Ittero neonatale: agire sul microbiota intestinale per ridurre il rischio

Un'alta biodiversità del microbioma intestinale è associata a un minor rischio di sviluppare itterizia neonatale in bambini nati con parto cesareo.
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Ittero neonatale: agire sul microbiota intestinale per ridurre il rischio

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Stato dell’arte
L’itterizia, ossia l’accumulo di bilirubina nel siero, colpisce circa il 60% dei neonati e, nei casi più gravi, può comportare problemi di salute in età più avanzata. E’ dimostrato che il microbioma intestinale media il metabolismo della bilirubina e ha pertanto un posto di rilievo tra le opzioni terapeutiche e di prevenzione.

Cosa aggiunge questa ricerca
Alti livelli di biodiversità del microbioma intestinale sono associati a un minor rischio di sviluppare itterizia neonatale in bambini nati con parto cesareo. L’elevata abbondanza relativa di Bifidobacterium pseudolongum nel meconio riduce il rischio di insorgenza dell’ittero, indipendentemente dalla modalità di nascita..

Conclusioni
Le strategie di prevenzione e cura mirate al microbioma intestinale neonatale sono opzioni terapeutiche promettenti nel trattamento dell’ittero neonatale.



Alti livelli di biodiversità del microbioma intestinale sono associati a un minor rischio di sviluppare itterizia neonatale in bambini nati con parto cesareo. L’elevata abbondanza relativa di Bifidobacterium pseudolongum nel meconio ha invece dimostrato di ridurre il rischio di insorgenza dell’ittero, indipendentemente dalla modalità di nascita. È quanto afferma lo studio della Nanjing Medical University (Cina), coordinato da Tianyu Dong, di recente pubblicazione su Clinical and Translational Gastroenterology.

L’itterizia, ossia l’accumulo di bilirubina nel siero, è una condizione che colpisce circa il 60% dei nuovi nati e, nei casi più gravi, può causare problemi di salute in età più avanzata.

È stato dimostrato che il microbioma intestinale esercita un ruolo importante nel metabolismo fisiologico della bilirubina, poiché ne media la trasformazione e ne facilita l’eliminazione.

Tuttavia non è stato ancora del tutto chiarito il ruolo del microbioma espresso nel meconio, ovvero le prime feci del neonato, nello sviluppo dell’itterizia.

Per approfondire questo aspetto, i ricercatori hanno collezionato e confrontato i campioni di meconio di un totale di 301 neonati, 141 dei quali definiti “casi” in quanto affetti da itterizia (46.84%), mentre i restanti 160 sani sono serviti da controllo.

Variabilità e biodiversità del microbioma

Nel complesso la popolazione batterica del meconio è risultata essere composta prevalentemente da Firmicutes e Proteobacteria. Benché sia stata osservata una discreta variazione inter-individuale, né i valori di beta diversity né quelli di alpha diversity sono risultati statisticamente differenti tra i due gruppi sulla base dell’analisi PCoA (Principal Coordinate Analysis).

Neanche la modalità di nascita, parto cesareo vs naturale, sembra influire in maniera significativa su questi parametri.  

Alpha diversity e il rischio di itterizia neonatale

Attraverso un modello di regressione lineare, è stato valutato l’impatto dell’alpha diversity, espressa con l’indice di Shannon, sullo sviluppo di itterizia. Con un’analisi di stratificazione si è poi esaminato se, e in che modo, il tipo di parto e di alimentazione influenzino questo impatto e si è osservato che:

  • Un maggior peso alla nascita, una gestazione più prolungata e l’alimentazione in formula sono tutti fattori associabili a un minor rischio di itterizia
  • Un elevato indice di Shannon è correlato a un basso rischio di itterizia in bambini nati con parto cesareo. Tale rapporto non è stato osservato invece per quelli nati per via vaginale
  • L’indice di Shannon, e perciò l’alpha diversity, non è associato a itterizia indipendentemente dalla modalità di nutrizione (al seno, in formula o mista)

Differenze di microbioma tra casi e controlli nel gruppo dei nati con parto cesareo

Considerando la correlazione dimostrata tra biodiversità e il solo parto cesareo, i ricercatori si sono concentrati sui bambini nati con questa modalità, comparando il microbioma dei casi con quello dei controlli.

  • L’indice di Shannon nel sottogruppo dei casi ha mostrato valori inferiori rispetto ai controlli, sebbene in misura non statisticamente significativa
  • Sulla base dell’analisi LEfSe, B. pseudolongum in particolar modo, ma anche Pasteurellales, Pasteurellaceae e Clostridiales sono risultati più espressi nei controlli, mentre Cupriavidus nei casi

Abbondanza relativa di B. pseudolongum e rischio di itterizia neonatale

Dato che B. pseudolongum ha registrato il punteggio LEfSe maggiore, ne è stata valutata l’abbondanza relativa in rapporto all’effettiva occorrenza di itterizia nei bambini nati con parto cesareo. Questi ultimi sono stati suddivisi rispettivamente nel gruppo a maggiore e a minore espressione di tale batterio. I risultati sono stati comparati con quelli ottenuti da bambini nati con parto tradizionale.

  • Il gruppo dei nati con cesareo che aveva una maggiore abbondanza relativa di B. pseudolongum ha registrato il minor rischio di itterizia
  • L’abbondanza relativa di B. pseudolongum non ha espresso alcuna differenza sostanziale tra il gruppo dei nati con cesareo vs parto naturale
  • Un’elevata abbondanza relativa di B. pseudolongum è associata a un basso rischio di itterizia e ai valori di alpha-diversity.

Come sottolineano gli stessi autori, però, questo studio presenta alcune limitazioni tra le quali l’aver raccolto i dati di itterizia basandosi su questionari compilati dai genitori, il numero di soggetti inclusi relativamente ridotto e l’aver collezionato solamente i campioni di meconio, quando invece uno studio longitudinale avrebbe dato una visione più a lungo termine dei risultati ottenuti.

In conclusione dunque, la biodiversità batterica potrebbe rappresentare un fattore di protezione dallo sviluppo di itterizia anche se, a quanto sembra, solamente in bambini nati con parto cesareo. Di contro, un’elevata presenza di B. pseudolongum sembrerebbe un fattore di protezione più universale.

Le strategie di prevenzione e cura mirate al microbioma intestinale neonatale rappresentano perciò opzioni terapeutiche promettenti, seppur ancora in fase di studio, nel trattamento dell’itterizia dopo la nascita.

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