Un aiuto nella prevenzione dell’artrite reumatoide potrebbe arrivare dal microbiota della bocca. Il batterio Glaesserella parasuis (prima noto come Haemophilus parasuis o Hps) è un noto patogeno dei suini, tuttavia alcuni recenti studi hanno dimostrato che esistono non soltanto analogie tra questo batterio e un antigene collegato all’artrite reumatoide nell’uomo, ma anche di attivare in maniera similare la risposta immunitaria mediata da cellule T con danneggiamento del collagene articolare e degenerazione della patologia.
È quanto rivela uno studio condotta da Gabriele di Sante e colleghi dell’Università Cattolica – Fondazione Policlinico Gemelli di recente pubblicato su Frontiers in Medicine.
Glaesserella parasuis e artrite reumatoide
L’artrite reumatoide è un’infiammazione cronica e progressiva delle articolazioni. La suscettibilità alla malattia è principalmente su base genetica e auto-immune.
Anticorpi diretti contro proteine quali vimentina, collagene di tipo 2 ecc. sono prodotti dall’ospite e vanno ad attaccare e alterare la normale struttura cellulare scatenando l’infiammazione.
L’autoantigene Coll 261−273 ha però dimostrato analogie con ceppi batterici spesso riscontrati nell’uomo tra i quali Glaesserella parasuis, noto patogeno pro-artritico, ma solo (fino ad ora) individuato nei suini.
Il consumo di carne appartenente ad animali infetti ha fatto però registrare un aumento di casi anche nei consumatori. E questo dato ha gettato nuova luce su un suo possibile coinvolgimento anche nell’uomo.
I risultati dello studio italiano
Al fine di approfondire questa eventuale relazione, i ricercatori hanno quindi confrontato la presenza di G. parasuis nel fluido cerebrospinale e sinoviale, crevicolare (gengivale) e nei tessuti cerebrali di pazienti con diagnosi di artrite reumatoide (RA, n=47), artrite infiammatoria periferica indifferenziata (UPIA, n=22) vs controlli sani (n=31).
A ciò è stato poi associato il monitoraggio della risposta immunitaria anti Coll 261−273. Di seguito i principali risultati.
Valutando la presenza di Hps in base alla condizione clinica, DNA batterico è stato registrato a livello del liquido crevicolare nel 57,4% dei pazienti con RA e 31,6% dei controlli. Risposta anticorpale anti-Hps mediata da IgM e IgG correlabile invece con età e durata della malattia. In particolare:
- nel gruppo RA i livelli medi di IgG anti-Hps sono risultati significativamente maggiori rispetto ai controlli
- i livelli di IgM specifiche hanno registrato un aumento proporzionale alla durata e alla fase della malattia (attiva, in remissione o recidiva) nel gruppo RA, andamento contrario nel gruppo UPIA
- correlazione inversa nel gruppo RA invece tra l’età dell’insorgenza della malattia e il titolo anticorpale (IgM specifiche quali anti-VtaA-9/10). Nessuna associazione invece nel gruppo UPIA. In soggetti sani invece i livelli IgM anti-VtaA10 sono risultati più alti nell’età adulta-anziana suggerendo come la siero-conversione avvenga fisiologicamente, ma solo in un secondo periodo
Una volta confermata la presenza di Hps e la sua capacità di stimolare risposta immunitaria, i ricercatori ne hanno valutato la specificità di attaccare il collagene di tipo 2, struttura cellulare fondamentale nonché principale bersaglio della patologia artritica.
Linfociti T specializzati (HLA-DRB1*04pos) hanno infatti mostrato di attivarsi contro il collagene di tipo 2, si attivano anche in risposta al batterio con produzione di interleuchine infiammatorie quali IL-17 o IL-13.
A innescare la risposta sembrerebbe essere una sequenza di 9 aminoacidi che potrebbe fungere da auto-antigene nell’artrite reumatoide presente sia nel collagene di tipo 2 (Coll261−273), che in un peptide simile derivato dal batterio (il VtaA10 755−766), che differisce da Coll261−273 per un solo aminoacido.
Conclusioni
Se l’ipotesi di un attivo ruolo di Hps VtaA10+ nell’eziopatogenesi di artrite reumatoide venisse confermata da ulteriori studi, un vaccino specifico potrebbe rappresentare una valida strategia di prevenzione per i soggetti geneticamente più a rischio di sviluppare la malattia o, nel caso di soggetti già diagnosticati, di controllo delle recidive.