Diabete: il microbiota orale cambia al variare della glicemia

Il diabete può indurre cambiamenti nella composizione del microbioma orale e peggiorare lo stato di salute di denti e gengive.
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Diabete: il microbiota orale cambia al variare della glicemia

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Un gruppo di ricercatori al The Forsyth Institute, negli Stati Uniti, in collaborazione con il The Dasman Diabetes Institute, in Kuwait, ha dimostrato che malattie metaboliche, come il diabete, possono indurre cambiamenti nella composizione del microbioma orale e peggiorare lo stato di salute di denti e gengive.

Allo studio hanno partecipato oltre 8.000 adolescenti, dai quali sono stati prelevati campioni di saliva per misurare la concentrazione di glucosio, la carica batterica e la relativa frequenza di 42 ceppi batterici. Inoltre, è stato effettuato su tutti i partecipanti un esame del cavo orale e ne è stato calcolato l’indice di massa corporea.

Secondo quanto riportato sulla rivista PLOS ONE, precedenti studi, condotti sulla stessa popolazione di adolescenti, hanno dimostrato che i livelli di glucosio nella saliva sono indicativi della sua concentrazione nel plasma.

In particolare, una concentrazione di glucosio nella saliva minore di 1 mg/dl corrisponde a valori di glicemia considerati “normali”, ovvero inferiori a 100 mg/dl. Al contrario, concentrazioni maggiori di 1 mg/dl indicherebbero una condizione di iperglicemia.

I ricercatori hanno perciò deciso di suddividere gli 8.000 adolescenti in due gruppi, in base alla concentrazione di glucosio rilevata nei campioni di saliva, dimostrando che livelli superiori a 1mg/dl sono associati sia a un maggior rischio di carie e gengiviti, sia a una minore carica batterica e a una diversa composizione del microbioma orale.

Dal momento che il glucosio è una delle principali fonti di energia per la maggior parte dei batteri presenti nella bocca, era prevedibile che un cambiamento nella sua concentrazione all’interno del cavo orale causasse un’alterazione del microbioma. A sorprendere i ricercatori è stata invece la progressiva diminuzione della carica batterica all’aumentare dei livelli di glucosio.

Per spiegare i risultati ottenuti, gli studiosi hanno formulato un’ipotesi: l’iperglicemia sarebbe in grado di modificare l’ambiente microbico all’interno del cavo orale mediante l’acidificazione della saliva.

Questa ipotesi si basa su precedenti studi, secondo i quali, quando la glicemia supera gli 84,8 mg/dl, il glucosio inizia a passare dal plasma al cavo orale mediante trasportatori presenti nelle ghiandole salivari.

Una volta raggiunti alti livelli di glucosio nella saliva, aumenta anche la sintesi di metaboliti acidi da parte di batteri acidogeni, portando così a una diminuzione del pH della saliva, che a sua volta è in grado di interferire con la riproduzione dei batteri, alterando sia la concentrazione sia la frequenza relativa dei diversi ceppi.

L’acidificazione della saliva è nota inoltre per essere una delle principali cause dello sviluppo di carie e gengiviti. La riduzione del pH favorisce infatti l’espansione dei ceppi batterici cariogeni.

I dati ottenuti dai ricercatori vanno quindi di pari passo con quanto già dimostrato, dal momento che un’alta concentrazione di glucosio nella saliva è risultata associata a un aumento della percentuale sia di carie dentali, sia di arrossamento delle gengive rispetto agli adolescenti con bassi livelli di glucosio nella saliva.

L’ipotesi proposta per spiegare le variazioni a livello del microbioma salivare in risposta alle alte concentrazioni di glucosio presenti nella saliva. (http://dx.doi.org/10.1371/journal.pone.0170437)

Sulla base dell’ipotesi formulata, gli autori dello studio concludono che l’iperglicemia, tipica dell’obesità e del diabete di tipo 2, è associata a un maggior rischio di erosione dentale, carie e gengiviti.

Inoltre, i ricercatori sottolineano la necessità di condurre ulteriori studi, con lo scopo di valutare la possibilità che un’analisi della carica batterica e dei microrganismi presenti all’interno del cavo orale possa essere utilizzata per predire lo sviluppo di iperglicemia e di diabete di tipo 2.

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