La pelle ospita una ricca comunità di microbi, la cui composizione varia notevolmente da individuo a individuo. Un recente studio ha scoperto che una specie batterica fisiologicamente presente sulla pelle produce un antibiotico in grado di contrastare la crescita di altri batteri, compresi alcuni patogeni.
I risultati, pubblicati su Science Translational Medicine, potrebbero consentire lo sviluppo di nuovi trattamenti per disturbi della pelle come la dermatite atopica e l’acne.
Microbiota della pelle
«La composizione del microbiota cutaneo varia ampiamente da individuo a individuo ed è differente anche a seconda del sito corporeo che si considera. È quindi importante capire quali fattori molecolari determinano la variabilità a livello di ceppo all’interno dei sotto-ecosistemi del microbiota cutaneo», affermano gli autori dello studio.
Staphylococcus e Cutibacterium sono tra le specie più comuni nel microbiota cutaneo dell’uomo. Precedenti studi hanno dimostrato come questi microbi competono e interagiscono tra loro e come influenzano la composizione delle comunità microbiche della pelle. Ma rimane da capire con esattezza quali siano i meccanismi che entrano in gioco.
Per rispondere a questa domanda, un gruppo di ricerca – guidato da Michael Fischbach del National Institutes of Health e Katherine Lemon del Baylor College of Medicine – ha deciso di studiare il genoma di un comune microbo cutaneo chiamato Cutibacterium acnes.
Cutimicina e Cutibacterium acnes
Il team di ricercatori ha scoperto che alcuni ceppi di C. acnes possiedono geni che codificano per una molecola la cui struttura è simile a un noto antibiotico chiamato berninamicina.
I ricercatori hanno quindi purificato questa molecola, che hanno chiamato cutimicina, e ne hanno analizzato la struttura.
Successivamente, varie specie di batteri sono state esposte alla cutimicina; dai dati ottenuti è risultato che questa molecola ha rallentato la crescita di batteri Staphyloccocus potenzialmente dannosi, ma non la crescita di C. acnes o di specie commensali correlate.
Inoltre, l’analisi dei follicoli piliferi di 16 persone ha mostrato che i follicoli che contengono batteri C. acnes che producono cutimicina presentano livelli inferiori di Staphyloccocus rispetto a quelli con gli stessi batteri che non producono però questa molecola.
Possibili terapie per dermatite atopica e acne
«I risultati ottenuti sulle funzioni della cutimicina dovrebbero facilitare le future ricerche sulle possibili applicazioni cliniche di questa molecola, o di ceppi di C. acnes che la producono, per inibire selettivamente la colonizzazione da Staphylococcus», spiegano i ricercatori.
La colonizzazione nasale da parte di S. aureus è un fattore di rischio per lo sviluppo di un’infezione invasiva e, in assenza di un efficace vaccino anti-stafilococco, è necessario identificare batteri benefici che possano essere utilizzati per produrre un microbiota nasale resistente a S. aureus.
Tali approcci potrebbero anche aiutare a prevenire o trattare disturbi della pelle come la dermatite atopica e l’acne.
Nel complesso, i risultati ottenuti suggeriscono potenziali applicazioni della cutimicina nella prevenzione o nel trattamento di malattie associate a un cambiamento nella composizione del microbiota cutaneo.