In cani con epilessia idiopatica, il trattamento farmacologico con antiepilettici sembrerebbe non alterare significativamente la composizione generale del microbiota intestinale né l’espressione di Lactobacillus, phylum con potenziale attività nel proteggere dalla progressione della malattia.
Nella valutazione del ruolo batterico, di Lactobacillus in particolare, nella patologia da epilessia idiopatica non sembrerebbero quindi essere un fattore confondente rilevante.
È quanto dimostra lo studio di Karen R. Muñana e colleghi della North Carolina State University (USA), di recente pubblicato su Animal Microbiome.
Epilessia nei cani
Nei cani, l’epilessia è il disordine neurologico cronico più comune. Metà delle casistiche è, nello specifico, un’epilessia idiopatica con attacchi ricorrenti ma dalla causa non ancora compresa. Oltre alla predisposizione genetica, ci sarebbe infatti una componente ambientale.
Alterazioni nella popolazione di lattobacilli sono risultate correlate con lo sviluppo e progressione di svariati disordini neurologici (ansia, depressione, sclerosi multipla ecc.).
Oltre a proprietà anti-infiammatorie infatti, Lactobacillus spp. ha dimostrato di produrre il neurotrasmettitore inibitorio GABA (gamma-aminobutyric acid). Un aumento delle sue concentrazioni nel tratto gastrointestinale ha mostrato un altrettanto incremento a livello del sistema nervoso centrale.
Considerando queste sue proprietà, Lactobacillus potrebbe rappresentare una valida risorsa nel trattamento dell’epilessia.
Lattobacilli ed epilessia
Per approfondire il ruolo del microbioma, Lactobacillus spp in particolare, in cani con epilessia idopatica i ricercatori hanno perciò collezionato campioni fecali da 13 paia di cani (uno con epilessia, uno sano di controllo) co-allevati, dalle caratteristiche individuali simili (età, razza ecc) e sottoposti allo stesso regime alimentare.
Attenzione speciale è stata riservata all’impatto dei farmaci (phenobarbital, 20μg/mL; bromide, 2.0mg/mL; levetiracetam, 20μg/mL; zonisamide 20μg/mL) sulla componente batterica per evidenziarne un eventuale valore confondente le analisi future. Ecco cosa ne è emerso.
Confrontando i due gruppi è emerso che:
- né lo stato epilettico né la razza, l’età o il sesso sono significativamente correlati con alterazioni nella composizione batterica. Maggiore influenza la si ha dalla co-abitazione
- l’espressione di Lactobacillus si è registrata similare nei due gruppi
- 22 dei 26 anni hanno registrato da 1 a 10 isolati da Lactobacillus, 24 dei quali identificati nel gruppo con epilessia, 37 nel controllo
- gli isolati batterici sono stati ricondotti a 9 specie ossia L. casei, L. animalis, L. murinus, L. apodemi, L. fermentum, L. gasseri, L. parabrevis, L. reuteri, e L. plantarum
- per i 20 dei 26 cani con espressione di Lactobacillus quantificabile, la concentrazione fecale ha dimostrato essere di 3.7–8.2 log10 CFU/g con una media del 3.8 log10 CFU/g nel gruppo con epilessia, di 4.6 log10 CFU/g in quello controllo. La differenza non ha quindi raggiunto la significatività
- ad eccezione di L. acidophilus ATCC 4356, nessuno dei 4 ceppi di Lactobacillus considerati ha dimostrato risentire nella sopravvivenza e/o proliferazione dal trattamento a dosi terapeutiche con tutti i farmaci antiepilettici. La loro conta non ha infatti registrato una diminuzione superiore a > 3 log10 CFU/mL (soglia per la determinazione di attività battericida) tra i diversi timepoint (0h, 4h, 8h, 12h, 24h, 36h, 48h e 60 ore)
Conclusioni
In conclusione dunque, la popolazione batterica complessiva, Lactobacillus inclusi, ha dimostrato analogie tra il gruppo controllo e quello con epilessia idiopatica.
Il trattamento farmacologico non è inoltre risultato impattante nella sopravvivenza e/o proliferazione dei ceppi di Lactobacilli.
Ulteriori studi sono tuttavia necessari per valutare il ruolo del microbioma nella progressione della malattia oltre che nella risposta alla terapia.