Disbiosi intestinale: fattore di rischio per ictus ischemico

Lo rileva uno studio recente. Possibile ruolo del microbioma anche nel determinare la prognosi.
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Disbiosi intestinale: fattore di rischio per ictus ischemico

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Stato dell'arte

Diversi studi hanno trovato una correlazione tra il microbioma intestinale e il rischio ischemico. Il ruolo delle popolazioni batteriche intestinali è tuttavia ancora da dimostrare.

Cosa aggiunge questa ricerca

Questa ricerca aggiunge una prospettiva innovativa sul ruolo del microbiota nell’insorgenza degli eventi cerebrovascolari ischemici. Sebbene vi siano limitazioni legate alla mancanza di rigorosi controlli di qualità degli studi inclusi e alla scarsità del campione totale, l’identificazione di una firma tassonomica specifica associata all’ictus ischemico suggerisce la possibilità di sviluppare interventi mirati.

Conclusioni

Le differenze nella composizione del microbioma intestinale tra pazienti con ictus ischemico e non ischemico indicano un potenziale impatto sulla funzione della flora intestinale, suggerendo un possibile aggravamento della condizione clinica e un’influenza sulla prognosi.

In questo articolo

A livello globale l’ictus rappresenta la seconda causa di morte e la terza di disabilità. Tra i due tipi di ictus, ischemico ed emorragico, il primo è il più comune e rappresenta circa il 70-80% dei casi. La patogenesi e i fattori di rischio per l’ictus ischemico sono intricati e complessi e le attività di prevenzione e trattamento sono difficili.

Studi recenti hanno evidenziato una stretta relazione tra disbiosi intestinale e insorgenza e prognosi negativa dell’ictus ischemico, probabilmente mediata da un asse di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale e il sistema gastrointestinale, noto come ‘microbiota-gut-brain axis’ (MGBA). 

Microbiota, metaboliti e ictus ischemico

Una revisione sistematica, pubblicata recentemente su Heliyon, ha valutato 24 articoli per analizzare le caratteristiche del microbioma in pazienti con ictus, ischemico e non, e controlli sani. 

Le comunità batteriche identificate nei due gruppi di soggetti erano caratterizzate da 4 phyla dominanti: Firmicutes, Bacteroidetes, Proteobacteria, e Actinobacteria

Tuttavia, gli autori hanno osservato, in 9 su 18 studi, che vi era una significativa differenza nella diversità alfa e beta tra soggetti con ictus ischemico e pazienti con ictus non ischemico, così come tre studi hanno mostrato che la severità dello stroke influenzava la diversità microbica. 

Lo squilibrio nell’abbondanza relativa di batteri che producono acidi grassi a catena corta (SCFA) modifica la via metabolica batterica, e disturbi nel livello dei metaboliti batterici, come ad esempio TMAO (trimetilammina N-ossido) o ridotti livelli di SCFA (in particolare acetato, propionato e butirrato) portano a significativi cambiamenti nella funzione della flora intestinale che possono peggiorare la gravità dell’ictus e la sua prognosi. 

Inoltre, uno studio evidenzia che i livelli sierici di TMAO sono un fattore di rischio indipendente per eventi cardiovascolari avversi e che elevati livelli di TMAO sono associati ad un aumento del rischio di ictus. 

Tuttavia, le evidenze di diversi studi erano contraddittorie; per esempio, per la Roseburia, che è un batterio produttore di SCFA, alcuni studi hanno dimostrato che l’abbondanza relativa nell’intestino dei pazienti con ictus ischemico è ridotta mentre altri hanno concluso che la sua relativa abbondanza è aumentata. 

Così come alcune evidenze indicano una riduzione dei livelli di TMAO nei pazienti con ictus, mentre altre suggeriscono una riduzione del rischio quando i livelli di TMAO sono maggiori. 

Nonostante ciò, un intervento volto a ridurre la concentrazione di TMAO dovrebbe, in linea teorica, ridurre la formazione di coaguli ematici e quindi prevenire l’insorgenza di eventi cerebrovascolari ischemici.

Conclusioni 

Gli Autori dello studio concludono pertanto che esistono differenze nella composizione del microbioma intestinale tra soggetti con ictus ischemico e non ischemico, con conseguenti cambiamenti nella funzione della flora intestinale che possono aggravare l’ictus ischemico e influenzarne la prognosi. 

Anche se questi risultati sono molto incoraggianti, la metanalisi presenta tuttavia dei limiti dettati principalmente dal tipo di studi inclusi che sono osservazionali. Per ottenere risultati più robusti, sarebbe necessario condurre studi con un campione più ampio di pazienti e stratificati in base a categorie di eventi cerebrovascolari più dettagliate.

Bruno Toscano

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