La somministrazione di prednisolone e una dieta priva di alimenti allergizzanti sembrerebbero avere un impatto positivo sul microbiota intestinale di cani con malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD). Rispetto alla condizione di partenza e ai controlli è stato osservato infatti un miglioramento sia della struttura della comunità batterica sia dell’integrità della barriera intestinale.
È quanto si può concludere dallo studio di Todd Atherly e colleghi della Iowa State University (Iowa, USA), di recente pubblicato su PLoS One.
Come per l’uomo, l’eziologia dell’IBD è tanto multifattoriale quanto incerta. Fra gli attori, anche il microbioma intestinale. Considerando però il suo ruolo nella salute, non solo intestinale, dell’ospite, è importante capire se e come il microbiota sia influenzato dagli approcci terapeutici comunemente utilizzati in caso di IBD (alimentazione scarsa in allergeni, farmaci antimicrobici e/o immunosoppressivi). Per farlo, i ricercatori hanno confrontato campioni endoscopici, istologici e del microbiota della mucosa intestinale di 8 cani con IBD trattati per otto settimane con prednisolone e in regime alimentare controllato rispetto a 15 cani sani. Di seguito i risultati.
Tutti gli esemplari con IBD hanno registrato al termine della terapia una netta riduzione della sintomatologia clinica (calcolata con il punteggio CIBDAI, canine IBD activity index).
Analizzando poi la componente batterica si è visto che:
- il muco, libero o aderente, è la maggior riserva di microbiota associato alla mucosa in entrambi i gruppi
- non è stata rilevata nessuna differenza significativa nella concentrazione e distribuzione spaziale delle specie batteriche mucosali tra cani con IBD non trattati e controlli
- in seguito al pre-trattamento nel gruppo IBD sono stati registrati livelli di lactobacilli nella mucosa intestinale di circa 8 volte superiori rispetto ai controlli
- in seguito a terapia farmacologica e dieta, la distribuzione spaziale del microbiota nel gruppo IBD ha mostrato significative alterazioni rispetto alla controparte, con un notevole aumento di Bifidobacteria (~6 volte) e Streptococci (~5 volte) nella mucosa, di Bifidobacterium spp. (~30 volte), Faecalibacterium spp. (~6 volte) e Streptococcus spp. (~20 volte) nel muco aderente
- l’espressione delle proteine di giunzione apicale è risultata maggiore nel gruppo con IBD post-trattamento rispetto al gruppo di controllo. È stata infatti registrata una diminuzione di ~3 volte per zonulina e un aumento rispettivamente di ~1,5 e ~1,2 volte per occludina ed E-caderina.
Dieta mirata e terapia con glucocorticoidi sembrerebbero avere un impatto positivo non solo sulle condizioni cliniche, ma anche sul microbiota intestinale di cani con IBD. Considerando però la ristretta dimensione del campione, oltre che l’analisi soltanto di una piccola parte del microbiota, saranno necessari ulteriori studi al fine di confermare e approfondire i risultati ottenuti.