Microbioma, sistema immunitario e tumori della pelle potrebbero non essere così tanto distanti tra loro come potrebbe sembrare.
Ad affermarlo è un team di ricercatori indio-americano (University of Alabama at Birmingham e Aligarh Muslim University) attraverso una revisione di letteratura recentemente pubblicata in Photodermatology, Photoimmunology & Photomedicine.
Scopo del lavoro è stato approfondire il ruolo che il microbioma riveste nella prevenzione, diagnosi e ricerca di terapie innovative per la cura dei tumori cutanei.
Negli ultimi anni l’incidenza di neoplasie cutanee ha registrato un notevole incremento. I fattori di rischio principali sono da ricercare nelle radiazioni UV, nel fototipo chiaro, nell’età e nella compromissione del sistema immunitario.
È stato dimostrato in numerosi studi come il microbioma cutaneo influenzi il decorso delle patologie epiteliali. La sua composizione è ampia e diversificata: Propionobacteria (es. P. acne), Micrococci o Corynebacteria, per esempio, sono presenti in modo stabile mentre altre specie come Staphylococcus aureus o Escherichia coli sono temporanee. Oltre ai batteri sono fisiologicamente presenti vari tipi di virus e funghi.
A determinare la predominanza di una specie rispetto ad un’altra è il livello di pH, l’integrità della barriera epiteliale e la risposta immunitaria.
L’infiammazione gioca un ruolo determinante nella maggior parte delle patologie, neoplasie incluse. È stato più volte dimostrato come un microbioma funzionale possa in generale contrastare l’instaurarsi dello stato di cronicità riducendo l’attivazione dei mediatori pro-infiammatori. A livello cutaneo contribuisce inoltre al mantenimento dell’integrità della barriera epiteliale.
Sebbene dunque il microbioma sembri rientrare nei meccanismi di protezione da carcinogenesi, mancano ancora studi su come possa influenzare la diffusione delle cellule cancerose. È stato inoltre più volte confermato di come un’adeguata esposizione a specie specifiche batteriche supporti un corretto sviluppo del sistema immunitario riducendo di conseguenza il rischio di carcinomi.
Microbioma intestinale, cutaneo e tumori cutanei: quale correlazione?
Molti sono gli studi che associano tumori gastrointestinali al microbioma intestinale. Helicobacter pylori, ad esempio, è stato dimostrato essere una delle principali cause di adenocarcinoma gastrico mentre sembrerebbe avere un ruolo protettivo nei confronti di quello esofageo e pancreatico. Il microbioma intestinale è dunque in relazione con altri organi. E per quanto riguarda la pelle?
L’asse microbioma gastro-cutaneo è implicato in diverse patologie quali acne, dermatiti atopiche o psoriasi. Terapie orali di probiotici (Lactobacillus paracasei), soprattutto se combinate ad applicazioni topiche, hanno riportato in questi casi benefici anche a livello dell’epidermide.
Alimentazione e tumori epiteliali
Una corretta alimentazione è senza dubbio un fattore importante nella prevenzione. Una dieta ricca di fibre, in particolare, oltre a modulare in senso positivo il microbioma intestinale sembrerebbe anche bilanciare il rischio di infezioni patologiche e di insorgenza neoplastica soprattutto a livello gastro-intestinale.
Le fibre, infatti, interagendo con il microbioma intestinale favoriscono la sintesi di vari metaboliti fra i quali il butirrato (o acido butirrico), un acido grasso a catena corta con funzioni di risorsa energetica e di controllo epigenetico delle cellule epiteliali. Una sua somministrazione come prebiotico potrebbe dunque ridurre il rischio di proliferazione cellulare incontrollata.
La capacità del microbioma epiteliale di convertire le fibre in metaboliti attivi nel contrastare il rischio tumorale rimane tuttavia ancora da accertare vista la scarsa letteratura disponibile.
Radiazioni UV: dannose o necessarie?
Le radiazioni UV, come anticipato, sono una tra le maggiori cause di tumori cutanei. Rivestono tuttavia un ruolo fondamentale anche nella sintesi della vitamina D3 la quale, essendo a sua volta è implicata nel ripristino delle normali funzionalità del microbioma durante un processo infiammatorio, è un agente di protezione da cancerogenesi indiretto.
La maggior parte dei batteri cutanei è sensibile all’esposizione solare e quindi ai raggi UV. Grazie all’analisi dei metaboliti prodotti in maniera dose-dipendente da queste specie possiamo risalire al livello di esposizione UV dell’individuo. I batteri del microbioma possono quindi essere utilizzati come marker predittivi di possibile rischio tumorale.
Basandoci su questo lavoro di revisione possiamo concludere che:
La relazione tra microbioma e tumore epiteliale è oggetto di studi ancora in corso
L’analisi dei metaboliti batterici potrebbe essere un efficace metodo di diagnosi tempestiva e dar seguito a terapie di prevenzione e trattamento innovative
La vitamina D ha un ruolo protettivo nei confronti delle neoplasie cutanee
L’assunzione orale di probiotici, soprattutto a base di Lactobacilli, potrebbe ridurre il rischio di patologie epiteliali
Una dieta ricca di fibre potrebbe rientrare nei fattori protettivi, oltre che per i tumori gastro-intestinali, anche per quelli cutanei
Questi dati rimangono ancora da confermare. Se sono al momento numerosi gli studi su microbioma intestinale e tumori gastrointestinali, scarseggiano invece quelli che indagano la relazione con quelli cutanei.