Negli ultimi decenni, i ricercatori hanno dimostrato l’associazione tra il microbiota intestinale e numerose patologie, dall’obesità al cancro. I microrganismi intestinali sembrano influenzare non solo l’efficacia di alcuni farmaci anti-tumorali, ma anche lo sviluppo della neuropatia periferica (ovvero il dolore alle mani e ai piedi), un frequente effetto collaterale della chemioterapia. Grazie ai risultati ottenuti in un recente studio, pubblicato su Scientific Reports, i ricercatori hanno iniziato a capire come i batteri intestinali contribuiscono al dolore indotto dalla chemioterapia. Inoltre, questa ricerca potrebbe facilitare lo sviluppo di nuove terapie basate sul microbiota per ridurre la neuropatia periferica indotta dalla chemioterapia.
«La chemioterapia ha aumentato significativamente il tasso di sopravvivenza per tumori multipli», affermano i ricercatori. Ma effetti avversi come la neuropatia periferica possono avere un impatto drastico sulla qualità della vita del paziente, tanto da indurlo a interrompere il trattamento. Nonostante siano state ottenute sempre maggiori evidenze dell’influenza che i microbi intestinali possono avere sullo sviluppo della neuropatia periferica, rimane ancora da scoprire il meccanismo alla base del dolore indotto dalla chemioterapia.
A questo scopo, Edouard Cantin del Beckman Research Institute di City of Hope e il suo team di ricercatori hanno esaminato due gruppi di topi (sensibili o resistenti al dolore) che mostrano differenze significative nella loro suscettibilità al dolore indotto dalla chemioterapia.
Dolore indotto da chemioterapia
I ricercatori hanno inizialmente somministrato ai due gruppi di roditori un farmaco anti-tumorale, chiamato Paclitaxel. Quindi, è stata testata la sensibilità degli animali al caldo e al freddo e agli stimoli meccanici. Come previsto, i topi “sensibili” hanno mostrato sintomi di dolore indotto dalla chemioterapia, mentre i topi “resistenti” no.
Successivamente, i ricercatori hanno trattato i topi “sensibili” con antibiotici per “alterare” il loro microbiota intestinale. Questo trattamento ha reso i topi più resistenti al dolore indotto dalla chemioterapia. Lo stesso effetto è stato ottenuto quando sono stati somministrati batteri intestinali prelevati dai topi “resistenti”. «Questi dati mostrano che i batteri intestinali sono fondamentali per l’induzione dei sintomi della neuropatia indotta da Paclitaxel» affermano i ricercatori.
Coinvolti batteri e cellule immunitarie
I ricercatori hanno anche scoperto che le cellule della microglia (cellule immunitarie presenti nel cervello), proliferano nel midollo spinale dei roditori trattati con Paclitaxel che possiedono il microbiota dei topi “sensibili”, ma non in quelli con il microbiota dei topi “resistenti”.
Inoltre, i ricercatori hanno identificato le specie batteriche correlate ai livelli di cellule della microglia e al dolore. Per esempio, i membri della famiglia batterica Porphyromonadaceae sono risultati associati a un minor numero di cellule della microglia e a una riduzione del dolore. Secondo gli autori dello studio, questi risultati supportano l’ipotesi che le cellule della microglia siano responsabili del dolore indotto da Paclitaxel e che i batteri intestinali contribuiscano all’effetto collaterale del farmaco.
Ulteriori esperimenti hanno dimostrato che il trattamento con Paclitaxel riduce l’abbondanza di batteri Akkermansia muciniphila, che sono in grado di promuovere il funzionamento della barriera intestinale. «Questo risultato supporta ancora una volta la nostra ipotesi, ovvero che la la chemioterapia causi una disfunzione della barriera intestinale, con conseguente aumento dell’esposizione sistemica a prodotti e metaboliti batterici, che a sua volta promuove l’infiammazione che è alla base della sensibilità al dolore» affermano i ricercatori.
Traduzione dall’inglese a cura della redazione