Sebbene molti studi abbiano caratterizzato i batteri che abitano l’intestino nelle prime fasi della vita, si sa poco del viroma intestinale infantile, la comunità di virus che abita il tratto gastrointestinale.
Una nuova ricerca suggerisce che i bambini acquisiscono il proprio viroma intestinale dalla dieta e dall’ambiente piuttosto che dalle loro madri.
«Abbiamo scoperto che la diversità del viroma infantile non è determinata dal contatto con la propria madre, ma più probabilmente deriva dall’alimentazione, dall’ambiente e dalle infezioni», affermano gli autori dello studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Cell Host & Microbe. «In futuro saranno necessari ulteriori studi per determinare in che modo la presenza/assenza o la persistenza di alcuni virus patogeni contribuisca allo sviluppo di patologie più avanti nella vita».
È stato dimostrato che la composizione del microbiota dei neonati influenza lo sviluppo del sistema immunitario e la salute anche in età adulta.
Limiti tecnici hanno finora ostacolato la caratterizzazione del primo viroma umano e la maggior parte degli studi sui neonati ha incluso campioni di piccole dimensioni per brevi periodi di tempo.
Per colmare questa lacuna di conoscenza, i ricercatori guidati da Charles Chiu della University of California San Francisco hanno esaminato e confrontato i viromi di 53 neonati e delle loro madri nell’arco di tre anni.
Viroma intestinale nei neoati
I ricercatori hanno raccolto circa 9 campioni di feci per bambino da 2 settimane dopo la nascita a 3 anni d’età e 5 campioni di feci dalle madri in un periodo di circa 15 mesi.
Dai risultati ottenuti è emerso che il viroma infantile è composto principalmente da virus alimentari e ambientali, virus dell’ospite umano e fagi.
I virus più abbondanti sono risultati i fagi delle famiglie Microviridae e Siphoviridae e i virus dell’ospite umano appartenevano alle famiglie Picornaviridae e Anelloviridae.
Il viroma delle madri era invece composto principalmente da virus acquisiti con la dieta e dall’ambiente, come Virgaviridae, oltre a fagi come Microviridae e Inoviridae. I virus dell’ospite umano sono stati trovati raramente nel viroma materno.
Con il passare del tempo i fagi dei bambini sono diventati più simili a quelli del viroma delle loro madri. In particolare, sono risultate diminuite le proporzioni dei virus dell’ospite umano, mentre sono aumentate quelle dei fagi, dei virus alimentari e ambientali.
Virus non caratterizzati
All’età di tre anni, i virus dell’ospite umano sono risultati ancora diversi da quelli del viroma materno.
Inoltre, sebbene sia le madri sia i bambini presentassero alti livelli di Microviridae, Virgaviridae, Siphoviridae e crAssphage, le madri avevano livelli minori di Anelloviridae, Caliciviridae, Picornaviridae e Podoviridae.
I ricercatori hanno anche individuato virus precedentemente non descritti solo nel viroma materno, ma non nel viroma infantile.
«Per spiegare questi dati sono state formulate diverse ipotesi: è possibile che siano stati identificati nuovi virus animali che sono semplicemente componenti di alimenti, oppure è possibile che le madri abbiano acquisito infezioni da nuovi virus dell’ospite umano, vista la varietà della loro dieta e la più lunga esposizione ai virus rispetto ai bambini». spiegano i ricercatori.
Conclusioni
I risultati supportano dunque ricerche precedenti, secondo le quali il viroma neonatale è correlato solo per il 15% a quello materno.
Ciò suggerisce che l’ambiente, compreso il latte materno, la pelle e le superfici contaminate, è in grado di influenzare la colonizzazione virale dell’intestino infantile.