Il trapianto emopoietico allogenico impatta sulla componente micotica intestinale. Una preesistente disbiosi associata a una sovra-espressione di Candida parapsilosis sembrerebbe poi essere associata a peggiore decorso e ridotta speranza di sopravvivenza.
Un migliore monitoraggio della disbiosi micotica, non solo di quella batterica, potrebbe aumentare il successo di questo intervento.
È quanto dimostra lo studio di Thierry Rolling e colleghi del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York (USA), di recente pubblicato su Nature Microbiology.
Trapianto emopoietico allogenico e microbiota intestinale
Il trapianto emopoietico allogenico (allo-HCT) è l’intervento d’elezione per alcune patologie, maligne e non, del sangue. Data la profilassi che precede questo trattamento, l’impatto sulla componente batterica è stata ampiamente esplorato.
Ma i batteri sono gli unici ad esserne influenzati? Non sembrerebbe, anche se le conoscenze a riguardo sono molto più limitate. A tal proposito, i ricercatori hanno analizzato sia la componente batterica sia quella micotica di 1.279 campioni fecali (prima e dopo intervento) di 156 pazienti sottoposti ad allo-HCT confrontando le caratteristiche in base alla risposta all’intervento. Di seguito i principali risultati.
Il ruolo della candida parapsilosis
Il micobiota ha mostrato una dinamica differente dal microbiota batterico durante l’intervento. Infatti:
- sia la densità sia la diversità micotica hanno registrato una buona stabilità pre e subito dopo l’intervento. Profonde differenze tempo-dipendenti invece con i campioni raccolti nei giorni successivi;
- di contro, il trapianto ha comportato una marcata e veloce riduzione di densità e diversità batterica per poi stabilizzarsi nel tempo.
Una disbiosi non si identifica però solo in base a generali deviazioni di concentrazione e diversità. La composizione micotica è quindi stata analizzata più nel dettaglio dimostrando come:
- la specie C. parapsilosis (C. parapsilosis, C. orthopsilosis e C. metapsilosis) hanno dimostrato di coprire la maggior percentuale delle specie da coltura seguite da Saccharomyces cerevisiae e altre specie di Candida;
- un’iniziale predominanza di C. parapsilosis è associata a una maggiore β-diversity, a seguire campioni dominati da C. albicans;
- il 17% dei campioni (n=215) appartenti a 96 pazienti è risultato predominato da componenti micotiche, C. Albicans, C. parapsilosis e S. cerevisiae in particolare;
- i campioni nei quali predomina C. parapsilosis hanno mostrato di clusterizzare separatamente appena dopo il trapianto. Più distribuiti invece quelli caratterizzati da C. albicans.
L’attenzione si è poi spostata sull’individuare le interazioni inter-regno, batteri e funghi dimostrando come:
- la predominanza di C. parapsilosis è risultata associata a una maggiore riduzione della densità batterica rispetto a campioni senza una dominanza micotica. Modesto decremento invece con S. cerevisiae, nessun effetto in caso di C. abicans;
- l’alpha-diversity batterica non ha mostrato influenza in base alla predominanza batterica;
- campioni con predominanza di C. albicans hanno mostrato una parallela dominanza di Enterococcus. Co-dominanza anche per C. parapsilosis e specie di Staphylococcus e Streptococcus;
- un aumento di C. parapsilosis è risultato associato a un parallelo incremento della famiglia Staphylococcaceae e a una diminuzione di Enterococcaceae. Distinto profilo di correlazione invece per C. albicans e S. cerevisiae.
Disbiosi micotica intestinale
La disbiosi micotica intestinale si è poi riflessa su un’infezione nel torrente ematico. I casi di infezione circolante da Candida sono infatti risultati da una precedente espansione della stessa specie a livello intestinale. Non solo. L’equilibrio micotico intestinale ha mostrato correlazioni anche con l’outcome del trapianto allogenico.
Infatti, pazienti con una predominanza basale di C. parapsilosis hanno mostrato una minor sopravvivenza anche considerando fattori confondenti quali età, genere o co-morbilità. Tale associazione non si verifica invece se a predominare è C. albicans.
Per riassumere quindi:
- la disbiosi micotica di pazienti sottoposti a trapianto ematopoietico allogenico è riconducibile a una predominanza del complesso di C. parapsilosis con una parallela proliferazione di funghi intestinali;
- l’espansione micotica sembrerebbe essere facilitata da una riduzione della densità batterica;
- pazienti con una predominanza al basale di C. parapsilosis hanno dimostrato una speranza di vita minore.
Conclusioni
Identificare e monitorare la disbiosi micotica intestinale, non solo quella batterica, nel contesto del trapianto ematopoietico allogenico potrebbe perciò migliorare il successo terapeutico.