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Infezioni elmintiche modificano il microbioma intestinale con conseguenze a lungo termine

Le infezioni elmintiche influenzano la salute e impattano anche sul microbioma. Lo dimostra uno studio pubblicato su Communications Biology.
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Infezioni elmintiche modificano il microbioma intestinale con conseguenze a lungo termine

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Stato dell'arte
Le infezioni elmintiche impattano pesantemente sulla salute del paziente anche a livello del microbiota. Tra queste la schistosomiasi, particolarmente diffusa in Africa, per la quale è ancora poco nota la relazione con la componente batterica.
Cosa aggiunge questa ricerca
Scopo di questo studio è stato analizzare il resistoma e il microbioma intestinale di 113 bambini (1-5 anni) dello Zimbabwe affetti e non da schistosomiasi (Schistosoma haematobium) al tratto urogenitale.
Conclusioni
L’infezione influenza il microbioma intestinale, non il resistoma, indipendentemente dall’età, dal sesso e dall’ambiente quotidiano.

In questo articolo

Le infezioni elmintiche influenzano la salute dell’ospite e hanno un impatto anche sul microbioma. Infatti, indipendentemente dall’età, dal sesso o dal luogo di nascita, bambini con schistosomiasi urogenitale presentano anche un’alterata espressione di determinati ceppi batterici a livello intestinale. Di contro, il resistoma (l’insieme dei geni implicati nei meccanismi di resistenza antimicrobica), non sembra esserne influenzato.

È quanto dimostra lo studio di Derick Osakunor e colleghi della University of Edinburgh (Regno Unito), di recente pubblicazione su Communications Biology.

Infezioni elmintiche, un grosso problema sanitario

Soprattutto nel continente africano, le infezioni elmintiche rappresentano tuttora un problema sanitario considerevole interessando molto spesso le fasce più deboli.

Tra queste, la schistosomiasi (Schistosoma haematobium) che, colpendo il tratto urogenitale in età infantile, causa malnutrizione, alterazione della crescita e dello sviluppo cognitivo, riduce l’efficacia vaccinale e influenza la prognosi di eventuali altre co-infezioni.

Nonostante il trattamento con antielmintici sia generalmente efficace, i suoi effetti immunomodulanti possono influenzare l’ospite ben oltre l’eliminazione dell’agente infettivo, alterando il microbiota.

Lo studio inglese

Per approfondire questo aspetto ancora poco noto, i ricercatori hanno analizzato il microbiota intestinale e il relativo resistoma di 113 bambini dello Zimbabwe in età prescolare (1-5 anni), considerando come questo periodo di vita sia fondamentale per lo sviluppo del microbioma e del sistema immunitario che caratterizzerà l’individuo durante la vita adulta.

Dei 113 bambini, 18 sono risultati positivi all’infezione (15,9%) mentre il 27,6% ha riportato una precedente esperienza.

Dall’analisi dei campioni fecali (n=113) è emerso che:

  • 845 sono nel complesso i generi batterici identificati, appartenenti a 20 phyla, mentre 228 quelli micotici (6 phyla)
  • Bacteroidetes (genere Prevotella, Bacteroides, Alistipes), Firmicutes (genere Roseburia Eubacterium, Faecalibacterium, Clostridium) e Proteobacteria (genere Succinatimonas) sono, nell’ordine, i phyla batterici maggiormente espressi; Ascomycota (genere Protomyces, Aspergillus, Taphrina, Saccharomyces, Candida, Nakaseomyces), Microsporidia (genere Enterocytozoon), Zoopagomycota (genere Entomophthora) invece quelli micotici
  • età, villaggio, presenza e gravità dell’infezione influenzano i generi sia batterici sia micotici. Nessuna relazione invece con sesso, dieta o terapia farmacologica
  • la presenza dell’infezione influenza l’espressione di otto generi, 5 batterici (Pseudomonas, Azospirillum, Stenotrophomonas, Derxia, Thalassospira) e tre micotici (Aspergillus, Tricholoma, Periglandula). In particolare, Aspergillus, Tricholoma e Periglandula sono risultati aumentati nei pazienti positivi in relazione anche all’intensità della patologia.

Focalizzandosi poi sul resistoma:

  • 262 sono i geni di resistenza batterica identificati nel totale, 12 le classi farmacologiche interessate in primis antibiotici betalattamici, tetracicline, macrolidi, sulfonamidi e nitroimidazoli
  • nessuna relazione significativa è tuttavia emersa tra la loro espressione, l’infezione e variabili secondarie come età, sesso, villaggio, dieta o stato nutrizionale.

Conclusioni

Seppur in attesa di ulteriori approfondimenti, questo studio pone le basi per una maggiore conoscenza dell’interazione microbioma-infezioni parassitarie, nonché degli effetti di queste ultime sulla salute dell’ospite nel medio-lungo termine.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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