Tra i fattori che possono portare allo sviluppo di obesità infantile ci sono sia il rapporto tra Firmicutes e Bacteroidetes, all’interno del microbiota intestinale, sia l’assenza di batteri produttori di acidi grassi a catena corta.
Lo afferma una recente ricerca che fa parte di uno studio più ampio, chiamato BIBO (Basale Invloeden op de Baby Ontwikkeling), che ha considerato ed esaminato per 14 anni 193 coppie madre-figlio sani di origine olandese. Di questi, 160 ragazzi, inizialmente arruolati, sono stati coinvolti in questo studio all’età di 12 anni. Lo studio è stato pubblicata da un gruppo olandese sulla rivista Scientific Reports.
Obesità infantile, un’emergenza globale
La prevalenza a livello globale dell’obesità infantile sta raggiungendo proporzioni considerevoli, soprattutto per le sue conseguenze a breve e a lungo termine: aumento del rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche e comorbilità di tipo psicologico nell’adolescenza e nell’età adulta.
Lo stile di vita e la dieta sono stati identificati come fattori associati ai cambiamenti di peso; ciò nonostante, fattori biologici, comportamentali e ambientali, così come le loro interazioni, possono contribuire allo sviluppo di obesità.
Uno di questi fattori è sicuramente il microbiota intestinale, ovvero l’insieme della comunità microbica residente nell’intestino, che gioca un ruolo essenziale in molti aspetti della fisiologia come l’omeostasi energetica, la circolazione sanguigna e il sistema immunitario.
Alcuni studi recenti effettuati sia su topi sia su umani obesi hanno mostrato un aumento dell’abbondanza relativa del phylum Firmicutes rispetto a quello del phylum Bacteroidetes che, al contrario, parrebbe collegato alla perdita di peso.
Inoltre, l’aumento del rapporto Firmicutes/Bacteroidetes (F/B) e i cambiamenti nella composizione corporea a livello di macromolecole strutturali, rifletterebbero un aumento della capacità endogena di fermentare i polisaccaridi introdotti con la dieta in acidi grassi a catena corta, come butirrato, propionato ed acetato, utili nel regolare il funzionamento della barriera intestinale e l’appetito.
Va sottolineato che il phylum Firmicutes induce l’attivazione di batteri in grado di produrre SCFA, i quali forniscono circa il 10% dell’energia della dieta.
In questo contesto, uno studio aveva evidenziato un’associazione positiva tra obesità e concentrazioni plasmatiche di SCFA, in particolare butirrato, propionato ed acetato.
I risultati dello studio olandese
Nei soggetti coinvolti nello studio, ovvero 160 ragazzi dalla nascita fino ai 12 anni, sono state investigate la relazione tra zBMI ed il rapporto F/B e produttori di SCFA a diversi time points.
Contrariamente all’ipotesi iniziale, si è evidenziata solo una debole associazione statistica tra zBMI e F/B ratio o produttori di SCFA che, comunque, applicando le adeguate correzioni statistiche, non raggiunge la significatività.
Analisi esplorative hanno rivelato che l’abbondanza relativa di Firmicutes e Bacteroidetes è indipendentemente e negativamente associata allo zBMI dall’infanzia fino ai 12 anni; evidenza che suggerisce una generale correlazione negativa tra Firmicutes e Bacteroidetes, ricchezza e varietà microbica e BMI nei primi 12 anni d’età.
Ulteriori approfondimenti sui microrganismi in grado di produrre SCFA hanno mostrato che i generi Subdoligranulum e Alistipes sono negativamente associati a zBMI nella fanciullezza, ma non nell’infanzia.
Conclusioni
I dati qui ottenuti suggeriscono in modo non definitivo che possa sussistere una debole relazione tra il rapporto F/B ed il BMI nell’infanzia e nella fanciullezza e tra i batteri produttori di SCFA e lo stesso BMI.