La sclerosi multipla colpisce 2,5 milioni di persone in tutto il mondo, ma si sa ancora sulle sue cause e su quali fattori influenzano il decorso della malattia. Ora, i ricercatori hanno scoperto che la composizione del microbiota intestinale potrebbe determinare la remissione o le condizioni pro-infiammatorie in un modello murino di sclerosi multipla.
I risultati, pubblicati su Scientific Reports, mostrano per la prima volta che i microbi intestinali possono determinare la suscettibilità a diverse forme di sclerosi multipla. La condizione è una malattia autoimmune che rimuove le coperture protettive delle cellule nervose, portando a debolezza muscolare, cecità e persino morte.
Gli scienziati pensano che la malattia abbia inizio quando le persone geneticamente predisposte incontrano un innesco ambientale ancora sconosciuto, e studi precedenti hanno identificato particolari batteri presenti in quantità maggiori nell’intestino di persone con sclerosi multipla. Tuttavia non è ancora stato chiarito perché alcune persone sperimentano riacutizzazioni acute seguite da periodi di remissione, mentre altre mostrano un aumento della disabilità senza periodi di remissione.
Così Alexa Orr Gandy e i suoi colleghi della University of South Carolina School of Medicine, negli Stati Uniti, hanno utilizzato un modello murino di sclerosi multipla per valutare il ruolo del microbiota intestinale nel determinare se i topi sviluppassero la forma cronica-progressiva o recidiva-remittente della malattia.
Diversi decorsi di malattia
I batteri appartenenti al phylum Bacteroidetes, comprese le Bacteroidaceae, le Porphyromonadaceae e le Prevotellaceae, sono risultati sottorappresentati nei topi sani e presenti solo nei topi che sviluppavano la forma di sclerosi multipla recidiva-remittente. Alcune specie non ancora classificate di Parabacteroides sono risultate presenti esclusivamente nei topi recidivanti e remissivi, mentre i membri del philum Tenericutes sono anche più abbondanti nel gruppo recidivante-remittente rispetto ai topi sani.
In linea con i risultati precedenti, i batteri appartenenti al phylum Verrucomicrobia, in particolare il microbo Akkermansia muciniphila, è risultato presente solo nel gruppo cronico-progressivo. I batteri della famiglia delle Rickenellaceae che sono stati trovati nelle feci dei topi che hanno sviluppato la forma cronica-progressiva della malattia, erano abbondanti anche nei topi con la forma recidivante-remittente.
Biomarcatori microbici
I ricercatori sono stati in grado di identificare i batteri dell’intestino abbondanti in modo differenziale che possono fungere da biomarker per la sclerosi multipla. Per esempio, l’Akkermansia muciniphila, alcuni membri della famiglia delle Peptococcacee e le specie non classificate della famiglia delle Lachnospiraceae sono state identificati come biomarcatori del decorso della malattia progressiva cronica.
I batteri appartenenti alla famiglia Bacteroidales, i generi non classificati della famiglia Rikencellaceae e i Bacteroides acidifaciens sono stati identificati come biomarcatori del decorso della malattia recidiva-remittente.
I batteri Dorea e Lactobacillus sono stati invece identificati come biomarcatori di topi sani.
Sebbene sia necessario un maggior lavoro per capire come il microbiota intestinale modella il decorso della malattia nei topi e nelle persone, i risultati suggeriscono che diversi batteri intestinali potrebbero determinare la suscettibilità di un individuo a forme di sclerosi multipla a progressione cronica o recidive.
Traduzione dall’inglese a cura della redazione