La composizione batterica nasale è significativamente diversa tra soggetti con asma e controlli sani. L’abbondanza relativa di determinate specie è inoltre differente tra gli stessi soggetti asmatici e dipendente dalla gravità della patologia.
È quanto afferma il primo studio che correla il microbiota nasale con lo stato asmatico condotto da Mina Fazlollahi e colleghi dell’Icahn School of Medicine at Mount Sinai, a New York, recentemente pubblicato su Journal of Allergy and Clinical Immunology.
Nonostante il microbiota delle vie respiratorie sia stato più volte collegato allo sviluppo e all’aggravamento dell’asma, fino ad oggi ci si è sempre concentrati sui batteri colonizzanti il tratto bronchiale mentre scarsa attenzione è stata riservata alla popolazione nasofaringea.
I batteri nasali sono già stati correlati alle allergie infantili e risiedono in un sito anatomico, il naso appunto, di passaggio diretto verso i polmoni. È ragionevole dunque supporre una loro implicazione anche nella patologia asmatica.
Per confermarlo i ricercatori americani hanno analizzato, principalmente tramite 16rRNA e qPCR, i campioni di secrezioni nasali di 72 individui, rispettivamente 20 con asma severa, 31 con asma lieve e 21 controlli sani. Ecco i risultati principali.
La composizione del microbioma nasale cambia in base allo stato di attività dell’asma
Tutti e tre i gruppi (asma severa, lieve, controlli) hanno presentato una composizione batterica differente.
A livello di phylum, complessivamente Bacteroidetes e Proteobacteria sono risultati più espressi nei soggetti asmatici nonostante i livelli maggiori li abbiano raggiunti in quelli con asma severa.
Al fine di identificare i generi batterici associati con l’attività asmatica è stata applicata la tecnica LEfS per comparare le abbondanze relative.
Prevotella, Alkanindiges e Gardnerella hanno mostrato arricchimento negli asmatici gravi mentre Dialister in quelli con patologia più lieve. Nessun taxa ha mostrato un aumento nei controlli rispetto agli altri due gruppi.
Sono stati dunque identificati gli OTUs corrispondenti ai generi trovati. Prevotella buccalis, Dialister invisus, Gardnerella vaginalis e Alkanindiges hongkongesis hanno dimostrato diversi gradi di espressione in base allo stato di malattia.
Riguardo ai possibili fattori confondenti quali età, stato di rinite allergica, ultima infezione respiratoria, recente terapia antibiotica o uso di steroidi nasali non hanno mostrato in generale rilevanza significativa nell’alterare la composizione batterica nasale.
Nonostante l’applicazione topica di steroidi non sembrerebbe influire, i ricercatori hanno voluto ulteriormente approfondire questo aspetto attraverso il loro uso in modelli di asma ad hoc ottenendo tuttavia risultati comparabili con i precedenti.
È stata poi applicata la qPCR per quantificare la presenza di Prevotella buccalis, Dialister invisus e Gardnerella vaginalis.
Per Alkanindiges hongkongesis non è stato possibile in quanto, essendo una specie identificata di recente, non è ancora disponibile il kit di analisi specifico. Prevotella buccalis è risultata incrementata di 130 volte nei soggetti asmatici rispetto ai controlli mentre Gardnerella vaginalis di 160. Risultati incerti sono invece emersi per Dialister invisus.
Metabolismo dei glicerolipidi ridotto in presenza di attività asmatica
Per determinare le vie metaboliche associate ai taxa nasali che hanno dimostrato alterazione in base alla presenza e allo stato asmatico è stata applicata la tecnica PiCRUSt e STAMP per la mappatura genica.
Il metabolismo dei glicerolipidi è risultato ridotto soprattutto nei soggetti con asma severa rispetto a quelli con condizione più lieve.
Lo studio presenta tuttavia alcune limitazioni quali ad esempio il ristretto numero di soggetti inclusi, la mancanza del kit per Alkanindiges hongkongesis o la possibile modificazione del microbioma al baseline per l’utilizzo antecedente di antibiotici o farmaci anti-asma.
Sulla base di questo studio, seppur preliminare, possiamo comunque affermare come il microbioma nasale sia caratteristico e dipendente dalla presenza o meno della patologia asmatica oltre che della sua gravità.
L’identificazione dei taxa coinvolti rappresenta la base per ulteriori ricerche volte all’approfondimento dei meccanismi che stanno alla base di questa correlazione facendo del microbioma un potenziale target per lo sviluppo di terapie per asma.