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Grasso addominale: individuati batteri intestinali con funzione preventiva

Il grasso addominale incide sul microbiota intestinale in relazione al sesso. Uno studio pubblicato su Biofilm and Microbiomes lo dimostra.
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Grasso addominale: individuati batteri intestinali con funzione preventiva

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Stato dell'arte
La relazione tra microbiota intestinale e obesità è comprovata. Rimane invece da chiarire quanto incida negli individui obesi il genere e l’accumulo di grasso addominale sulla composizione batterica.
Cosa aggiunge questa ricerca
Attraverso questo studio è stata indagata in 610 donne e 349 uomini l’associazione del microbiota intestinale sia con l’accumulo di grasso addominale (VFA) sia con l’indice di massa corporea (BMI).
Conclusioni
Differenze di abbondanza significative genere-dipendenti sono emerse in relazione ai phyla Firmicutes e Bacteroidetes. Solo il genere Blautia ha invece mostrato un’associazione negativa significativa con VFA indipendentemente dal sesso. L’associazione tra microbioma e VFA è maggiore che con BMI.

In questo articolo

Più che l’indice di massa corporea (BMI), è l’accumulo di grasso addominale (VFA) a incidere maggiormente sulla componente batterica intestinale in relazione al sesso. Tuttavia, soltanto il genere Blautia sembra essere significativamente e inversamente correlato all’accumulo di grasso corporeo sia negli uomini sia nelle donne.

È quanto dimostra lo studio di Naoki Ozato e colleghi della Hirosaki University di Aamori (Giappone), di recente pubblicazione su Biofilm and Microbiomes. 

Nonostante il ruolo del microbiota intestinale nella regolazione energetica, nel metabolismo o nell’accumulo adiposo sia stato indagato sia in vivo sia con studi clinici, i risultati sono spesso contrastanti soprattutto se considerati in base al genere. Un ridotto numero di soggetti e l’utilizzo del BMI come unico indicatore di obesità da correlare al microbiota sono tra i principali fattori limitanti la qualità degli studi disponibili.

Uomini e donne a confronto

Considerando la crescente diffusione dell’obesità e delle patologie ad essa correlate, i ricercatori giapponesi hanno voluto approfondire l’argomento investigando in un elevato numero di soggetti (n=1001, età media 51-54 anni), sia donne (n=610) sia uomini (n=349), l’associazione tra il microbiota intestinale e:

  • il VFA, altro noto fattore di rischio cardio-metabolico;
  • il BMI.

Di seguito i principali risultati ottenuti confrontando nei due generi vari parametri antropometrici (età, peso, BMI, VFA ecc.), clinici (glicemia, colesterolo ecc.), relativi alle abitudini quotidiane (fumo, esercizio fisico, medicinali, dieta ecc.) e al profilo del microbiota intestinale.

Considerando i dati antropometrici e la routine quotidiana è emerso per esempio che:

  • il 4,3% degli uomini e il 3,0% delle donne è risultato obeso (BMI ≥30);
  • per gli uomini il VFA medio è di 106,9±44,9 cm2, per le donne di 68,2±33,3 cm2
  • il 29% degli uomini e il 31% delle donne assume più di un medicinale al giorno, soprattutto per il diabete;
  • l’introito medio di fibre giornaliero non differisce significativamente tra i due sessi. Di contro, gli uomini consumano più carboidrati delle donne, ma meno grassi e proteine.

Passando poi al profilo del microbiota intestinale, rispetto agli uomini le donne hanno in generale mostrato una diversità batterica significativamente maggiore. Inoltre, uomini con minor grasso addominale hanno presentato una migliore biodiversità di quelli con un indice più elevato. L’età, l’introito di fibre, l’abitudine al fumo, all’alcol e ai medicinali non hanno invece influito su questo parametro.

Come cambia il microbiota in presenza di grasso addominale?

Suddividendo entrambi i gruppi in base sia al BMI (BMI<20; 20≤BMI<25; 25≤BMI<30; BMI≥30) sia al VFA (VFA<50, 50≤VFA<100, 100≤VFA<150; VFA≥150) si è inoltre visto come l’espressione di Firmicutes e Bacteroidetes sia relazionata al VFA più che al BMI e di come sia differente tra i sessi. Nel dettaglio:

  • donne con un BMI più elevato hanno registrato un’abbondanza significativamente maggiore di Firmicutes. Non è stata riscontrata invece nessuna associazione tra questo phylum e il BMI negli uomini;
  • uomini con il maggior VFA mostrano una minor abbondanza relativa di Firmicutes. Di contro, donne con più alto VFA risultano più ricche di Firmicutes, ma con una scarsa espressione di Bacteroidetes e Actinobacteria;
  • l’indice VFA non ha mostrato alcuna associazione sesso-dipendente con il phylum Proteobacteria
  • negli uomini, al contrario delle donne, il phylum Bacteroidetes (ma non Firmicutes) è risultato significativamente e positivamente correlato al VFA.

L’analisi è continuata considerando i 54 generi più espressi tra i 305 identificati. Tra questi spicca il genere Blautia. Di seguito i principali risultati ottenuti: 

  • 10 generi sono risultati significativamente associati con il VFA negli uomini o nelle donne;
  • Blautia e Bifidobacterium hanno dimostrato un’abbondanza relativa inferiore negli uomini con elevato VFA, valori più elevati invece per Prevotella;
  • associazione negativa tra VFA e Blautia, Bifidobacterium, Eggerthella Sutterella ed Erysipelotrichaceae incerta sedis per le donne. Associazione positiva invece con Clostridium sensu stricto, Roseburia, Ruminococcus e Megasphera;
  • tra tutti, solo per Blautia e Bifidobacterium è stata registrata un’associazione significativa e negativa con il VFA in entrambi i sessi. Tuttavia, aggiustando per i possibili fattori confondenti (fumo, alcol, dieta ecc.), solo Blautia ha mantenuto la significatività in entrambi i sessi;
  • i generi Blautia e Bifidobacterium hanno dimostrato un’associazione negativa significativa con il BMI nelle donne, ma non negli uomini.

Risultati simili sono stati ottenuti da un gruppo di controllo (n=326) dalle caratteristiche simili. Anche in questo caso, infatti, Blautia ha dimostrato un’associazione negativa significativa con il VFA anche dopo l’aggiustamento per sesso e le precedenti variabili confondenti.

In conclusione, dunque, nonostante il BMI sia stato finora l’indice più considerato quando si parla di obesità e microbiota, il grasso addominale sembrerebbe essere quello più correlato con la componente batterica. Ulteriori studi sono perciò necessari al fine di validare l’associazione Blautia-VFA qui dimostrata, oltre che per la messa a punto di nuove strategie per contrastare l’obesità agendo sul microbiota.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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