L’artrite reumatoide, una malattia debilitante che danneggia le articolazioni, è una delle condizioni autoimmuni più comuni.
Secondo un recente studio condotto su topi e pazienti affetti dalla malattia o ad alto rischio di svilupparla, una specie di batteri presenti nel microbiota intestinale può indurre la produzione di molecole autoimmuni nocive nelle prime fasi dell’artrite reumatoide.
I risultati, pubblicati su Science Translational Medicine, potrebbero favorire lo sviluppo di un approccio terapeutico volto a eliminare i batteri intestinali che innescano la risposta immunitaria.
Dalla disbiosi intestinale all’artrite reumatoide
Precedenti studi avevano già dimostrato la produzione di autoanticorpi nelle persone a rischio di artrite reumatoide prima dello sviluppo della malattia clinica e la presenza di alterazioni del microbiota intestinale correlate all’artrite reumatoide.
Per valutare se i microbi intestinali fossero in grado di innescare questa condizione, generando risposte immunitarie locali, Kristine Kuhn della University of Colorado Anschutz Medical Campus e i suoi colleghi hanno analizzato gli autoanticorpi di persone con artrite reumatoide o ad alto rischio di svilupparla.
Sotto accusa Lachnospiraceae e Ruminococcaceae
I ricercatori hanno raccolto campioni di sangue da quattro soggetti a rischio di sviluppare l’artrite reumatoide e due nelle prime fasi della condizione.
Il team ha scoperto che gli anticorpi hanno reagito non solo contro antigeni specifici per l’artrite reumatoide, ma anche contro i batteri intestinali.
Più del 50% dei microbi legati dagli anticorpi proveniva dalle famiglie batteriche Lachnospiraceae e Ruminococcaceae.
Per studiare le risposte immunitarie nei confronti di specifiche specie di Lachnospiraceae e Ruminococcaceae, i ricercatori hanno isolato i microbi intestinali da una persona con artrite reumatoide che aveva un’abbondanza maggiore del 40% di queste famiglie batteriche nelle feci.
Un ceppo di Subdoligranulum è risultato in grado di legarsi agli autoanticorpi e di attivare linfociti T infiammatori.
Risposte autoimmuni ai batteri
I topi colonizzati con il ceppo Subdoligranulum hanno mostrato segni di artrite reumatoide, compresi l’infiammazione delle articolazioni e il gonfiore delle zampe.
Inoltre, è stato rilevato un aumento dei livelli ematici di autoanticorpi correlati all’artrite reumatoide e di linfociti Th17, che, tra le altre funzioni, sono in grado di aiutare le cellule B a produrre anticorpi e di reclutare altre cellule immunitarie nei siti di infiammazione.
I risultati indicano che il ceppo Subdoligranulum, denominato dai ricercatori Subdoligranulum isolato 7, induce le cellule immunitarie a innescare risposte autoimmuni a livello delle articolazioni.
Conclusioni
«I nostri dati suggeriscono dunque un pathway attraverso il quale il microbioma intestinale e la risposta immunitaria a livello della mucosa intestinale possono portare all’autoimmunità sistemica e allo sviluppo dell’artrite reumatoide nell’uomo», concludono i ricercatori.