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Dolcificanti a base di stevia potrebbero alterare il microbiota intestinale

L'introduzione di glicosidi di stevia, steviolo e derivati, influenza negativamente l’equilibrio batterico aumentando il rischio di disbiosi.
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Dolcificanti a base di stevia potrebbero alterare il microbiota intestinale

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Stato dell’arte
La sensibilizzazione delle autorità regolatorie nell’abbassare il consumo di zucchero ha incentivato la ricerca e produzione di dolcificanti artificiali. Ma con quali effetti sul nostro organismo?

Cosa aggiunge questo studio
Scopo dello studio è stato valutare l’impatto di dolcificanti a base di stevia sulla comunicazione batterica con attenzione particolare al quorum sensing (QR), meccanismo che ne regola la proliferazione.

Conclusioni
I glicosidi della stevia, lo steviolo in particolare, interferiscono con l’interazione molecolare alterando potenzialmente la comunicazione tra batteri Gram-negativi tramite interazione con loro recettori. Ulteriori cautele vanno quindi considerate nell’uso e regolamentazione di questi prodotti.


Sebbene siano “amici della linea” per le pochissime calorie che apportano, i dolcificanti artificiali sembrerebbero avere effetti secondari sulla popolazione batterica.

Gli estratti di stevia a base di stevioside, rebaudioside A e steviolo, comunemente usati come sostituti dello zucchero, sembrerebbero alterare la comunicazione batterica andando a interagire con recettori essenziali per il controllo dei meccanismi proliferativi o quorum sensing.

Una maggiore attenzione andrebbe quindi posta sia da noi consumatori sia dalle autorità regolatorie per una legislazione più accorta su questi prodotti.

Lo concludono Victor Markus e colleghi della Near East University (Cipro) con uno studio pubblicato in questi giorni su Molecules.

Stevia e dolcificanti

Da quando i governi e gli enti sanitari hanno posto l’accento sull’importanza di ridurre il consumo di zuccheri, i dolcificanti sintetici hanno preso presto piede. Tra questi, quelli a base di Stevia rebaudiana sono forse i più comuni.

La pianta di origini sud-americane vanta un lungo utilizzo tra le popolazioni indigene come agente ipoglicemizzante e dolcificante. La capacità dolcificante la si deve in particolare al glicoside stevioside (~9,1% di tutti i glicosidi presenti), principale componente anche dei prodotti commerciali. A questo seguono Reb A (~2,3%), Reb C (~0,6%), e Dulc A (~0,3%).

La somministrazione di stevia ha però mostrato, in vivo, un impatto negativo sul microbiota intestinale, con alterazione di composizione oltre che metabolismo e segnalazione.

Reb A, ad esempio, sembrerebbe interferire con il trasporto di dopamina e con la tirosina idrossilasi. Alterazione nell’equilibrio batterico invece per lo steviolo. I meccanismi di interazione tra stevia e microbioma rimangono però da approfondire.

Scopo dello studio è stato quindi quello di valutare gli effetti degli estratti di stevia, dei glicosidi steviolo e Reb A in particolare e loro derivati, sulla comunicazione batterica AHL (N-acyl homoserine lactones) dipendente in quanto molecole segnale alla base del quorum sensing (QS) per Gram-negativi.

Ecco cosa ne è emerso dai test in vitro, dalle analisi di spettrometria di massa e dalle simulazioni di attività in silico.

Alterazioni nella comunicazione e nella proliferazione batterica

Al fine di testare il potenziale effetto della stevia sul QS, ossia il meccanismo di inibizione proliferativa da contatto messa in atto dai batteri per un controllo della proliferazione, i ricercatori ne hanno incubato gli estratti con il ricombinante bioluminescente E. coli K802NR-pSB1075.

  • in condizioni base, in assenza di 3-oxo-C12-HSL (N-(3-oxododecanoyl)-l-homoserine lactone) la produzione di luce si è mostrata estremamente ridotta. Una sua aggiunta esogena ha invece incrementato significativamente la produzione di luce supportando la buona riuscita della modifica genetica. Alla base di questa emissione, il legame e l’attivazione del recettore LasR coinvolto nella trascrizione di geni bioluminescenti
  • l’incubazione con il prodotto stevia commerciale ha invece notevolmente diminuito l’emissione di luce interferendo con il legame 3-oxo-C12-HSL e recettore
  • nessun effetto battericida è stato però riscontrato con l’incubazione di stevia

Per valutare poi l’effettiva presenza dei glicosidi è stata quindi condotta un’analisi di spettrometria di massa dimostrando che, come preventivato, stevioside e RebA e derivati erano i glicosidi principali.

Una volta purificati, gli estratti di stevia sono quindi stati incubati in differenti concentrazioni con ceppi esprimenti il reporter bioluminescente K802NR. Tranne che per RebA, si è evidenziata un’efficace inibizione nell’emissione bioluminescente concentrazione-dipendente.

Da ultimo, l’effettiva possibilità di interazione con il recettore è stata valutata e confermata in silico in particolare per steviolo. Steviolo, Reb A e stevioside invece non hanno mostrato una conformazione adatta per il legame recettoriale.

Conclusioni

In conclusione dunque, l’introduzione di glicosidi di stevia, steviolo e derivati in particolare, sembrerebbe influenzare negativamente l’equilibrio batterico interferendo nel networking e nella comunicazione batterica aumentando di conseguenza il rischio di problematiche legate a disbiosi.

Considerato l’aumento nel consumo di dolcificanti a base di stevia maggiore attenzione andrebbe quindi posta ai loro effetti sulla popolazione batterica.

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