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Dieta iperproteica: uno studio indaga gli effetti sul microbiota intestinale

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Dieta iperproteica: uno studio indaga gli effetti sul microbiota intestinale

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La dieta, come più volte dimostrato, è senza dubbio il principale fattore che modula la composizione e determina la funzionalità del microbioma intestinale.

Un team di ricercatori della Nanjing Agricultural University, Nanjing (Cina), ha voluto quindi analizzare gli effetti di un elevato apporto di proteine sul microbioma intestinale.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Anaerobe, ha messo a confronto per sei settimane ratti alimentati normalmente e ratti allevati con dieta iperproteica.

Per la determinazione qualitativa e quantitativa del microbiota, i ricercatori hanno collezionato settimanalmente campioni di feci analizzandoli con differenti tecniche strumentali tra le quali DGGE, PCR e gas cromatografia.

Infiammazione e stress ossidativo correlati alla dieta iperproteica

Una dieta ad alto contenuto proteico (45% dell’apporto nutritivo giornaliero totale) ha comportato, già nelle prime settimane, un incremento dei mediatori pro-infiammatori e del tasso di stress ossidativo a livello del colon oltre che un’alterazione strutturale del microbioma intestinale.

In particolare, la specie Escherichia coli è aumentata di 21, 5.06 e 6.23 volte rispettivamente a 1, 4 e 6 settimane.

Molto più numerose sono invece quelle che vengono a diminuire tra le quali le più significative sono Prevotella, Bifidobacterium, Akkermansia muciniphila, Ruminococcus bromii e Roseburia/Eubacterium rectale (p<0.05).

Questi ultimi sono batteri fisiologicamente implicati nella via di metabolismo dei carboidrati per la sintesi di acidi grassi a catena corta quali acido acetico, propionico e butirrico.

Il butirrato, in particolare, rappresenta una fonte energetica essenziale per gli enterociti, cioè le cellule epiteliali, e inoltre, assieme al propionato, ha proprietà anti-infiammatorie e protettive per l’epitelio stesso.

Importante è anche il loro ruolo, compreso l’acido acetico, nell’ostacolare la proliferazione di batteri patogeni.

Una loro diminuzione dovuta all’elevato apporto proteico porta dunque a un aumento di rischio di patologie intestinali.

È stato inoltre dimostrato in questo studio come, nei campioni fecali prelevati da ratti con dieta modificata, a diminuire fosse anche la concentrazione di immunoglobuline G (IgG), direttamente correlate alla quantità di butirrato presente.

Oltre agli acidi grassi precedentemente riportati, anche le IgG, hanno un ruolo protettivo per l’organismo legandosi agli antigeni di specifiche specie batteriche patogene, come E. coli, limitandone il contatto con l’epitelio.

In conclusione, possiamo dunque affermare che una dieta iperproteica:

  • modifica la composizione e la funzionalità del microbioma intestinale;
  • porta a un significativo aumento della concentrazione di E. coli determinando un incremento del rischio di patologie infiammatorie intestinali;
  • porta a una diminuzione, oltre che di IgG protettive, anche di numerose specie batteriche implicate nella sintesi di acidi grassi essenziali per il mantenimento della “buona salute” del microbioma intestinale;
  • il butirrato fecale, in particolare, potrebbe avere un ruolo come marker nel determinare lo status del microbioma intestinale.

Silvia Radrezza

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Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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