Numerosi studi hanno dimostrato una diversa composizione del microbiota intestinale nei bambini con disturbo dello spettro autistico (ASD) rispetto ai fratelli e ai soggetti sani. Ciò suggerisce che le alterazioni del microbiota svolgono un ruolo chiave nello sviluppo di questa patologia.
Per esaminare i risultati degli studi condotti negli ultimi sei anni in merito al legame tra autismo e microbi intestinali, un gruppo di ricercatori guidato da Anne Konkle della University of Ottawa (in Canada) ha analizzato la recente letteratura scientifica, utilizzando i database MEDLINE ed EMBASE. Sono state così selezionati 19 studi, che sono stati inclusi nella revisione sistematica pubblicata su Autism.
L’asse intestino-cervello nell’autismo
Molti studi hanno rivelato che una percentuale considerevole di pazienti con ASD manifesta anche disturbi gastrointestinali, tra cui costipazione, diarrea e reflusso gastrico.
Inoltre, la trasmissione di segnali tra il cervello, l’apparato digerente e i microbi che popolano l’intestino – noto come asse microbiota-intestino-cervello – ha dimostrato di influenzare in modo importante diverse funzioni cerebrali.
I microbi intestinali svolgono anche il compito di stimolare il sistema immunitario dell’ospite producendo metaboliti antinfiammatori come gli acidi grassi a catena corta e promuovendo il rilascio di molecole immunitarie.
Le citochine, come IL-1 e IL-6, hanno la capacità di attraversare la barriera emato-encefalica e portare al rilascio di cortisolo, i cui livelli aumentano in condizioni di stress.
Numerosi studi hanno quindi concluso che i disturbi gastrointestinali che si manifestano in caso di ASD potrebbero essere associati a un microbiota alterato (disbiosi intestinale), che a sua volta è correlato a una condizione di infiammazione, alterata funzione e permeabilità dell’intestino, comunemente denominata sindrome dell’intestino permeabile (leaky gut).
Alla ricerca di una firma microbica dell’autismo
Tra il 2013 e il 2018 diversi gruppi di ricerca si sono concentrati sull’identificazione di una “firma microbica” sia nei soggetti con ASD sia nei modelli animali di questa patologia. Tra i batteri che sono risultati più abbondanti nei bambini autistici sono inclusi Clostridium, Sutterella, Desulfovibrio e Lactobacillus. Altri studi hanno dimostrato una maggiore prevalenza di specie di lievito come Candida albicans nei bambini con ASD.
Poiché i dati emersi suggeriscono che un microbiota intestinale alterato potrebbe rendere un bambino con una predisposizione genetica all’ASD maggiormente a rischio di manifestare i sintomi di questa patologia, un numero crescente di studi ha valutato la possibilità di riequilibrare il microbiota intestinale con l’obiettivo di trattare l’autismo, per esempio utilizzando specifiche diete come quella chetogenica, nonché vitamine, prebiotici, probiotici e trapianti di microbiota.
Altri studi hanno provato a valutare i meccanismi molecolari alla base dell’asse microbiota-intestino-cervello. Nel complesso, i risultati ottenuti suggeriscono un ruolo del microbiota intestinale nello sviluppo dell’ASD.
Ancora scarse le evidenze solide
La maggior parte degli studi analizzati dalla revisione ha incluso campioni di piccole dimensioni, in particolare quelli condotti sull’uomo. Inoltre, la metà non era stato randomizzato o non includeva gruppi di controllo, limitando così la validità dei dati ottenuti.
Inoltre, se scarsamente valutati, fattori come l’uso e la modalità di somministrazione degli antibiotici e la dieta possono inficiare gran parte dei risultati emersi sull’associazione tra ASD e microbiota. Infine, rimane da chiarire se i dati ottenuti sui modelli animali possano essere traslati sull’uomo.
L’identificazione di biomarcatori specifici dell’ASD potrebbe aiutare a chiarire i meccanismi alla base dell’autismo e a migliorare i trattamenti per i pazienti affetti da questa condizione.
«Sono necessarie ulteriori ricerche condotte con metodologie rigorose per supportare e rafforzare l’affidabilità dei risultati ottenuti finora» concludono i ricercatori.