La crescita eccessiva di batteri intestinali resistenti agli antibiotici comporta un alto rischio di infezione, soprattutto nei pazienti ospedalizzati.
Di recente un gruppo di ricercatori ha scoperto che miscele di batteri isolati da donatori sani (i cosiddetti consorzi microbici) possono aiutare a tenere a bada i patogeni intestinali e gli organismi resistenti agli antibiotici.
I risultati, pubblicati su mBio, supportano l’utilità di condurre studi clinici per testare l’efficacia dei consorzi microbici.
Consorzi batterici e trapianto fecale
Questi consorzi sono stati sviluppati per superare alcune limitazioni del trapianto di microbiota fecale (FMT). Sebbene l’FMT si sia dimostrato efficace nel trattamento di pazienti con infezioni ricorrenti da Clostridioides difficile e nel ridurre la colonizzazione intestinale di organismi resistenti agli antimicrobici, i problemi di sicurezza e le prove inconcludenti sulla sua efficacia ne hanno limitato l’applicazione.
Per valutare il possibile utilizzo dei consorzi microbici come alternativa all’FMT, Ashley Rooney dell’Università di Toronto e i suoi colleghi hanno analizzato campioni di feci raccolti da studi precedenti che esaminavano consorzi microbici e trapianto fecale per il trattamento dell’infezione da Clostridioides difficile.
Contro le infezioni ricorrenti da Clostridioides difficile
I ricercatori hanno valutato 19 pazienti con infezione ricorrente da Clostridioides difficile che hanno partecipato a una valutazione degli effetti dell’FMT o di un consorzio microbico chiamato MET-2. I partecipanti presentavano un’abbondanza basale di Pseudomonadota/Proteobatteri nelle feci superiore al 10%.
Gli Pseudomonadota comprendono un’ampia varietà di batteri patogeni come Escherichia, Salmonella e Legionella.
Al basale, gli Pseudomonadota più abbondanti in entrambi i gruppi erano Klebsiella, Escherichia coli, Enterobacter cloacae e Citrobacter, e il numero di batteri resistenti agli antibiotici era simile tra i gruppi.
Un mese dopo il trattamento, nei pazienti che hanno ricevuto MET-2 sono stati riscontrati dati relativi al microbiota simili a quelli dei pazienti che hanno ricevuto l’FMT, come una diminuzione complessiva del numero totale di geni resistenti agli antibiotici e un aumento dei batteri produttori di butirrato.
Benefici duraturi
Rispetto all’FMT, il trattamento con MET-2 è stato associato anche a una maggiore diminuzione degli Pseudomonadota. Un mese dopo l’intervento, l’abbondanza di Pseudomonadota è scesa a circa lo 0,01% nei pazienti che hanno ricevuto MET-2 e al 2,2% in quelle che hanno ricevuto l’FMT.
In entrambi i gruppi, i benefici si sono protratti per più di 4 mesi dopo il trattamento.
«La somministrazione di un consorzio microbico per contrastare un’infezione ricorrente da Clostridioides difficile in partecipanti con un’elevata abbondanza relativa di potenziali agenti patogeni ha effetti simili all’FMT nel ridurre gli Pseudomonadota intestinali e i geni della resistenza antimicrobica», affermano gli autori.
Conclusioni
«Date le limitazioni pratiche e i potenziali problemi di sicurezza dell’FMT, riteniamo utile condurre trial che valutino l’utilità dei consorzi microbici per la decolonizzazione di agenti patogeni e la riduzione di geni di resistenza antimicrobica».