Diversi studi hanno descritto le comunità batteriche, ma non quelle fungine, associate ai tumori. Per colmare questa lacuna di conoscenza sono stati condotti di recente due studi che suggeriscono la presenza di diversi funghi in vari tipi di cancro.
Gli studi, entrambi pubblicati su Cell, potrebbero quindi aiutare a diagnosticare alcune forme tumorali o a prevederne il decorso.
Oncologia, il ruolo del micobioma
«La presenza di funghi nella maggior parte dei tumori umani da una parte è sorprendente, perché non sappiamo come questi microrganismi possano entrare nei tumori in tutto il corpo, ma dall’altra è prevedibile, perché è compatibile con quanto avviene per i microbiomi sani presenti in tutto il corpo, come quello di intestino, bocca e pelle, dove batteri e funghi interagiscono come parte di una comunità complessa» afferma Rob Knight della University of California, coautore senior di uno degli studi.
Precedenti ricerche avevano dimostrato la presenza di funghi in tumori dell’esofago e del pancreas, dove possono contribuire alla cancerogenesi.
Tuttavia, la loro identità e gli effetti nella maggior parte dei tipi di cancro sono ancora sconosciuti.
Il team di Rob Knight e un gruppo di ricercatori guidati da Anders Dohlman e Iliyan Iliev della Cornell University di New York hanno quindi analizzato le comunità fungine, o micobiomi, di migliaia di malati di cancro.
I funghi sul banco degli imputati
Lo studio coordinato da Rob Knight ha analizzato i funghi presenti in 17.401 campioni di tessuti, sangue e plasma prelevati da pazienti affetti da 35 tipi di cancro.
I ricercatori hanno rilevato bassi livelli di DNA e cellule fungine in molti tumori, con differenze tra i diversi tipi di cancro. Ad esempio, è stato osservato che i funghi Cladosporium sono arricchiti nei tumori al seno di persone di età superiore ai 50 anni, mentre Aspergillus e Agaricomycetes sembrano essere comuni nel cancro ai polmoni.
La presenza dei funghi sembra essere anche correlata alla sopravvivenza e alla risposta all’immunoterapia.
Per esempio, le pazienti con cancro ovarico che presentavano funghi Phaeosphaeria all’interno del tumore sono sopravvissute senza progressione del cancro per un periodo di tempo più breve. I funghi Cladosporium sono risultati invece abbondanti nei pazienti che non non hanno risposto all’immunoterapia.
Il team ha anche identificato una firma microbica comprendente 20 funghi, che potrebbe consentire di distinguere le persone sane dai pazienti oncologici.
Verso una medicina traslazionale
Lo studio condotto da Anders Dohlman e Iliyan Iliev ha analizzato circa 1.500 campioni tumorali disponibili nel The Cancer Genome Atlas, un programma di genomica del cancro che ha caratterizzato più di 20.000 campioni di cancro e abbinato campioni normali rispetto a 33 tipi di cancro.
I ricercatori hanno scoperto che i tumori gastrointestinali, polmonari e mammari contengono rispettivamente funghi Candida, Blastomyces e Malassezia.
I funghi Candida erano anche correlati a un tasso più elevato di metastasi e a tassi di sopravvivenza inferiori.
In futuro saranno necessari ulteriori studi per stabilire se i funghi sono solo associati ai tumori o se contribuiscono attivamente al loro sviluppo.
«Indipendentemente da ciò, i risultati possono offrire opportunità traslazionali, non solo nella diagnosi di neoplasia, ma anche in altre applicazioni biotecnologiche relative allo sviluppo di farmaci, al decorso della neoplasia, alla malattia residua minima, alle ricadute e alla diagnostica complementare» conclude il coautore dello studio Gregory Sepich-Poore.