Non solo quando la malattia è conclamata: specifiche alterazioni del microbioma intestinale possono dare indicazioni anche su un futuro sviluppo di Alzheimer.
È quanto si riassume dallo studio di Joon Hyung Jung e colleghi della Seoul National University College of Medicine (Corea), di recente pubblicato su Plos One.
Microbiota intestinale e Alzheimer
In caso di Alzheimer, le alterazioni a livello di microbiota intestinale sono note. Stati di disbiosi sono infatti stati correlati, tra gli altri, a diversi disordini mentali-cognitivi.
La disfunzione cognitiva è clinicamente correlata alla deposizione di placche di β-amiloide, processo che inizia diversi anni prima della sintomatologia classica dell’Alzheimer. Agire in prevenzione seguendo i primi stadi è quindi fondamentale per una migliore assistenza nella progressione.
Ma la deposizione di amiloide è la sola indicazione di futuro Alzheimer? Considerando il ruolo batterico nella malattia conclamata, i ricercatori hanno voluto approfondire se specifiche alterazioni a livello di microbiota intestinale possano essere, allo stesso modo, biomarcatori diagnostici di malattia.
A tal proposito, sono stati coinvolti 78 pazienti (65-90 anni) cognitivamente normali con iniziale deposizione amiloidea (CN+Aβ, n=18) o meno (CN – Aβ, n=60) per poi confrontare il profilo microbico intestinale alla ricerca di caratteristiche uniche. Di seguito quanto emerso.
I risultati dello studio
Da un’analisi generale è risultato:
- in totale, sono stati identificati 227 generi e 333 specie
- Bacteroides, Prevotella, Faecalibacterium, un non classificato Lachnospiraceae e Coprococcus sono i 5 generi più abbondanti
- delle 333 specie, 149 sono state registrate in tutti i partecipanti, 231 solo per il gruppo CN+Aβ, 312 per la controparte
Andando quindi più nel dettaglio:
- i generi Megamonas, Serratia, Leptotrichia e Clostridium (famiglia Clostridiaceae) hanno mostrato un aumento di espressione nel gruppo CN+Aβ, contrapposto al decremento di CF231, Victivallis, Enterococcus, Mitsuokella e Clostridium (famiglia Erysipelotrichaceae)
- pathways relativi al processamento di informazioni genetiche sono risultati diminuiti nel gruppo CN+Aβ come del resto quelli relativi a crescita e morte cellulare. Aumentati invece quelli sul metabolismo di amminoacidi e segnalazione cellulare rispetto al gruppo CN – Aβ
- nessuna differenza significativa in termini di alfa- o beta-diversità tra i due gruppi.
Conclusioni
Per concludere quindi, sembrerebbe ci siano differenze in termini di espressione di determinati ceppi batterici in pazienti con e senza inizio di deposizione amiloidea senza nessun altro sintomo apparente.
Un monitoraggio della componente microbica intestinale servirebbe quindi come valido alleato nella prevenzione e gestione della patologia di Alzheimer.