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Cani diabetici: microbiota intestinale implicato nel metabolismo degli acidi biliari

Come nell’uomo, nei cani con diabete il microbiota intestinale è alterato. Sono le conclusioni di uno studio pubblicato su Frontiers in Veterinary Research. 
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Cani diabetici: microbiota intestinale implicato nel metabolismo degli acidi biliari

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Stato dell'arte
Nei cani affetti da diabete mellito la composizione batterica intestinale risulta alterata. A questo si aggiunge una modificazione del metabolismo degli acidi biliari non ancora approfondita.
Cosa aggiunge questa ricerca
Scopo dello studio è stato esaminare il metabolismo degli acidi biliari in cani con diabete in relazione ai cambiamenti del microbiota intestinale.
Conclusioni
Rispetto ai controlli, il gruppo con diabete ha presentato alterazione batterica e del metabolismo degli acidi biliari fecali non coniugati con andamento simile a quello osservato nell’uomo. Il cane rappresenta dunque un modello animale valido per lo studio del diabete umano.

In questo articolo

Analogamente a quanto osservato nell’uomo affetto da diabete, nei cani con la stessa patologia la composizione del microbiota intestinale risulta alterata, come del resto il metabolismo di acidi biliari non coniugati (acido colico, litocolico ecc.). Il cane rappresenta quindi un modello di studio valido per l’approfondimento del diabete nell’uomo.

È quanto conclude lo studio coordinato da Albert E. Jergens dell’University of Minnesota (USA) e pubblicato su Frontiers in Veterinary Research.

Il diabete mellito è una condizione di salute grave che interessa sempre più persone. Tra i fattori predisponenti troviamo la disbiosi. Una composizione batterica intestinale alterata si riflette inoltre su molti altri parametri, tra i quali il metabolismo degli acidi biliari (AB), prodotti della trasformazione di grassi o proteine a livello epatico.

I meccanismi di alterazione degli acidi biliari associati al diabete non sono però ancora chiari. Per approfondire questo aspetto, i ricercatori hanno comparato il profilo batterico intestinale e sierico di 10 cani con diabete mellito spontaneo (DM) e 10 controlli sani. Nei cani, ancora più che nell’uomo, evidenze a riguardo sono scarse nonostante la diffusione della patologia in questione anche in questa specie. Di seguito i principali risultati.

Analizzando e confrontando la struttura batterica dei due gruppi si è visto che:

  • né l’alpha diversity né la PCA (principal coordinate analysis) hanno mostrato differenze significative. Di contro, è risultato significativo l’indice di dissimilarità Bray-Curtis
  • la famiglia Enterobacteriaeceae è risultata over-espressa nel gruppo con DM, Anaeroplasmataceae, Mogibacteriaceae ed Erysipelotrichaceae invece nei controlli in base all’analisi LEfSe
  • tra i generi, un non classificato Enterobacteriaceae ha mostrato valori maggiori nel gruppo DM; Allobaculum, Adlercreutzia, Anaeroplasma, Oscillospira, un non classificato Coriobacteriaceae e un non classificato Mogibacteriaceae nel gruppo di controllo
  • a livello di specie, l’abbondanza di una non classificata Enterobacteriaeceae e Clostridium piliforme hanno mostrato forte associazione con il gruppo DM, quella di L. reuteri e B. plebeius invece con la controparte.

L’attenzione si è dunque spostata su alcuni parametri sierici, quali i valori di lipopolissacaridi (tossine prodotte da batteri Gram negativi in presenza di infiammazione batterio-mediata e associata ai livelli di insulina) e, a livello fecale, di acidi biliari non coniugati. In particolare, è stato osservato che, rispetto al gruppo di controllo:

  • la concentrazione di LPS nel gruppo DM ha mostrato livelli significativamente superiori
  • nel gruppo DM anche la concentrazione totale degli acidi biliari non coniugati ha registrato valori superiori
  • la percentuale di acido litocolico è risultata inferiore nel gruppo DM.

In conclusione, dunque, in cani con diabete è presente sia un’alterazione batterica a livello intestinale sia una modificazione del profilo metabolico associato ad acidi biliari, situazioni già riscontrate nell’uomo. Nell’ottica della medicina traslazionale, quindi, cani con diabete sembrerebbero rappresentare un valido supporto agli studi mirati all’approfondimento di questa patologia nell’uomo.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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