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Dieta naturale vs commerciale: quale impatto sul microbiota dei cani

Cani alimentati con dieta naturale hanno una composizione batterica peculiare. Ecco cosa cambia rispetto alla dieta commerciale.
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Stato dell'arte
Sempre più persone alimentano i propri cani con “diete naturali”, a base di carne, vegetali e ossa, in alternativa a quelle commerciali. Il loro impatto sulla componente batterica intestinale rimane però controverso.
Cosa aggiunge questa ricerca
Lo studio ha confrontato il profilo batterico di cani normalmente alimentati con dieta naturale vs una commerciale.
Conclusioni
I cani alimentati con dieta naturale hanno una composizione batterica intestinale più diversificata e abbondante. Ciò li espone a maggior rischio di infezioni causate da proliferazione di patogeni.

In questo articolo


Cani alimentati con “dieta naturale”, cioè con ossa, carni e vegetali, hanno una composizione e diversità batterica peculiare rispetto a quelli nutriti con prodotti commerciali. Tale abbondanza li espone a un maggior rischio di infezioni da patogeni opportunisti.

È quanto dimostra lo studio coordinato da Junhyung Kim della Seoul National University e pubblicato su Gut Pathogens.

Sempre più persone scelgono per i loro animali da compagnia una dieta definita “naturale” in alternativa ai comuni prodotti commerciali.

I suoi effetti sulla popolazione batterica intestinale, nel medio-lungo termine soprattutto, non sono però ancora del tutto chiari, nonostante un microbiota in salute sia la garanzia di una buona condizione fisica generale.

Lo studio effettuato sui cani

A tal proposito, i ricercatori hanno confrontato il profilo batterico di 6 cani normalmente alimentati con dieta naturale composta dal 90% di carni (canguro, manzo, oca o pollo) e dal 10% di vegetali con quello di altri 5 esemplari in regime commerciale (proteine, grassi, fibre grezze). Per fare ciò sono stati analizzati i campioni fecali ottenendo i risultati di seguito riportati.

Dal sequenziamento metagenico è emerso che nel gruppo in dieta naturale è significativamente superiore alla controparte:

  • il numero di OTUs (224 vs 132.4 circa)
  • la ricchezza batterica (248.48 vs 155.64)
  • la diversità espressa sia con indice di Shannon sia Simpson (3.03 vs 2.17 e 0.10 vs 0.20 rispettivamente)

Sulla base della PCA (principal component analysis) e della distanza UniFrac è poi stato dimostrato come i due gruppi presentino marcate differenze, ma come le distribuzioni siano omogenee all’interno dello stesso gruppo.

I ricercatori hanno quindi confrontato più nel dettaglio i profili batterici in base alla dieta seguita.

  • a livello di phylum Firmicutes, Bacteroidetes, Fusobacteria, Actinobacteria e Proteobacteria rappresentano il core batterico di entrambi i gruppi, ma con diversi valori di espressione
  • 81 sono le famiglie batteriche indentificate, 14 comprese nel core del gruppo in dieta naturale (il 99% del totale) mentre 13 nell’altro (circa il 90%). Solo 10 sono risultate condivise tra i gruppi
  • 594 sono invece le specie, 37 incluse nel core del gruppo in dieta naturale, 30 in quello con alimentazione commerciale. 14 sono risultate invece in comune

Da ultimo l’analisi di composizione tassonomica:

  • l’abbondanza del phylum Fusobacteria ha mostrato valori maggiori nel gruppo in dieta naturale
  • la famiglia Fusobacteriaceae è anch’essa risultata più espressa nel gruppo in regime naturale mentre scarsi livelli rispetto alla controparte sono stati registrati da Coprobacillus
  • 30 specie sono risultate differenti in termini di abbondanza tra i gruppi: Clostridium ramosum e Anaerostipes caccae hanno mostrato maggiore espressione nel gruppo in dieta commerciale mentre Clostridium perfringens, C. rectum, C. hiranonis, C. sordellii, Eubacterium tenue, Fusobacterium varium, Eubacterium dolichum e C. glycyrrhizinilyticum nell’altro

In conclusione dunque, il regime alimentare influenza il profilo batterico intestinale dei cani incrementandone la ricchezza e la diversità nel caso della dieta naturale. Considerando i batteri maggiormente espressi, cani con alimentazione di tipo naturale sembrerebbero più a rischio di incorrere in infezioni da patogeni opportunisti.

Questa ricerca getta dunque le basi per ulteriori approfondimenti sul legame dieta e microbiota intestinale nei cani tra loro correlate.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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