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Il microbiota intestinale potrebbe avere un ruolo nello sviluppo dell’epatocarcinoma

L’indagine del microbiota epatico in presenza di tumore sembrerebbe poter facilitare la diagnosi e la caratterizzazione tumorale.
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Il microbiota intestinale potrebbe avere un ruolo nello sviluppo dell’epatocarcinoma

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Stato dell’arte
Il cancro al fegato è la quarta causa di morte per tumore. Tra i fattori predisponenti sembrerebbe esserci anche un’alterazione della barriera epiteliale intestinale con conseguente traslocazione batterica a livello epatico. Se e come questa “invasione” batterica sia da correlare a epatocarcinoma rimane da chiarire.

Cosa aggiunge questo studio
Scopo dello studio è stato quello di caratterizzare il microbiota associato a tumore vs zone non tumorali in pazienti con tumore epatico virale o non.

Conclusioni
Il microbiota potrebbe avere un ruolo nello sviluppo di carcinoma epatocellulare. In particolare, Romboutsia e Ruminococcus gnavus sono risultati i taxa caratteristici rispettivamente per cancro alle cellule primarie e infezione da epatite B e/o C.

Il microbiota potrebbe avere un ruolo nello sviluppo e nel decorso del carcinoma epatocellare. Il profilo del microbiota associato a tumore ha mostrato alterazioni con, ad esempio, un aumento di diversità nonostante Bacteroidetes, Firmicutes e Proteobacteria siano in generale i phyla dominanti. Ruminococcus gnavus ha poi mostrato valore di biomarcatore in presenza di epatocarcinoma virale (epatite B e/o C), Romboutsia per interessamento delle cellule primarie.

È quanto si conclude dallo studio di Seiga Komiyama e colleghi della Keio University di Tokyo (Giappone), di recente pubblicato su Scientific Reports.

Tumore del fegato: cause e fattori di rischio

L’epatocarcinoma è la quarta causa di morte per tumore. La prevalenza di carcinomi epatocellulari (HCC) interessanti le linee cellulari primarie è dell’80%.

Tra i fattori predisponenti anche infezioni virali (epatite B o C), alcol e patologie derivate (steatosi alcolica), tutti contribuenti a un processo di infiammazione cronica. Questo però non basta. Numerosi sono gli studi che indicano come la funzionalità della barriera intestinale e il microbiota siano correlati allo sviluppo di HCC.

Il meccanismo che ne sta alla base rimane tuttavia da chiarire. Il microbiota locale ha altrettanto un ruolo? Se sì, quali gli attori coinvolti? Questi i principali interrogativi dei ricercatori con di seguito i punti principali di quanto osservato.

Il ruolo del microbiota intestinale

Il microbiota epatico tra regione tumorale e non ha mostrato differenze di composizione. Infatti, sulla base di analisi PCR e di composizione:

  • il numero di ASVs (Amplicon Sequence Variants) nelle regioni tumorali sono risultate significativamente maggiori di quelle non tumorali sia in cellule tumorali primarie sia metastatiche (queste ultime in maniera non significativa)
  • alterazione marcata anche in termini di beta-diversity, soprattutto tra regione sana e metastatica
  • la classificazione tassonomica ha individuato Actinobacteria, Bacteroidetes, Firmicutes e Proteobacteria come phyla predominanti in pazienti con tumori primari o metastatici. Tra questi, un genere non coltivato Bacteroides della famiglia Lachnospiraceae e Romboutsia sono risultati distintivi per tumore alle cellule primarie, mentre un non classificato genere della famiglia Lachnospiraceae gruppo NK4A136 e un non coltivato di Muribaculaceae per quello metastatico

Andando poi ad analizzare un po’ più in generale il quadro clinico dei pazienti si è visto come una buona percentuale fosse infetta dal virus dell’epatite B (HBV, 13,04%), C (HCV, 19,57%) o entrambi (8,7%).  Dal confronto del microbiota associato a tumore di soggetti con o senza virus epatici si è visto che:

  • in tutti i gruppi il numero di ASVs rimane comunque superiori nelle regioni tumorali rispetto alle sane come la differenza di beta-diversity
  • il genere Lachnoclostridium è risultato caratteristico solo di HCC virali (quindi in soggetti con epatite). Analisi filogenetiche hanno poi rivelato un’omologia di sequenza (97%) con Ruminococcus gnavus presente nello 0,5-2% dei pazienti con virus in zone tumorali, nessuna traccia invece in regioni sane o in pazienti non virali. Nonostante la bassa espressione R. gnavus potrebbe rappresentare un marcatore di distinzione tra HCC virali e non

Conclusioni

Per concludere, è stato quindi caratterizzato il microbiota associato a tumore in cellule tumorali primarie o metastatiche, distinguendolo dalle regioni sane e identificando R. gnavus come possibile marcatore per HCC virali.

Queste evidenze sottolineano quindi come l’indagine del microbiota epatico in presenza di tumore possa facilitare la diagnosi e la caratterizzazione tumorale.

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