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“Ringiovanire” il microbiota con trapianto fecale autologo: una proposta provocatoria?

I ricercatori della Harvard Medical School propongono di conservare in una biobanca campioni di feci per l’eventuale trattamento futuro di malattie mediante trapianto fecale (FMT) .
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“Ringiovanire” il microbiota con trapianto fecale autologo: una proposta provocatoria?

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Stato dell'arte
La dieta e lo stile di vita occidentali hanno alterato il microbiota intestinale umano aumentando il rischio di sviluppare condizioni tra cui asma, allergie e malattie dell’apparato digerente. È stato quindi proposto di ripristinare un microbiota “preindustriale”, ad esempio trapiantando materiale fecale da donatori provenienti da società non industriali.
Cosa aggiunge questa ricerca
Invece di ripristinare un microbiota “preindustriale”, i ricercatori propongono di “ringiovanire” il microbiota raccogliendo campioni di feci di un individuo giovane e sano, per poi utilizzarli per un trapianto fecale in caso lo stesso soggetto sviluppi in seguito una malattia. Un approccio simile è già stato esplorato da alcune biobanche che propongono di depositare le proprie feci per il trattamento futuro di un’eventuale infezione da Clostridioides difficile. Gli autori dello studio suggeriscono di offrire questo servizio su larga scala per il trattamento di molte altre malattie.
Conclusioni
Conservare in una biobanca le feci per un uso futuro presenta molte difficoltà pratiche: in futuro sarà quindi necessario valutare i costi e testare i tempi e le procedure di conservazione delle feci, nonché le tecniche di scongelamento e coltivazione.

In questo articolo

La dieta e lo stile di vita occidentali hanno alterato il microbiota intestinale umano aumentando il rischio di sviluppare condizioni tra cui asma, allergie e malattie dell’apparato digerente. 

In un opinion article pubblicato su Trends in Molecular Medicine, Yang-Yu Liu della Harvard Medical School e i suoi colleghi propongono di “ringiovanire” il microbiota raccogliendo campioni di feci per l’eventuale trattamento futuro di malattie mediante trapianto fecale (FMT) .

«Sulla base degli studi già pubblicati sul trapianto di microbiota, prevediamo che i riceventi trarranno vantaggio dal ringiovanimento del loro microbioma in molteplici situazioni cliniche correlate al microbiota», affermano gli autori. 

Tuttavia, la conservazione delle feci presenta numerose difficoltà sia economiche sia pratiche.

Trapianto di microbiota: cosa sappiamo

La comunità di microbi che popolano l’intestino favorisce la digestione e lo sviluppo del sistema immunitario e tiene a bada gli agenti patogeni. 

Diversi studi hanno dimostrato che alterazioni della composizione del microbiota intestinale, che sono spesso legate a una dieta e uno stile di vita occidentalizzati, sono associati allo sviluppo di condizioni come allergie, obesità, diabete e malattie infiammatorie intestinali.

In passato è stato proposto di ripristinare un microbiota “preindustriale” utilizzando campioni di microbiota provenienti da popolazioni di cacciatori-raccoglitori non industriali (ad esempio, gli Hadza in Tanzania). 

Tuttavia, non è stata ancora dimostrata l’effettiva efficacia di questo trattamento.

Yang-Yu Liu e i suoi colleghi hanno proposto invece di “ringiovanire” il microbiota con un trapianto fecale autologo raccogliendo campioni di feci in giovane età e conservandoli in una biobanca per un eventuale uso futuro», affermano gli studiosi.

Biobanca di microbiota 

Un approccio simile è già stato esplorato da alcune biobanche che propongono di depositare le proprie feci per il trattamento futuro di un’eventuale infezione da Clostridioides difficile, contro la quale l’FMT si è dimostrato efficace. 

Gli autori dello studio propongono di offrire questo servizio su larga scala per il trattamento di molte altre malattie.

«Concettualmente, il ringiovanimento del microbioma intestinale umano mediante la raccolta delle feci e il trapianto di microbiota autologo è paragonabile alla raccolta del sangue del cordone ombelicale per un trapianto autologo di cellule staminali», affermano gli autori. 

Tuttavia, ci sono maggiori possibilità di utilizzare campioni di feci rispetto al sangue del cordone ombelicale.

Conservare in una biobanca le feci presenta però molti problemi pratici: in futuro sarà quindi necessario testare i tempi e le procedure di conservazione delle feci, nonché le tecniche di scongelamento e coltivazione.

Quanto costerà?

Inoltre, la conservazione delle feci potrebbe essere accessibile solo per chi è in grado di sostenere le spese necessarie. 

«Il lavoro di noi ricercatori è fornire una soluzione scientifica che possa apportare benefici al benessere umano», afferma Yang-Yu Liu. «Lo sviluppo di un modello di business ragionevole e di una strategia economica che renda questa procedura alla portata di tutti richiede però la collaborazione anche degli imprenditori e, probabilmente, dei governi».

Giorgia Guglielmi
Giorgia Guglielmi è una science writer freelance residente a Basilea, in Svizzera. Ha conseguito il dottorato in Biologia all’European Molecular Biology Laboratory e il Master in Science Writing al MIT.

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