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Obesità infantile: il rischio aumenta se nell’intestino mancano batteri produttori di SCFA

Il rapporto tra Firmicutes e Bacteroidetes all’interno del microbiota intestinale e l’assenza di batteri produttori di acidi grassi a catena corta sono tra i fattori che favoriscono lo sviluppo dell'obesità infantile.
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Obesità infantile: il rischio aumenta se nell’intestino mancano batteri produttori di SCFA

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Stato dell'arte
L’obesità infantile ha raggiunto proporzioni epidemiche. Un fattore critico nell’eziologia dell’obesità infantile è il microbiota intestinale.
Cosa aggiunge questa ricerca
Il rapporto tra i phyla Firmicutes e Bacteroidetes (F/B) e i batteri in grado di produrre acidi grassi a  catena corta (SCFA, Short Chain Fatty Acid) contribuiscono allo sviluppo dell’obesità. In questo studio, sono state valutate le differenze e le variazioni di F/B nella prima e seconda infanzia in relazione allo zBMI (BMI, Bone Max Index corretto per il fattore età, z) di bambini sani e si è anche approfondito il ruolo di batteri in grado di produrre SCFA.
Conclusioni
L’abbondanza relativa di Firmicutes e Bacteroidetes è indipendentemente e negativamente associata con lo zBMI nell’infanzia e i generi Subdoligranum e Alistipes in grado di produrre SCFA sono negativamente correlati ad una condizione di obesità in futuro.

In questo articolo

Tra i fattori che possono portare allo sviluppo di obesità infantile ci sono sia il rapporto tra Firmicutes e Bacteroidetes, all’interno del microbiota intestinale, sia l’assenza di batteri produttori di acidi grassi a catena corta. 

Lo afferma una recente ricerca che fa parte di uno studio più ampio, chiamato BIBO (Basale Invloeden op de Baby Ontwikkeling), che ha considerato ed esaminato per 14 anni 193 coppie madre-figlio sani di origine olandese. Di questi, 160 ragazzi, inizialmente arruolati, sono stati coinvolti in questo studio all’età di 12 anni. Lo studio è stato pubblicata da un gruppo olandese sulla rivista Scientific Reports.

Obesità infantile, un’emergenza globale

La prevalenza a livello globale dell’obesità infantile sta raggiungendo proporzioni considerevoli, soprattutto per le sue conseguenze a breve e a lungo termine: aumento del rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche e comorbilità di tipo psicologico nell’adolescenza e nell’età adulta. 

Lo stile di vita e la dieta sono stati identificati come fattori associati ai cambiamenti di peso; ciò nonostante, fattori biologici, comportamentali e ambientali, così come le loro interazioni, possono contribuire allo sviluppo di obesità. 

Uno di questi fattori è sicuramente il microbiota intestinale, ovvero l’insieme della comunità microbica residente nell’intestino, che gioca un ruolo essenziale in molti aspetti della fisiologia come l’omeostasi energetica, la circolazione sanguigna e il sistema immunitario.

Alcuni studi recenti effettuati sia su topi sia su umani obesi hanno mostrato un aumento dell’abbondanza relativa del phylum Firmicutes rispetto a quello del phylum Bacteroidetes che, al contrario, parrebbe collegato alla perdita di peso. 

Inoltre, l’aumento del rapporto Firmicutes/Bacteroidetes (F/B) e i cambiamenti nella composizione corporea a livello di macromolecole strutturali, rifletterebbero un aumento della capacità endogena di fermentare i polisaccaridi introdotti con la dieta in acidi grassi a catena corta, come butirrato, propionato ed acetato, utili nel regolare il funzionamento della barriera intestinale e l’appetito. 

Va sottolineato che il phylum Firmicutes induce l’attivazione di batteri in grado di produrre SCFA, i quali forniscono circa il 10% dell’energia della dieta.

In questo contesto, uno studio aveva evidenziato un’associazione positiva tra obesità e concentrazioni plasmatiche di SCFA, in particolare butirrato, propionato ed acetato.

I risultati dello studio olandese

Nei soggetti coinvolti nello studio, ovvero 160 ragazzi dalla nascita fino ai 12 anni, sono state investigate la relazione tra zBMI ed il rapporto F/B e produttori di SCFA a diversi time points.

Contrariamente all’ipotesi iniziale, si è evidenziata solo una debole associazione statistica tra zBMI e F/B ratio o produttori di SCFA che, comunque, applicando le adeguate correzioni statistiche, non raggiunge la significatività.

Analisi esplorative hanno rivelato che l’abbondanza relativa di Firmicutes e Bacteroidetes è indipendentemente e negativamente associata allo zBMI dall’infanzia fino ai 12 anni; evidenza che suggerisce una generale correlazione negativa tra Firmicutes e Bacteroidetes, ricchezza e varietà microbica e BMI nei primi 12 anni d’età.

Ulteriori approfondimenti sui microrganismi in grado di produrre SCFA hanno mostrato che i generi Subdoligranulum e Alistipes sono negativamente associati a zBMI nella fanciullezza, ma non nell’infanzia.

Conclusioni

I dati qui ottenuti suggeriscono in modo non definitivo che possa sussistere una debole relazione tra il rapporto F/B ed il BMI nell’infanzia e nella fanciullezza e tra i batteri produttori di SCFA e lo stesso BMI.

Gloria Negri
Laureata in Biotecnologie mediche e farmaceutiche cum laude, e dopo un dottorato di ricerca in genetica molecolare, lavora ora come biologa in una biotech company leader nel capo della terapia genica e cellulare.

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