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Microbiota intestinale e obesità, una relazione sempre più pericolosa

Sebbene non sia stata ancora dimostrata una relazione causale tra obesità e microbi intestinali, i trattamenti basati sul microbiota possono aiutare a combattere l’obesità.
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Microbiota intestinale e obesità, una relazione sempre più pericolosa

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In questo articolo

Stato dell’arte
L’obesità è diventata una minaccia per la salute globale e si prevede che più di un miliardo di persone ne saranno colpite nel 2030. Studi su modelli animali hanno rivelato un legame tra il microbiota intestinale e il peso corporeo, ma nell’uomo non è stata ancora dimostrata una relazione causale.

Cosa aggiunge questa ricerca
I ricercatori hanno esaminato la letteratura scientifica per cercare nell’uomo prove del ruolo del microbiota intestinale nello sviluppo dell’obesità. Il team ha riassunto i risultati degli studi sugli animali e sull’uomo e ha fornito una panoramica degli approcci basati sul microbiota intestinale per contrastare l’obesità.

Conclusioni
Sebbene non sia stata ancora dimostrata una relazione causale tra obesità e microbi intestinali, i trattamenti basati sul microbiota possono aiutare a combattere l’obesità.

L’obesità è diventata una minaccia per la salute globale, tanto che si prevede che più di un miliardo di persone ne saranno colpite nel 2030. 

Sebbene non sia stata ancora dimostrata una relazione causale tra obesità e microbi intestinali, i risultati di una revisione della letteratura suggeriscono che i trattamenti basati sul microbiota possono giocare un ruolo nella lotta all’obesità. 

Microbi intestinali e peso corporeo

Diversi studi su modelli animali hanno rivelato un legame tra batteri intestinali e peso corporeo. Negli esseri umani, è stato osservato che i bambini che ricevono antibiotici nei primi anni di vita, così come quelli partoriti tramite parto cesareo, hanno un rischio maggiore di obesità rispetto ai bambini che non ricevono antibiotici nella prima infanzia o che nascono attraverso un parto vaginale. 

«Sebbene queste osservazioni siano convincenti, sono ancora limitate le prove a sostegno di un ruolo causale del microbioma intestinale nello sviluppo dell’obesità», affermano gli autori.

Per colmare questa lacuna di conoscenza, un gruppo di ricercatori guidato da Douwe de Wit della University of Amsterdam si è proposto di riassumere i risultati degli studi condotti sugli animali e sull’uomo che hanno rilevato una correlazione tra i microbi intestinali e l’obesità e fornire una panoramica degli approcci basati sul microbiota per contrastare questa condizione.

Cosa dicono gli studi su modelli animali

Studi sui topi hanno osservato un legame tra il microbiota intestinale e il peso corporeo e hanno dimostrato che il trasferimento di microbi intestinali da esseri umani magri a topi obesi riduce l’obesità in questi ultimi

Un altro studio ha dimostrato che gli animali trattati con antibiotici ad ampio spettro e che hanno ricevuto una dieta ricca di grassi hanno mostrato un aumento di peso e hanno riacquistato rapidamente massa grassa dopo la restrizione dietetica a seguito di un maggiore assorbimento dei lipidi da parte dei batteri Lactobacillus.

Inoltre, gli studi condotti sugli animali suggeriscono che i metaboliti microbici, come acidi grassi a catena corta (SCFA), sono importanti per controllare la sazietà e l’assunzione di cibo, ma non è ancora chiaro in che misura gli SCFA possano contrastare lo sviluppo dell’obesità. 

Allo stesso modo, non ci sono ancora prove che altri metaboliti derivati ​​dall’intestino, come gli acidi biliari, possano concorrere allo sviluppo dell’obesità, sebbene questi metaboliti siano coinvolti nel metabolismo energetico dell’ospite.

«In sintesi, gli studi sui roditori collegano inequivocabilmente il microbioma intestinale al metabolismo energetico e suggeriscono un suo ruolo nello sviluppo dell’obesità», affermano i ricercatori. «Tuttavia, viste le differenze anatomiche e nella composizione del microbiota, è possibile che i risultati ottenuti nei topi non siano confermati nell’uomo». 

Cosa dicono gli studi sull’uomo

Gli studi condotti sull’uomo hanno osservato una correlazione tra l’obesità nei primi anni di vita e l’uso di antibiotici durante la gravidanza. Inoltre, è noto che la modalità di parto influenza la colonizzazione intestinale del bambino. 

Numerosi studi hanno poi riscontrato nelle persone obese un’espressione alterata dei geni coinvolti nella funzione metabolica e una diminuzione della diversità microbica. 

Tuttavia, non è stata ancora rilevata una firma microbica o metabolica specifica per l’obesità.

Studi sui gemelli hanno identificato diverse vie metaboliche intestinali che sembrano essere preponderanti nell’obesità, ma sono necessari campioni più ampi per convalidare questi risultati e chiarire il ruolo dei diversi pathway.

Altri studi su soggetti obesi hanno dimostrato che gli antibiotici non hanno un impatto significativo sul metabolismo e non è chiaro in che misura i cambiamenti nella composizione del microbiota influenzino la perdita di peso o un suo aumento dopo un intervento di chirurgia bariatrica.

Terapie microbiome based per l’obesità

Precedenti studi hanno dimostrato che i trapianti di microbiota fecale possono alterare la composizione del microbiota intestinale del ricevente e favorire la perdita di peso negli individui obesi in combinazione con la chirurgia bariatrica o una dieta sana

Uno studio clinico in corso in Cina sta cercando di determinare se i trapianti di microbiota fecale possano ridurre l’obesità senza essere associati ad altre terapie.

Sono stati ottenuti risultati promettenti anche con i probiotici: ad esempio, Akkermansia muciniphila può alterare il peso corporeo nell’uomo, anche se non sono stati ancora chiariti i meccanismi alla base di questo fenomeno.

Anche i prebiotici e i postbiotici possono esercitare effetti positivi sulla regolazione del peso. Tuttavia, sono necessari studi più ampi per chiarire il loro ruolo nella riduzione dell’obesità.

Infine, batteri come le specie Escherichia coli, Bifidobacterium e Lactobacillus possono essere geneticamente modificati per produrre metaboliti benefici e composti farmaceutici. «Questi organismi geneticamente modificati potrebbero essere maggiormente efficaci rispetto ai probiotici classici grazie alla possibilità di progettare specificamente gli effetti desiderati e a una maggiore conoscenza del loro meccanismo d’azione».

Conclusioni

Studi futuri sulle specie benefiche, sui metaboliti derivati dall’intestino e sui componenti alimentari, nonché sulle loro interazioni con il corpo umano, potrebbero aprire le porte a nuove terapie basate sul microbiota. 

«In conclusione, sebbene le prove a sostegno di un ruolo causale del microbiota intestinale nello sviluppo dell’obesità siano ancora insufficienti, il suo coinvolgimento nel metabolismo energetico potrà essere utilizzato per lo sviluppo di nuove terapie contro l’obesità».

Giorgia Guglielmi
Giorgia Guglielmi è una science writer freelance residente a Basilea, in Svizzera. Ha conseguito il dottorato in Biologia all’European Molecular Biology Laboratory e il Master in Science Writing al MIT.

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