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Tumori: una review fa il punto sul ruolo del microbiota intestinale

Lo sviluppo del tumore è il risultato di vari fattori tra cui il microbiota. Una revisione di letteratura italiana ha descritto la correlazione tra microbioma intestinale e tumore.
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Tumori: una review fa il punto sul ruolo del microbiota intestinale

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Lo sviluppo di un tumore è il risultato di diversi fattori combinati fra loro tra i quali il sistema immunitario, la predisposizione genetica e l’ambiente sono stati considerati sin dall’inizio quelli fondamentali.

In questo contesto, prendono sempre più spazio anche l’infiammazione, lo stress ossidativo e, non da ultimo, il microbiota, aspetti per i quali tuttavia gli studi ad oggi disponibili non sono ancora non del tutto conclusivi.

Floriana Morgillo dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli e il suo team di ricercatori italiani hanno perciò voluto tirare le fila del discorso attraverso una revisione di letteratura, recentemente pubblicata su Neoplasia, attraverso la quale sono andati a descrivere le diverse implicazioni ad oggi riconosciute tra sviluppo tumorale, infiammazione, stress ossidativo e microbioma intestinale.   

Si tratta di un lavoro esaustivo e di ampio respiro, ma che noi qui tratteremo soltanto dal punto di vista del microbioma.

Quale ruolo ha il microbiota intestinale nello sviluppo tumorale?

Molti dei batteri intestinali si inseriscono a pieno titolo in numerosi processi infiammatori e immunitari che risultano coinvolti nell’eziologia tumorale soprattutto a causa delle loro proprietà metaboliche e della loro capacità di indurre o meno disbiosi con conseguente alterazione della permeabilità della membrana intestinale e sbilanciamento della produzione di mediatori pro-infiammatori e immunitari che raggiungono il circolo ematico.

Sono due le ipotesi principali.

La prima si appoggia a quanto appena ricordato sostenendo che alcuni batteri possono creare il terreno ideale per la crescita tumorale aumentando la loro produzione di mediatori pro-infiammatori partendo dal metabolismo delle sostanze che introduciamo con la dieta o alterando la risposta immunitaria, la seconda invece si basa sulle crescenti dimostrazioni di come il microbioma intestinale sia in grado, in alcuni casi, di antagonizzare la chemioterapia.

Questo succede ad esempio con l’immunoterapia anti-PD1 somministrata in caso di tumori epiteliali. L’alterazione della componente batterica indotta ad esempio da antibiotici compromette l’efficacia di questa terapia, soprattutto se ad esser carente è Akkermansia muciniphila. Di contro, l’abbondanza di Fusobacterium nucleatum in pazienti con tumore colon-rettale favorisce le ricadute dopo la chemioterapia.

Tuttavia, nonostante il crescente interesse in questo settore e l’estrema complessità e variabilità che si è delineata, non esiste ad oggi un protocollo di studio standard da applicare per indagare la relazione tra microbioma intestinale e cancro o interpretarne in maniera sistematica i risultati.

Le evidenze scientifiche più rilevanti riguardano nello specifico solo il legame tra componente batterica e tumori gastrointestinali, oggetto dunque della presente revisione.

Microbioma e tumore all’esofago

L’analisi 16S rRNA di un recente studio, ha mostrato due differenti tipologie di microbioma associate all’istologia del tratto esofageo.

Il primo tipo è risultato dominato dalla presenza di Streptococcus ed è stato associato a un tessuto fisiologico, il secondo ha rilevato invece una maggior espressione di batteri gram negativi, anaerobi e microaerofili, tipici della condizione patologica denominata “esofago di Barrett” che si verifica quando il normale tessuto di rivestimento viene sostituito da epitelio (mucosa) molto simile a quella presente nello stomaco o nel duodeno.

In questo contesto appare ancora incerto inoltre il ruolo di Helycobacter pylori. Sembrerebbe infatti avere un ruolo protettivo nel breve termine ma, a causa della condizione acida e di reflusso che si instaura in seguito a infezione a livello dello stomaco, porta a lungo andare alla compromissione della flora e della parete esofagea con rischio di tumore.

Microbioma e cancro allo stomaco

Il coinvolgimento di Helycobacter pylori sembra invece molto più definito e accertato per il tumore gastrico considerando come circa il 2% dei soggetti che presentano segni di infezione sviluppano la neoplasia, percentuale che si abbassa notevolmente se viene praticata la corretta terapia anti-batterica.

H. pylori non è tuttavia il solo ad essere implicato nella carcinogenesi dello stomaco. Dal confronto delle mucose di soggetti sani con quelle di pazienti è infatti emerso come i primi presentino abbondanza di Epsilonproteobacteria ed Helicobacteriaceae mentre i secondi di Bacilli e Streptococcaceae.

Microbioma e tumore al colon-retto

Rappresenta una delle più frequenti cause di morte da cancro primariamente correlata a fattori di rischio quali età, dieta, obesità, fumo, sindromi metaboliche e microbioma alterato in risposta a tutti questi aspetti.

È degli ultimi anni infatti la scoperta che la composizione del biofilm che va a rivestire gli adenomi del colon (tumori epiteliali benigni) presenta un tratto peculiare rispetto al tessuto sano adiacente in quanto caratterizzata dalla presenza di Bacteroidetes e Firmicutes, Lachnospiraceae, Clostridium, Ruminococcus e Butyrivibrio in particolare. A questi vanno ad aggiungersi Fusobacteria e Gamma-proteobacteria.

Per quanto riguarda invece il carcinoma al colon-retto vero e proprio, i Fusobacteria risultano nuovamente agenti predisponenti, soprattutto il ceppo Fusobacterium nucleatum, oltre che Bacteroides fragilis ed Enterococcus faecalis. Questi ultimi sono infatti in grado di alterare i meccanismi di apoptosi favorendo la proliferazione delle cellule cancerose.

Microbioma e carcinoma epatico

Il 90% degli epatocarcinomi deriva da un’infiammazione cronica a carico del fegato a sua volta causata da virus, alcolici, sostanze tossiche ecc.

È inoltre ben documentato in letteratura come anche il microbioma intestinale risulti implicato nell’eziologia e nel decorso delle patologie epatiche, sia per un canale anatomico di comunicazione diretta tra intestino e fegato sia per la condivisione di vari pattern metabolici.

Tuttavia, tra tutti, Helicobacter sp. potrebbe avere un ruolo di prim’ordine nello sviluppo di carcinoma epatico.

Conclusioni

In conclusione dunque, la disbiosi intestinale, associata all’infiammazione e agli altri fattori predisponenti universalmente riconosciuti, potrebbe essere ancora una volta una delle chiavi di lettura fondamentali nel capire le cause dell’insorgenza di un tumore rispetto ad un altro.

Gli autori però, data soprattutto la carenza di metodologie standard per l’interpretazione degli studi condotti a tal proposito, sottolineano la necessità di ulteriori conferme.

Ad ogni modo, la nostra componente batterica che pian piano stiamo andando a scoprire offrirà sicuramente una vasta gamma di opportunità terapeutiche anche nel campo dell’oncologia.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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