Un recente studio clinico in fase iniziale, pubblicato su Nature Medicine, suggerisce che i probiotici contenenti Clostridium butyricum possano migliorare la risposta all’immunoterapia in pazienti con carcinoma renale avanzato.
I dati ottenuti confermano quanto già osservato in numerosi trial, ossia che la modulazione del microbiota intestinale può rappresentare una strategia per migliorare l’efficacia dell’immunoterapia nei pazienti oncologici.
Clostridium butyricum e acido butirrico
Precedenti studi avevano dimostrato che un prodotto probiotico chiamato CBM588, che contiene Clostridium butyricum, un batterio anaerobico in grado di produrre acido butirrico, è in grado di migliorare la risposta all’immunoterapia aumentando l’abbondanza di batteri intestinali benefici come il Bifidobacterium.
Sulla base di queste prove, Sarah Highlander del Translational Genomics Research Institute, Sumanta Pal del City of Hope Comprehensive Cancer Center e i loro colleghi hanno avviato una sperimentazione clinica per testare gli effetti di CBM588 in pazienti con carcinoma renale avanzato in trattamento con inibitori del checkpoint immunitario.
Lo studio sui pazienti con tumore renale metastatico
I ricercatori hanno analizzato 29 pazienti di età compresa tra 45 e 90 anni, tutti affetti da carcinoma renale metastatico.
La maggior parte dei partecipanti allo studio era di sesso maschile e presentava metastasi ai polmoni, ai linfonodi e alle ossa. Tutti i pazienti sono stati trattati con una combinazione standard di inibitori del checkpoint immunitario e a un gruppo di 19 soggetti è stata somministrata anche un’integrazione orale con CBM588.
La metà dei pazienti che hanno ricevuto solo inibitori del checkpoint immunitario e il 52% di coloro che hanno ricevuto anche CBM588 hanno sperimentato effetti avversi tra cui affaticamento, eruzione cutanea e diarrea.
I soggetti che hanno manifestato questi effetti collaterali erano caratterizzati da una maggiore abbondanza intestinale di batteri appartenenti alle specie Escherichia coli, Klebsiella e Blautia quando hanno iniziato il trattamento.
Dai dati ottenuti è emerso che coloro che hanno ricevuto CBM588 hanno risposto meglio agli inibitori del checkpoint immunitario e per un periodo di tempo maggiore, presentavano livelli più alti di bifidobatteri nelle feci e sono sopravvissuti più a lungo senza che il tumore progredisse.
CBM588 modula la risposta immunitaria
Successivamente, i ricercatori hanno analizzato i livelli ematici di citochine: nei soggetti trattati con la combinazione di immunoterapia e CBM588, rispetto ai pazienti trattati solo con l’immunoterapia, sono risultate più abbondanti 12 delle 31 citochine analizzate.
Questi risultati suggeriscono che CBM588 può contribuire a modulare la risposta immunitaria.
Il team ha anche esaminato i pathway metabolici dei microrganismi presenti nei pazienti, scoprendo che il pathway di biosintesi del dTDP-β-l-ramnosio era sovraregolato nei soggetti trattati con la combinazione di immunoterapia e CBM588.
Il ramnosio è un carboidrato non digeribile che può contribuire a generare il propionato, che ha un effetto antitumorale.
I risultati suggeriscono dunque che CBM588 aumenta l’attività degli inibitori del checkpoint immunitario; tuttavia, sono necessari studi più ampi per verificare se i risultati ottenuti possano essere estesi anche ad altre forme tumorali.