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Depressione: mix probiotico potrebbe migliorare efficacia degli antidepressivi

I risultati di uno studio clinico suggeriscono che il trattamento probiotico potrebbe essere utilizzato in combinazione con farmaci antidepressivi per trattare la depressione clinica.
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Depressione: mix probiotico potrebbe migliorare efficacia degli antidepressivi

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Stato dell'arte
Studi condotti su modelli animali hanno dimostrato che i microbi intestinali possono influenzare le funzioni cerebrali e lo sviluppo di sintomi depressivi. Recentemente sono state inoltre osservate alterazioni nella composizione del microbiota intestinale nelle persone affette da depressione. I trattamenti probiotici possono rappresentare uno strumento per migliorare l’umore nelle persone che soffrono di diverse condizioni, ma non è chiaro come tali trattamenti possano essere utilizzati nei pazienti che soffrono di depressione.
Cosa aggiunge questa ricerca
Per 31 giorni, a un gruppo di pazienti con depressione è stato somministrato, oltre ad antidepressivi, un integratore probiotico o un placebo. Il trattamento antidepressivo ha portato a una diminuzione dei sintomi depressivi in ​​tutti i partecipanti, ma coloro che hanno ricevuto anche un probiotico hanno sperimentato un miglioramento maggiore rispetto ai soggetti che hanno ricevuto un placebo. Il supplemento probiotico ha comportato anche cambiamenti temporanei nella composizione del microbiota, con un aumento delle specie di Lactobacillus al termine del trattamento, e ha influenzato l’attività delle aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione delle emozioni.
Conclusioni
I risultati suggeriscono che specifici integratori probiotici potrebbero migliorare i sintomi depressivi, nonché la composizione del microbiota intestinale e l’attività cerebrale. Il trattamento probiotico potrebbe quindi essere utilizzato in combinazione con farmaci antidepressivi per trattare la depressione clinica.

In questo articolo

Il disturbo depressivo maggiore, noto anche come depressione clinica, è una condizione mentale caratterizzata da almeno due settimane di tono dell’umore basso e pervasivo. 

Due terzi delle persone depresse non rispondono adeguatamente ai farmaci antidepressivi e fino al 30% di queste continuano a manifestare sintomi anche quando ricevono trattamenti ottimizzati. 

Di recente, un piccolo studio clinico ha mostrato che un integratore probiotico può aiutare a migliorare i sintomi depressivi se somministrato in aggiunta agli antidepressivi.

I risultati, pubblicati su Translational Psychiatry, suggeriscono che il trattamento probiotico potrebbe essere quindi utilizzato in combinazione con farmaci antidepressivi per trattare la depressione clinica. 

«Con una conoscenza aggiuntiva dell’effetto specifico di alcuni batteri, potrebbe essere possibile ottimizzare la selezione dei probiotici più efficaci per supportare il trattamento della depressione», afferma l’autrice principale dello studio Anna-Chiara Schaub della University of Basel.

Asse intestino-cervello

Studi condotti su modelli animali hanno dimostrato che i microbi intestinali possono influenzare le funzioni cerebrali e i sintomi depressivi. 

Recentemente sono state inoltre osservate alterazioni nella composizione del microbiota intestinale nelle persone affette da depressione

Sulla carta, i trattamenti probiotici possono quindi rappresentare uno strumento per migliorare l’umore nelle persone che soffrono di diverse condizioni, ma non è chiaro come tali trattamenti possano essere utilizzati nei pazienti che soffrono di depressione. 

Per rispondere a questa domanda, Anna-Chiara Schaub e i suoi colleghi hanno valutato l’effetto di un integratore probiotico, somministrato in aggiunta ai farmaci antidepressivi, in pazienti affetti da depressione clinica ricoverati presso le Cliniche Psichiatriche Universitarie di Basilea.

Lo studio: probiotico vs placebo

I partecipanti allo studio sono stati suddivisi in due gruppi di 26 e 21 soggetti che, per 31 giorni, hanno ricevuto, in aggiunta a farmaci antidepressivi, rispettivamente placebo o un probiotico contenente otto diversi ceppi batterici, tra cui Streptococcus thermophilus, Bifidobacterium breve e Bifidobacterium infantis

I ricercatori hanno raccolto dati clinici, scansioni di immagini cerebrali e campioni di feci prima dell’inizio e al termine del trattamento e quattro settimane dopo la fine della terapia.

Il trattamento antidepressivo ha portato a una diminuzione dei sintomi depressivi in ​​tutti i partecipanti, ma le persone che hanno ricevuto il probiotico hanno sperimentato un miglioramento maggiore rispetto a quelle che hanno ricevuto il placebo.

Combattere la depressione modulando il microbiota

All’inizio dello studio, il microbiota dei partecipanti allo studio era dominato da Feacalibacterium, Roseburia, Bacteroides e Blautia

Dopo quattro settimane di trattamento, solo nei pazienti che hanno ricevuto il supplemento probiotico è stato osservato un aumento dell’abbondanza di Lactobacillus, che era associato alla riduzione dei sintomi depressivi. 

Tuttavia, i livelli di batteri Lactobacillus sono diminuiti nelle settimane successive al trattamento: «È possibile che quattro settimane di trattamento non siano sufficienti e che sia necessario un periodo di tempo maggiore per stabilizzare la nuova composizione della flora intestinale», afferma Anna-Chiara Schaub.

Nei pazienti affetti da depressione, l’attività di alcune regioni del cervello coinvolte nell’elaborazione delle emozioni sono alterate rispetto alla norma. Dai dati ottenuti è però emerso che il trattamento probiotico, ma non quello con il placebo, ha consentito di normalizzarla. 

Conclusioni

«I risultati attuali evidenziano un ruolo dell’asse microbiota-intestino-cervello nel disturbo depressivo maggiore e sottolineano il potenziale degli approcci terapeutici basati sul microbiota come terapie accessibili, pratiche e non stigmatizzanti per migliorare l’efficacia degli attuali trattamenti contro la depressione» concludono i ricercatori.

Giorgia Guglielmi
Giorgia Guglielmi è una science writer freelance residente a Basilea, in Svizzera. Ha conseguito il dottorato in Biologia all’European Molecular Biology Laboratory e il Master in Science Writing al MIT.

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