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Il microbiota intestinale influenza il recupero immunitario durante il trattamento dell’HIV

Il microbiota svolge un ruolo chiave nella risoluzione dell'infiammazione e nel recupero dell'immunità dopo il trattamento dell'HIV.
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Il microbiota intestinale influenza il recupero immunitario durante il trattamento dell’HIV

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Stato dell'arte
L’attivazione di specifiche cellule immunitarie e livelli elevati di marker infiammatori sono associati a prognosi negative nei pazienti con infezione da HIV sottoposti a terapia antiretrovirale combinata (cART). Precedenti studi hanno dimostrato che la traslocazione microbica nel sangue può causare infiammazione, ma i meccanismi sottostanti sono ancora poco chiari.
Cosa aggiunge questa ricerca
Seguendo un gruppo di pazienti con infezione da HIV per due anni dopo l’inizio della cART, i ricercatori hanno rilevato cambiamenti nei batteri che dall’intestino traslocano nel torrente circolatorio.
Conclusioni
I risultati suggeriscono che il microbiota svolge un ruolo chiave nella risoluzione dell’infiammazione e nel recupero dell’immunità dopo il trattamento dell’infezione da HIV. La messa a punto di trattamenti che abbiano il microbiota come target potrebbe aiutare a contrastare la malattia e ridurre il tasso di mortalità nei pazienti con infezione da HIV.

In questo articolo

Nonostante i progressi nel trattamento delle infezioni da HIV, la mortalità è ancora elevata nei pazienti trattati rispetto agli individui non infetti.

Di recente, un gruppo di ricercatori ha scoperto che la traslocazione microbica nel sangue dei pazienti con infezione da HIV trattati con la terapia antiretrovirale combinata (cART) provoca due “ondate” di recupero immunitario.

I risultati, pubblicati su Cell, suggeriscono che il microbiota svolge un ruolo chiave nella risoluzione dell’infiammazione e nel recupero dell’immunità dopo il trattamento dell’infezione da HIV.

La messa a punto di trattamenti che abbiano come target componenti specifici del microbiota in diverse fasi della cART potrebbe aiutare a contrastare la malattia e ridurre il tasso di mortalità nei pazienti con infezione da HIV.

Intestino, immunità e terapie anti HIV

Una maggiore attivazione di specifiche cellule immunitarie e un aumento dei livelli di marker di infiammazione sono associati allo sviluppo di patologie croniche e alla mortalità dei pazienti con infezione da HIV durante la somministrazione della terapia antiretrovirale combinata (cART).

Precedenti studi hanno dimostrato che la traslocazione microbica nel sangue può causare infiammazione e ricostituzione immunitaria nei pazienti con infezione da HIV trattati e non trattati, ma i meccanismi sottostanti rimangono poco chiari.

Un team di ricercatori guidati da Daniel Douek del National Institutes of Health statunitense ha deciso di analizzare la modalità con cui i microbi intestinali interagiscono con i componenti del sistema immunitario durante la cART.

Terapia cART e traslocazione del microbiota

I ricercatori hanno seguito 11 pazienti con infezione da HIV per due anni dopo l’inizio della cART. Al settimo giorno, i livelli di HIV nel sangue sono diminuiti in media di 100 volte e la soppressione completa del virus è stata raggiunta dopo 3-4 mesi nella maggior parte dei partecipanti allo studio.

All’inizio della terapia, tutti i pazienti, rispetto a individui non infetti, presentavano livelli elevati di marcatori immunitari, il che suggerisce un pattern di infiammazione alterato. Inoltre, fino alla fine del primo anno di terapia è stato osservato un aumento delle molecole immunitarie pro-infiammatorie, i cui livelli sono poi diminuiti entro la fine del secondo.

I ricercatori hanno quindi sequenziato frammenti di DNA e RNA presenti nel sangue dei partecipanti all’inizio della terapia con cART e dopo 3, 4, 9, 12 e 24 mesi: gli acidi nucleici microbici circolanti appartenevano principalmente ai proteobatteri ed erano associati a un aumento dell’infiammazione.

In particolare, i livelli di Proteobacteria sono risultati elevati entro il primo anno di terapia, mentre Actinobacteria, Bacteroidetes e Firmicutes sono risultati più alti a 4 e 24 mesi.

Recupero immunitario

I ricercatori hanno scoperto che il genere Serratia è il più abbondante tra i Proteobatteri. Nel corso del primo anno, un numero maggiore di cellule T CD4 è risultato associato ad alti livelli di batteri Serratia e di molecole immunitarie pro-infiammatorie, che innescano l’infiammazione e una prima ondata di ricostituzione immunitaria.

Nel secondo anno, livelli ridotti di Serratia e di molecole infiammatorie sono risultati associati alla ricostituzione immunitaria e al recupero delle cellule T CD4, che rappresenta una misura chiave dell’esito clinico della terapia.

I risultati suggeriscono che la risposta infiammatoria iniziale a Serratia porta alla differenziazione delle cellule T e alla riparazione della barriera intestinale.

Quando l’immunità viene ripristinata, la composizione del microbiota intestinale cambia, innescando la differenziazione delle cellule T. Ciò promuove un ulteriore recupero delle cellule T CD4 nel corso del secondo anno dall’inizio della cART.

Giorgia Guglielmi
Giorgia Guglielmi è una science writer freelance residente a Basilea, in Svizzera. Ha conseguito il dottorato in Biologia all’European Molecular Biology Laboratory e il Master in Science Writing al MIT.

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