per facilitare la perdita di peso.

La ripetizione del trapianto di microbiota a intervalli fissi ha portato a un maggiore attecchimento di microbi benefici, indipendentemente dall’introduzione di modifiche nello stile di vita. 

Tuttavia, sebbene non vi fosse alcuna differenza nella diversità batterica tra i due gruppi, la ricchezza batterica è aumentata nelle persone che, oltre ad aver ricevuto il trapianto fecale, hanno anche modificato il proprio stile di vita.

Conclusioni

Tutti gli individui che hanno ricevuto trapianti di microbiota fecale, indipendentemente dal loro stile di vita, hanno mostrato un aumento significativo di Prevotella copri e diversi batteri, tra cui Faecalibacterium prausnitzii e Collinsella tanakaei, produttori di butirrato, che secondo i ricercatori potrebbe ridurre i livelli di acidi grassi circolanti.

La combinazione dell’intervento sullo stile di vita con il trapianto di microbiota fecale ha portato a un aumento dei livelli di Bifidobacterium e Lactobacillus, nonché a una riduzione dei livelli di colesterolo e del grado di rigidità epatica sei mesi dopo la procedura.

«Il nostro studio ha dimostrato per la prima volta che il trapianto di microbiota fecale ripetuto a intervalli programmati porta a una maggiore e sostenibile colonizzazione del microbiota da donatori normopeso in riceventi obesi con diabete di tipo 2, che è persistito per almeno 6 mesi», concludono i ricercatori.

Giorgia Guglielmi
Giorgia Guglielmi è una science writer freelance residente a Basilea, in Svizzera. Ha conseguito il dottorato in Biologia all’European Molecular Biology Laboratory e il Master in Science Writing al MIT.

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