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Nuove terapie per le IBD: risultati incoraggianti da cocktail di fagi

I risultati di un recente studio suggeriscono che i fagi possono essere usati per trattare le IBD e altre malattie associate ai microbi intestinali.
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Nuove terapie per le IBD: risultati incoraggianti da cocktail di fagi

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Stato dell'arte
Sebbene la causa delle malattie infiammatorie intestinali, IBD, sia ancora poco chiara, il microbiota intestinale potrebbe svolgere un ruolo importante. Tuttavia, le terapie antibiotiche non sono un’opzione praticabile, poiché gli antibiotici uccidono anche i batteri intestinali utili e danno origine a microbi resistenti.
Cosa aggiunge questa ricerca
I ricercatori hanno analizzato il microbiota intestinale di oltre 500 persone con IBD e lo hanno confrontato con quello di persone sane. I soggetti con IBD tendevano ad avere alti livelli intestinali di ceppi specifici di Klebsiella pneumoniae, specialmente in caso di riacutizzazioni della malattia. Il trapianto di questi ceppi batterici nei topi ha provocato una grave infiammazione intestinale. I ricercatori hanno identificato una combinazione di batteriofagi in grado di uccidere i ceppi di Klebsiella senza danneggiare i batteri intestinali “buoni”. Il cocktail di fagi ha inoltre ridotto l’infiammazione e il danno tissutale nei topi. Un piccolo studio su persone sane ha mostrato che i fagi sono risultati sicuri, ben tollerati e attivi in ​​tutto il tratto gastrointestinale.
Conclusioni
I risultati suggeriscono che i fagi possono essere usati per trattare le IBD e altre malattie associate ai microbi intestinali.

In questo articolo

A più di 3 milioni di adulti negli Stati Uniti è stata diagnosticata una malattia infiammatoria intestinale, o IBD. Di recente, un gruppo di ricercatori ha scoperto che una specifica combinazione di batteriofagi può alleviare i sintomi delle IBD nei topi. La terapia è risultata sicura e ben tollerata anche nei primi studi sull’uomo.

«I risultati, pubblicati su Cell, suggeriscono che i fagi possono essere usati per trattare non solo le IBD, ma anche altre malattie in cui il microbioma intestinale svolge un ruolo, tra cui obesità, diabete, cancro, malattie neurodegenerative ecc.», afferma l’autore senior Eran Elinav, del Weizmann Institute of Science.

Sebbene la causa delle IBD non sia ancora chiara, precedenti studi hanno dimostrato un’associazione con i batteri intestinali. 

Tuttavia, le terapie antibiotiche non sono un’opzione praticabile per il trattamento delle IBD, poiché gli antibiotici uccidono anche i batteri intestinali “buoni” e danno origine a batteri resistenti agli antibiotici.

Per questo, Eran Elinav e i suoi colleghi hanno deciso di utilizzare i fagi, anche se questo tipo di trattamento è ostacolato dal fatto che i batteri diventano rapidamente resistenti, eludendo l’attacco dei virus.

“Colpire” i ceppi di Klebsiella pneumoniae

Per identificare i batteri che possono contribuire alIe IBD, il team di Eran Elinav ha raccolto campioni di feci da 537 persone con questi disturbi provenienti da Francia, Israele, Stati Uniti e Germania. Quindi, hanno caratterizzato i batteri presenti nel microbiota intestinale e li hanno confrontati con quelli di persone sane.

Dai risultati ottenuti è emerso che circa il 40% dei soggetti con IBD aveva livelli intestinali elevati di ceppi specifici di Klebsiella pneumoniae, specialmente in caso di riacutizzazione della malattia. Il trapianto di questi ceppi batterici nei topi ha provocato una grave infiammazione intestinale.

Successivamente, il team ha individuato 41 fagi in grado di uccidere i ceppi di Klebsiella che contribuiscono allo sviluppo delle IBD nei topi.

Batteriofagi, terapie di precisione

I ricercatori hanno testato varie combinazioni di fagi per trovare quella più efficace nell’impedire la crescita batterica nei topi infettati dai ceppi di Klebsiella

Ciascuno dei fagi utilizza un meccanismo diverso per attaccare e uccidere i batteri, rendendo quindi improbabile l’emergere di una resistenza.

Il team ha individuato una combinazione di cinque fagi efficace in vitro, e l’ha quindi testata nei topi, nei quali è risultata in grado di sopprimere i ceppi di Klebsiella, senza danneggiare i batteri intestinali “buoni”, e di ridurre l’infiammazione e il danno tissutale, alleviando i sintomi delle IBD.

Conclusioni

Un piccolo studio su persone sane ha mostrato che i fagi sono sicuri, ben tollerati e attivi in ​​tutto il tratto gastrointestinale, e potrebbero quindi essere utilizzati per trattare le IBD nell’uomo.

Il team di Eran Elinav sta lavorando per identificare altri batteri che potrebbero essere presi di mira con una terapia combinata di fagi. «Quello che immaginiamo è una pipeline medica di precisione», afferma Eran Elinav. «In questo modo potremmo caratterizzare i batteri patogeni specifici per ogni paziente e mettere a punto per ognuno una terapia fagica personalizzata».

Giorgia Guglielmi
Giorgia Guglielmi è una science writer freelance residente a Basilea, in Svizzera. Ha conseguito il dottorato in Biologia all’European Molecular Biology Laboratory e il Master in Science Writing al MIT.

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