Un gruppo di ricercatori ha identificato alcune varianti genetiche legate alla presenza di specifici batteri intestinali, nonché una correlazione tra alcuni microbi intestinali e la depressione, evidenziando così la possibilità che l’intricata relazione tra gli esseri umani e il loro microbiota possa avere importanti implicazioni per la salute. Lo studio è stato pubblicato su Nature Genetics.
Precedenti studi avevano già rivelato l’importanza delle interazioni ospite-microbo: per esempio, i livelli di Bifidobacterium sono stati associati a un gene coinvolto nella digestione del lattosio; inoltre, geni coinvolti nei processi immunitari e metabolici sono stati collegati alla variazione della composizione del microbiota intestinale.
Per valutare come il patrimonio genetico di un individuo e l’ambiente in cui vive possano influenzare la presenza di specifici microbi intestinali, i ricercatori guidati da Michael Inouye e Guillaume Méric del Baker Heart and Diabetes Institute hanno deciso di analizzare alcune caratteristiche dei partecipanti allo studio FINRISK, che ha lo scopo di individuare le cause delle malattie croniche nella popolazione finlandese.
Genetica, dieta e microbiota
Per 16 anni, i ricercatori hanno raccolto informazioni sul microbiota intestinale, la dieta e lo stato di salute di quasi 6000 persone che vivono in Finlandia.
I ricercatori hanno così identificato 567 varianti genetiche associate ai livelli di oltre 200 specie microbiche presenti nell’intestino.
Inoltre, sono stati individuati specifici geni in grado di influenzare la tipologia di microbi presenti nell’intestino: per esempio, le varianti di un gene coinvolto nella digestione del lattosio sono risultate associate al Bifidobacterium e ad altri microbi, ma differivano in base all’assunzione di latticini.
I livelli di Faecalicatena lactaris sono stati invece correlati a un gene che contribuisce a determinare il gruppo sanguigno, il che suggerisce un uso preferenziale degli antigeni del sangue secreti come fonte di energia nell’intestino.
I ricercatori hanno inoltre scoperto che i livelli di Enterococcus faecalis erano associati alle varianti di un gene correlato al cancro del colon-retto.
Depressione e tono dell’umore
Successivamente, il team ha osservato come specifiche varianti genetiche e determinati microbi intestinali fossero collegati a 46 malattie (12 malattie infiammatorie, 9 disturbi cardiometabolici, 13 condizioni psichiatriche, 4 malattie ossee e 8 forme tumorali).
I risultati hanno confermato che potrebbe esistere un legame tra microbi intestinali e malattie autoimmuni e infiammatorie.
I dati ottenuti hanno inoltre dimostrato che due batteri intestinali, Morganella e Klebsiella, i cui livelli, in studi precedenti, erano risultati più alti in soggetti affetti da depressione, potrebbero essere collegati a questa patologia.
In particolare, il team ha scoperto un aumento dei livelli di Morganella in 181 partecipanti allo studio che nel corso della vita hanno sviluppato la depressione.
Conclusioni
«In conclusione, i nostri risultati evidenziano come l’asse intestino-cervello possa influenzare lo stato di salute degli esseri umani. Ulteriori studi meccanicistici saranno necessari per interpretare ulteriormente i dati ottenuti», concludono i ricercatori.