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Togliere l’appendice altera il microbiota e aumenta i rischi per l’intestino

La rimozione dell'appendice influenza la salute intestinale e immunitaria nel lungo periodo con maggior rischio di disturbi intestinali.
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Togliere l’appendice altera il microbiota e aumenta i rischi per l’intestino

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Stato dell’arte
L’appendice sembrerebbe essere implicata nel mantenimento dell’equilibrio del microbioma intestinale e immunitario. Le conseguenze di una sua rimozione (appendicectomia) sono però ancora poco esplorate.

Cosa aggiunge questo studio
Basandosi sul database del sistema sanitario nazionale, scopo dello studio è stato quello di valutare l’impatto a lungo termine dell’appendicectomia con particolare attenzione a disturbi infiammatori intestinali, infezioni e tumore al colon.

Conclusioni
Soggetti sottoposti ad appendicectomia hanno mostrato un maggior rischio di sviluppare morbo di Crohn, colite ulcerosa, infezione da Clostridium difficile, sepsi e tumore del colon-retto.

L’appendicectomia, ossia la rimozione chirurgica dell’appendice, sembrerebbe sì proteggerci da una pericolosa infezione nel breve termine, ma anche esporci nel lungo termine a un maggior rischio di disturbi intestinali, morbo di Crohn e colite ulcerosa in particolare, oltre che a infezioni da Clostridium difficile, sepsi e tumore colorettale. Ciò lo si deve al suo ruolo nel mantenimento dell’equilibrio del microbioma intestinale e del sistema immunitario.

Lo conclude lo studio di Seohee Lee e colleghi del Seoul National University Hospital di recente pubblicato su International Journal of Colorectal Disease.

A cosa serve l’appendice?

L’appendicectomia è uno degli interventi chirurgici più diffusi al mondo. Recenti evidenze hanno tuttavia dimostrato come l’appendice abbia un ruolo importante nell’interazione con la flora intestinale e la risposta umorale, influenzando la tolleranza immunitaria e la risposta a sostanze esterne collaborando con i linfonodi del tessuto gastrico.

Con l’abbondante biofilm batterico che la caratterizza ha poi mostrato di sostenere la proliferazione di specie commensali ostacolando quindi quella dei patogeni.

È ragionevole quindi pensare che la sua rimozione comporti un qualche effetto a livello microbico e/o immunitario. Per approfondire questo aspetto, ancora poco chiaro, i ricercatori hanno quindi analizzato retrospettivamente i dati clinici contenuti nel database del sistema sanitario coreano (National Healthcare Insurance Service o NHIS) di pazienti sottoposti all’intervento o meno dal 2005 al 2013.

L’attenzione si è in particolare concentrata sull’eventuale sviluppo di morbo di Crohn, colite ulcerosa, infezioni da C. difficile, sepsi e tumore del colon-retto.

Lo studio su appendicectomia e rischi successivi

Dai dati del database, 914.208 soggetti sono stati sottoposti ad appendicectomia, 2.050.226 sono invece stati identificati come controlli. Dopo il filtro per i criteri di inclusione dello studio, un totale di 829.866 soggetti sono risultati elegibili (243.422 con intervento e 243.422 controlli).

Confrontando la frequenza di comparsa delle patologie considerate nei due gruppi:

  • il gruppo sottoposto ad appendicectomia ha mostrato un’incidenza significativamente maggiore di morbo di Crohn (4,4%) e colite ulcerosa (1,78%) rispetto ai controlli
  • significativa anche l’associazione tra intervento e infezione da C. difficile, sepsi e tumore del colon-retto
  • l’età in cui è stato eseguito l’intervento non ha mostrato un impatto sugli outcome considerati
  • il gruppo intervento ha mostrato, in generale, un maggior accesso e utilizzo delle risorse sanitarie rispetto ai controlli

Conclusioni

Grazie all’elevato numero di soggetti inclusi e all’ampio periodo temporale considerato, questo studio conferma, dopo una serie di risultati contrastanti, come la rimozione dell’appendice influenzi la salute intestinale e immunitaria nel lungo periodo, suggerendo una maggiore attenzione nel praticare questo intervento, talvolta salvavita, ma solo nei casi necessari.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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