La dieta può influenzare il rischio di tumore al seno agendo sul microbiota?
Hanno cercato di rispondere a questa domanda Carol A. Shively e i colleghi della Wake Forest School of Medicine, negli Stati Uniti, confrontando il microbiota prelevato da ghiandole mammarie di 40 femmine di primati non umani (Macaca fascicularis) con tumore al seno alimentate per 31 giorni rispettivamente con dieta mediterranea e occidentale.
Lo studio, pubblicato recentemente su Cell Reports, ha dimostrato come il regime mediterraneo porti vantaggi anche al di fuori del sito intestinale andando potenzialmente a ridurre il rischio di tumore al seno attraverso l’aumento considerevole di Lactobacillus, ceppo batterico comunemente usato nei probiotici, oltre che dei metaboliti degli acidi biliari e di composti bioattivi trasformati da batteri.
La dieta è stata ampiamente studiata come fattore che modifica lo stile di vita in grado di influenzare anche lo sviluppo di alcune patologie, incluso il tumore al seno. Il regime alimentare mediterraneo è considerato uno dei più sani e si basa sul ricco consumo di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce e carni bianche e, di contro, sul moderato apporto di carni rosse, prodotti caseari e lavorati. È stato inoltre dimostrato come i benefici di questa dieta si riflettano anche sull’abbassamento del rischio di tumore al seno, aumentato invece da un’alimentazione ricca di grassi come nella dieta occidentale.
L’alimentazione influenza anche la componente batterica intestinale mentre ancora poco si sa dei suoi effetti sul microbioma di altri siti anatomici come la ghiandola mammaria.
I ricercatori americani hanno quindi voluto approfondire questo aspetto su modelli di primati non umani con tumore al seno, ottenendo i risultati descritti di seguito.
Dieta e composizione del microbiota mammario
- con la dieta mediterranea, rispetto a quella occidentale, si sono osservate notevoli differenze nella popolazione del microbiota mammario, mentre nessuna alterazione significativa è stata registrata in termini di carico batterico e alpha diversity
- la dieta mediterranea è risultata associata a un notevole incremento di espressione a livello mammario del phylum Fusobacteria e del genere Lactobacillus (pari a 10 volte) rispetto a quella occidentale, mentre si è osservata la diminuzione di Ruminococcaceae e Lachospiraceae
- la dieta occidentale ha, di contro, portato all’aumento di Ruminococcus, Lachnospiraceae, Oscillospira e Coprococcus
Dieta e processi metabolici del microbiota mammario
Indagando il metaboloma, ossia l’insieme dei processi metabolici, i ricercatori hanno dimostrato che la dieta mediterranea:
- aumenta significativamente i livelli mammari di metaboliti di acidi biliari, quali colato (sale dell’acido colico), glicolato, taurocolato e chenodeossicolato, rispetto al regime occidentale, mentre nessuna differenza considerevole è stata registrata per altri prodotti del loro metabolismo
- comporta maggiore espressione dei metaboliti dell’amminoacido tirosina (p-cresolo), fenilalanina (ippurato, 3-idrossi-3fenilpropionato, cinnamoilglicina) e triptofano (3-indossile solfato, indolo propionato, indolin-2-one)
- riduce lo stress ossidativo e i metaboliti pro-infiammatori a livello mammario
In conclusione dunque, la dieta modula non solo la popolazione batterica intestinale, ma anche quella di altri siti anatomici, compresa la ghiandola mammaria, e rappresenta una possibile via di intervento alternativa per la prevenzione del cancro al seno, da indagare con ulteriori e approfonditi studi.