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Microbiota orale e cutaneo dei gatti dipendono da genotipo e ambiente. Lo rivela uno studio USA

L’ambiente e il genotipo influenzano il microbiota cutaneo e orale dei gatti, inteso come batteri e miceti. Lo dimostra uno studio uscito su PLOS ONE.
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Microbiota orale e cutaneo dei gatti dipendono da genotipo e ambiente. Lo rivela uno studio USA

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Stato dell'arte
A differenza di quanto avviene nell’uomo o in altri animali, l’impatto di genotipo e ambiente sulle caratteristiche del microbiota orale e cutaneo dei felini è poco conosciuto.
Cosa aggiunge questa ricerca
Scopo dello studio è stato valutare il grado di influenza del genotipo e dell’ambiente sulla popolazione batterica e micotica (microbiota) della cavità orale e della cute di gatti di diverse razze abituati a vivere fuori o dentro casa.
Conclusioni
Il genotipo e, in minor misura, l’ambiente impattano significativamente sul microbiota orale e cutaneo dei felini.

In questo articolo

L’ambiente, ma soprattutto il genotipo, influenzano le caratteristiche del microbiota della cute e della cavità orale dei gatti, inteso come comunità batterica e micotica. Lo dimostra lo studio coordinato da Caitlin E. Older della Texas A&M University (USA), di recente pubblicazione su PLOS ONE.

Come gli altri animali e l’uomo, anche i felini posseggono una popolazione batterica e micotica dall’elevata variabilità. Nella caso del microbiota del gatto non è stata però ancora esaminata nel dettaglio l’influenza di altri fattori, genotipo o ambiente per esempio. I ricercatori hanno quindi voluto approfondire questi aspetti confrontando tamponi prelevati dalla cavità orale e dalla cute (di ascella, dorso, canale auricolare, narice) di 69 gatti di diverse razze e ambienti di vita (11 Bengala, 10 Cornish Rexes, 4 Devon Rexes, 6 Siberiani, 13 Sphynxes, 13 gatti domestici che vivono in casa a pelo corto/medio/lungo e 12 gatti domestici a pelo corto che vivono all’aperto). Di seguito i risultati in merito alla componente batterica e micotica.

Confrontando la popolazione batterica dei gatti in base alla razza e alle abitudini di vita è emerso che:

  • l’alpha-diversity è significativamente associata alla specie di appartenenza con valori minimi per i Devon Rex, massimi per i Bengala. Correlazione positiva anche con il sito anatomico, con le differenze più pronunciate a livello di orecchio e dorso. In particolare, gli Sphynx hanno mostrato la più alta diversità batterica nel dorso
  • la lunghezza del pelo non influisce sulla diversità batterica
  • la beta-diversity del dorso è risultata significativamente alterata tra le specie. Differenze significative nella beta-diversity tra gatti che vivono dentro o fuori casa sono state registrate solo a livello della cavità orale
  • Proteobactera (44,03%), Firmicutes (21,04%), Bacteroidetes (16,65%) e Actinobacteria (10,38%) sono risultati i phyla maggiormente espressi
  • l’abbondanza relativa della famiglia Veillonellaceae ha mostrato differenze significative in base alla specie, raggiungendo i valori più alti nel canale auricolare degli Sphynx. A questa seguono Porphyromonas spp. e Lactobacillus spp.
  • considerando tutti i siti di campionamento cutaneo (esclusa la cavità orale), molti taxa (e un genere, Corynebacterium spp.) hanno mostrato abbondanza differente tra i gatti che vivono all’aperto o in casa.

Per quanto riguarda la componente micotica:

  • è stata registrata un differenza significativa nell’alpha-diversity tra le razze, con i valori maggiori in Sphynx e Bengala; non è stata riscontrata invece nessuna differenza tra il gruppo di gatti che vivono all’aperto o in casa
  • dorso, canale auricolare e narice presentano la più alta biodiversità micotica tra le razze
  • gatti a pelo corto e molto corto presentano una comunità più diversificata rispetto a quelli con pelo medio o lungo
  • tra le razze, sono state registrate differenze significative nella beta-diversity a livello di dorso e inguine. Anche in questo caso, l’ambiente (casa/fuori casa) non ha avuto alcun impatto
  • nel complesso, i generi più abbondanti sono Cladosporium spp. e Malassezia spp.; Alternaria spp., Aspergillus spp. e Malassezia spp.
  • considerando i vari siti anatomici, il dorso ha dimostrato la maggior variabilità tassonomica, seguito da narice e inguine
  • l’ambiente influenza l’espressione di alcuni miceti. In gatti che vivono fuori casa è stata infatti registrata una più alta espressione di Ustilaginomycetes e Ustilaginales (1,09%) rispetto a quelli in casa (< 0,0001%) oltre che di Basidiomycota. Di contro, Ascomycota è risultato più presente nei gatti che vivono in casa.

L’attenzione si è quindi spostata su Malassezia spp. data la differente abbondanza riscontrata in base alla razza anche in precedenti studi. Dalla sua analisi a livello di specie micotica si è visto che:

  • le specie nel complesso più abbondanti sono M. restricta (37,0%) e M. globosa (23,9%) seguite da M. slooffiae, M. furfur, M. nana, M. pachydermatis, M. dermatis, M. sympodialis, M. japonica, M. obtusa e M. yamatoensis (< 8,6%)
  • tra tutti, nella razza Devon Rex e nei gatti domestici a pelo corto è stata registrata la maggior abbondanza di Malassezia spp.
  • nessuna differenza di espressione è stata registrata in base all’ambiente di vita.

Da ultimo, i ricercatori hanno valutato l’impatto sul microbiota di altri possibili fattori confondenti quali età e sesso:

  • le femmine hanno mostrato una maggiore diversità della comunità micotica sia cutanea sia nel cavo orale. Risultati analoghi anche per i gatti anziani (> 7 anni) se confrontati con quelli più giovani (1-7 anni)
  • la comunità batterica della cavità orale ha mostrato correlazione con l’età, quella micotica con il genere.

Per concludere, sulla base di questo studio possiamo dunque affermare come l’ambiente di vita dei gatti e, soprattutto, il genotipo di appartenenza e le relative caratteristiche fenotipiche (lunghezza del pelo per esempio) influiscano sia sulla comunità batterica sia su quella micotica a livello cutaneo e del cavo orale. Trattandosi tuttavia di uno studio preliminare, ulteriori approfondimenti sono necessari al fine di delineare un quadro più dettagliato.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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