Le persone con disturbi da alimentazione incontrollata (binge eating disorder) consumano quantità insolitamente elevate di cibo. Sebbene la dieta e lo stress siano due fattori importanti e noti nello sviluppo di queste condizioni, non sono stati ancora identificati i circuiti neurali specifici coinvolti nei nel binge eating.
Un nuovo studio suggerisce che le alterazioni del microbiota intestinale potrebbero portare al consumo eccessivo di cibo sia nei topi sia negli esseri umani. I risultati, pubblicati su Cell Metabolism, indicano infatti che l’interazione tra microbiota, intestino e cervello potrebbe determinare i disturbi da alimentazione incontrollata.
Binge eating e microbiota
Precedenti ricerche hanno suggerito che queste condizioni potrebbero derivare da uno squilibrio nei segnali inviati dagli organi periferici al cervello. Inoltre, sono state osservate alterazioni del microbiota intestinale in persone con disturbi di alimentazione incontrollata, ed è noto che i segnali provenienti dal tratto gastrointestinale influenzano specifiche funzioni cerebrali.
Per studiare la relazione tra i microbi intestinali e il cervello nei disturbi da alimentazione incontrollata, i ricercatori guidati da Sijia Fan della University of Science and Technology of China hanno esaminato il legame tra comportamenti alimentari anomali e cambiamenti del microbiota intestinale in un modello murino di disturbi da alimentazione incontrollata e in persone affette da bulimia nervosa.
Quando “pesa” l’asse intestino-cervello?
Rispetto ai controlli, nei topi con disturbi da alimentazione incontrollata è stato rilevato un microbiota intestinale alterato, con una riduzione di Lactobacillaceae e Ruminococcaceae e un aumento di Bacteroidaceae e Lachnospiraceae.
Questi topi avevano anche livelli più elevati di Bacteroides, Roseburia e Alistipes, che erano stati precedentemente associati a infiammazione intestinale e depressione.
Osservando l’attività neuronale dei topi, i ricercatori hanno scoperto un’iperattivazione dei neuroni eccitatori nel talamo, una regione del cervello coinvolta nello sviluppo delle dipendenze.
Ulteriori esperimenti hanno rivelato che specifici cambiamenti nel microbiota intestinale e nel metabolismo intestinale slatentizzano i terminali del nervo vago nell’intestino, portando all’iperattivazione dei neuroni eccitatori nel talamo.
I ricercatori hanno scoperto che l’eccessiva attivazione di questo pathway intestino-cervello promuove il binge eating nei topi.
Il team ha poi osservato una riduzione dei livelli di un metabolita denominato acido chinurenico, o KYNA, nell’intestino dei topi con disturbi da alimentazione incontrollata. Questa riduzione è stata annullata con il trasferimento di microbi intestinali (trapianto fecale) da controlli sani.
Nuovi possibili approcci terapeutici
Successivamente, i ricercatori hanno analizzato campioni fecali di 11 donne con diagnosi di bulimia nervosa, nei quali è stata osservata, rispetto ai controlli, una ridotta abbondanza di Faecalibacterium e livelli più bassi di KYNA.
La somministrazione di un ceppo probiotico di Faecalibacterium prausnitzii in topi con disturbi alimentari ha ripristinato l’attività dell’asse intestino-cervello e ha attenuato l’eccessivo consumo di cibo.
Questi risultati suggeriscono che l’integrazione probiotica di F. prausnitzii o KYNA potrebbe essere utilizzata come trattamento per le persone con disturbi da alimentazione incontrollata e bulimia nervosa.
«In conclusione, il nostro studio delinea come l’asse microbiota-intestino-cervello sia in grado di mediare il bilancio energetico, svela la patogenesi del disturbo da alimentazione incontrollata e fornisce potenziali strategie terapeutiche», affermano gli autori.